Monday, February 29, 2016

You are my Shining Star - capitolo 36


36.
I REMEMBER YOU'RE THE REASON I HAVE TO STAY



Il primo rumore che Vivien sentì quando riprese conoscenza fu il bip del cardiogramma. Regolare, tranquillo. Le prime sensazioni furono un dolore alla testa, un senso di pesantezza generale, e una mano che stringeva la sua.
“Ouch!” imprecò, cercando di mettersi a sedere e guardarsi attorno, ma la testa le faceva veramente male, e persino aprire gli occhi le stava costando un’immensa fatica.
“Non provarci nemmeno a fare sforzi.”
Una voce che conosceva molto bene le arrivò alle orecchie. Non riusciva ancora a mettere a fuoco quello che la circondava, ma non aveva bisogno di quello per sapere che Naomi era lì con lei, ed era la persona che le stava stringendo la mano.
“Ti senti meglio?”
Ancora disorientata, Vivien non riuscì a fare altro se non annuire. Non poteva dire, onestamente, di sentirsi meglio, perché non sapeva come si era sentita prima. Non ricordava assolutamente nulla di ciò che era successo e del motivo per cui si trovasse in un ospedale, perché era chiaro ormai che fosse quello il posto dove si trovasse. Il rumore dei monitor, i fili collegati alla sua mano e l’abbondanza di colore bianco erano chiari segni.
Avrebbe voluto chiedere a Naomi perché era lì, ma non fece in tempo. Una furia in miniatura saltò su dalla poltrona dove stava dormicchiando e si lanciò sul letto, quasi travolgendola.
“Mamma!” esclamò la furia, che poi altro non era che un bambino che avrà avuto all’incirca quattro anni, con dei selvaggi riccioli castani e grandi occhi azzurri. “Mamma, sei sveglia!”
Naomi alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, avvicinandosi al letto e sedendosi affianco a Vivien. “Ade, la mamma deve riposare, lo sai,” disse, passando una mano tra i riccoli del bambino. “Perché non vai un po’ fuori con tuo fratello e i nonni? Dovrebbero essere qui tra un attimo. Potreste andare a fare un giro al parco, magari.”
Il bambino scosse la testa vigorosamente. “No, voglio stare con la mamma!”
C’era qualcosa che non andava. Prima di tutto, quella non era Naomi. O meglio, lo era, non c’erano dubbi a riguardo, ma aveva almeno vent’anni in più di quanti poteva avere. E poi, chi diavolo era quel bambino che l’aveva chiamata mamma? Non poteva essere suo figlio, lei aveva solo diciassette anni, e sicuramente era sempre stata molto attenta a non rimanere incinta, perché l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era diventare una adolescente con un bambino.
Cosa diavolo stava succedendo?