Wednesday, September 30, 2020

So it goes - Capitolo 29

 

29.
When I get you alone it's so simple

 

 

La vibrazione del mio telefono mi sveglia nel bel mezzo di una figata di sogno fantascientifico. Ne ho parecchi di quelli, così tanti che a volte mi chiedo se forse sia il caso darsi una calmata con i film e le serie tv. di fantascienza. La risposta a quella domanda, solitamente, è un bel no.
Mi ci vuole un po’ a realizzare che quel ronzio che sento non arriva da una navicella spaziale che sta per saltare in aria, ma dal mio telefono, quindi non riesco a prendere la chiamata in tempo, ma prendo in mano il cellulare il momento che mi arriva un messaggio di Jean.
- Dove cazzo sei? -
Merda! Ho dimenticato di scriverle che avrei passato la notte fuori, più che altro perché non sono riuscita a inventarmi una scusa credibile che non fosse “sto facendo del sesso zozzo e spinto con la Stronza Tribrida, quindi non aspettarmi alzata, ok?”, e ora è probabilmente preoccupatissima, perché non mi ha trovata a casa. Sono un’idiota.
Ci sono anche sei chiamate perse, tutte che arrivano dalla mia migliore amica, il che mi fa sentire ancora peggio per non averle detto dove sono, o per lo meno che non sarei tornata per la notte. Non ho neanche il tempo di rispondere che mi arriva un altro messaggio.
- Ti prego, dimmi che sei viva e non sei stata rapita. Per favore. -
Digito velocemente che sto bene, mi sono solo dimenticata di avvisarla che avrei passato la notte fuori. Ho il tempo che mi ci vuole per tornare a casa per tirare fuori una scusa decente e credibile.
- Che hai combinato? Non importa, me lo dirai dopo. Quando torni? Dobbiamo parlare. -
Grugnisco e mi copro le mani con gli occhi. Non voglio alzarmi, e sono un filo preoccupata per l’argomento della mia imminente conversazione con Jean. E se mi volesse chiedere perché mi sto comportando in modo tanto sospettoso ultimamente, stando fuori fino a tardi o tutta la notte senza confidarmi con lei? Di solito ci diciamo tutto, quindi lo so che il mio comportamento non è normale. Solo… non riesco a convincermi a dirle la verità. Non ora per lo meno.

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Monday, September 28, 2020

Reese Girls - Prologo

PROLOGO

 

 

Londra, Regno Unito - Novembre 1997

 

Il sudore scese sulla sua fronte mentre sentiva un’altra contrazione avvicinarsi. Vivien strinse la mano di sua nonna il più forte possibile, sperando, pregando che finisse tutto in fretta. Mentalmente si prese a calci per aver rifiutato qualunque tipo di antidolorifico - stronza testarda, pensò, l’epidurale non ti avrebbe fatto ripiombare nella tua abitudine di abusare della droga - ma ormai era troppo tardi. Tutto ciò che poteva fare era sopportare, spingere quando le veniva detto di farlo, e aspettare che il momento passasse.
Poteva farcela, era forte. Poteva decisamente farcela.
“Non posso farcela!” piagnucolò, attirando sua nonna più vicina a sé. “Non posso farcela, nonna. Ti prego, fallo smettere.”
“Va tutto bene, tesoro, andrà tutto bene. È quasi finita ora, presto avrai il tuo bambino tra le braccia,” nonna Hazel cercò di rassicurare la nipote, passando delicatamente un panno tiepido sulla fronte della ragazza.
“Non posso farcela neanche per quello,” Vivien pianse. “Non sono una madre, sono solo una ragazzina. Non posso… penso di aver fatto un errore, nonna. Pensi che abbia fatto un errore?”
Hazel mise la mano sulla guancia della nipote, facendola voltare e guardarla negli occhi, sperando che Vivien rimanesse lucida abbastanza a lungo tra le contrazioni per capire quello che stava per dirle.
“Ascoltami, Principessa. Tu puoi essere qualunque cosa tu voglia essere. Se vuoi essere una madre, allora lo sarai. Ma se non vuoi farlo, se lo stai facendo solo per provare che sei diversa dalla donna che ti ha messa al mondo, allora non farlo. Non portare a casa questo bambino, dallo in adozione così che possa trovare una famiglia amorevole, una donna che è pronta a essere sua mamma. O, se vuoi, posso crescere questo bambino per te, come ho fatto con te quando tuo padre ti ha portata a casa. Sta a te, tesoro, sappi solo che nessuno penserà male di te se decidi di rinunciare a questo bambino, nessuno ti paragonerà a Linda. È chiaro?”
Vivien annuì, gli occhi pieni di lacrime. Non sapeva cosa voleva. Aveva solo sedici anni, come poteva prendere una decisione così importante?

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Sunday, September 27, 2020

Tessellate - Capitolo 18

 

18.
WHAT ONCE WAS OURS IS NO ONE'S NOW

 

 

La vita andò avanti. I primi giorni furono i più difficili della vita non solo di Dianna ed Elise, ma anche di Tory; poi, piano piano, trovarono un nuovo ritmo e una nuova routine, e la situazione iniziò a migliorare leggermente.
Tory non piangeva più tutte le sere prima di andare a letto perché le mancavano le storie di zia Vi, e nel giro di un mesetto succedeva ormai solo un paio di volte a settimana. Ogni volta che la bambina menzionava Vivien, il volto di Elise si irrigidiva, e spesso lasciava la stanza senza proferire parola. Dianna, d’altro canto, sentiva il cuore spezzarsi sempre di più e cercava di cambiare argomento senza ferire troppo la piccola. Aveva fatto collezione di lavoretti che Tory aveva svolto all’asilo e aveva portato a casa, dichiarando di volerli spedire a zia Vi. La donna non sapeva come dirle che non aveva la più pallida idea di dove Vivien fosse, così li aveva semplicemente raccolti in una scatola, lasciando Tory intendere che erano stati recapitati alla destinataria.
Dianna viveva la sua vita con un costante dolore al petto, ma almeno non sentiva più il bisogno costante di urlare. Elise si era leggermente ripresa, nonostante assomigliasse ancora più a un automa che a una persona e sembrava aver perso tutta la sua gioia di vivere, o persino la voglia.
Alcuni giorni erano più duri degli altri. C’erano mattine in cui Elise faticava anche solo a trascinarsi fuori dal letto e funzionare come un normale essere umano, e in quei giorni Dianna doveva trovare una spiegazione da dare a Tory del perché la sua mamma non volesse giocare con lei, o non potesse prepararle la colazione, o non parlasse. Allo stesso tempo, c’erano giorni in cui era Dianna a crollare, a piangere seduta sul pavimento del bagno o in cucina, e quando Tory la trovava correva da Elise, e Elise doveva inventarsi qualche scusa plausibile. Se solo Tory fosse stata un pochino più grande e quindi avesse potuto capire, o più piccola così da non accorgersi che la sua famiglia era un gran casino, che erano tutti a pezzi, sarebbe stato più facile. Ma Tory aveva due anni e mezzo, e non si potevano fare grossi discorsi con lei, e al tempo stesso era abbastanza sveglia da accorgersi delle piccole cose. Rendeva tutto molto più difficile.
Dianna ed Elise si erano trasferite nella vecchia camera da letto di quest’ultima. La stanza padronale era rimasta chiusa dal giorno in cui Vivien se n’era andata, e i vestiti che la rossa aveva lasciato erano rimasti nel guardaroba, in un armadio che non veniva mai aperto. L’unica cosa appartenente all’inglese che una di loro osava toccare era l’Aston Martin, che Dianna saltuariamente accendeva e faceva rombare il motore nel vialetto giusto per non rischiare che la batteria si scaricasse. Era una macchina meravigliosa, ed era un peccato che non venisse usata, ma né lei né Elise aveva trovato il coraggio di portarla in giro. Era ancora troppo presto.
Era come vivere in un limbo, entrambe ancora troppo sconvolte per andare avanti nella loro vita senza Vivien, ma non così ingenue da credere che la rossa sarebbe tornata e che la loro vita sarebbe ripresa da dove l’avevano lasciata. Forse erano in attesa di un cambiamento che non sarebbe mai arrivato, o forse dovevano ancora aggiustarsi a quella nuova realtà, ma nessuna delle due sapeva esattamente come fare o persino da dove iniziare. Non avevano neanche mai definito quale fosse la loro relazione ora che erano in due e non in tre. Continuavano a vivere insieme, a dormire nello stesso letto, a crescere Tory insieme, ma erano settimane che non condividevano momenti di intimità, neanche un bacio, il che le faceva somigliare molto più a due coinquiline che a una coppia vera e propria. E poi, erano davvero in grado di essere una coppia, o senza Vivien, senza il collante che le aveva unite, erano solo destinate a sfaldarsi? Ogni tanto Dianna si poneva queste domande, e un paio di volte aveva anche preso in considerazione l’idea di parlarne con Elise, ma ci aveva rinunciato quando si era resa conto che la bionda in quel momento non era sicuramente in grado di portare avanti nemmeno una conversazione su quale fosse il loro stato, figurarsi una vera e propria relazione.

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Saturday, September 26, 2020

So it goes - Capitolo 28

 

28.
She loves control

 

 

Per essere qualcuno che ha affermato di non amare il sesso in macchina solo poche settimane fa, sto decisamente facendone un sacco. A essere sincera, sta quasi iniziando a piacermi. Non che abbia altra scelta, visto che sia il mio appartamento sia quello di Rory sono off-limit la maggior parte del tempo, col fatto che abbiamo entrambe delle coinquiline.
Rory non ha mentito,  è davvero molto flessibile, il che rende i nostri incontri in macchina possibili e persino piacevoli. Decisamente piacevoli.
È l’inizio di marzo, e ormai facciamo sesso quasi tutti giorni, e non sarò certo io a lamentarmi di quando e dove  avviene, anche se faccio tesoro delle volte che siamo a letto, quando mi posso prendere tutto il tempo che voglio e farla venire tre o quattro volte di seguito
Il primo venerdì di marzo io e Rory iniziamo entrambe a lavorare a metà pomeriggio, quindi ci incontriamo in tarda mattinata per una quasi-sveltina in macchina e poi il programma è di pranzare insieme e andare a scuola. Come spesso avviene, la nostra quasi-sveltina diventa molto più lunga di quanto avessimo pianificato, quindi all’ora di pranzo siamo ancora mezze nude e dobbiamo sbrigarci a trovare qualcosa da mangiare e arrivare a scuola in temo
“Possi chiederti una cosa?”dice Rory mentre l’aiuto a riallacciarsi il reggiseno - davvero non è in grado di metterselo su in modo normale, deve sempre allacciarlo prima e infilarlo come una maglietta. Trovo la cosa estremamente adorabile, ma in realtà sono tante le cose che Rory fa e che io trovo adorabile in questi giorni.
“Se nel frattempo possiamo rivestirci e partire, certamente,” rispondo.
“Ovvio. È solo che… mi stavo chiedendo perché ti piaccio. Voglio dire, non sono per niente il tuo tipo. A te piace Karlie Kloss, e anche Lilian è così: ha quel tipo di bellezza algida, capelli rossi, occhi verdi, pelle molto chiara. Io ho i capelli neri, occhi castani, e sono molto scura. Non sono per nulla il tuo tipo e non capisco perché sei attratta da me.”
Beh, tra tutte le cose che avrebbe potuto chiedermi, non mi sarei mai aspettata questa.

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Wednesday, September 23, 2020

So it goes - Capitolo 27

 

27.
This path is reckless

 

 

Rory sbatte la mano sulla scrivania per attirare l’attenzione dello studente, e fa sussultare tutte le persone nelle vicinanze. Sussulterei anche io se non fossi così arrapata
“Stai almeno prestando attenzione a quello che sto dicendo?” sgrida il ragazzo di fronte a lei. “Non hai mai fatto i compiti, quindi non dovresti sorprenderti di aver preso 4 nel test di prova.”
Lo studente borbotta qualcosa che non riesco a sentire da dove sono seduta, ma riesco chiaramente a vedere una sorta di fuoco pieno di rabbia negli occhi castani di Rory.
“Beh, è un peccato, perché sai cosa? Io l’IELTS l’ho passato,” indica uno dei certificati che ha appeso al muro - la certificazione IELTS, per l’appunto, con un punteggio di 8.5 su 9. Solo i madrelingua riescono a prendere 9 in quel test. “Ora se non vuoi fallire miseramente il mese prossimo quando avrai il vero test, ti conviene iniziare ad ascoltarmi e a fare qualcosa a casa. Capito? Ora torna al lavoro.”
Se non fossimo in una scuola piena di persone probabilmente la sbatterei su quella stessa scrivania dove ha appena battuto la mano e la scoperei fino a farle perdere i sensi. La versione autoritaria di Rory è la mia Rory preferita senza dubbio
Jean, che è appena arrivata a scuola, entra nella mia classe per salutarmi e lancia uno sguardo a Rory.
“Vedo che è in piena modalità Stronza Tribrida.”
Scrollo le spalle. “Ha ragione. Sto tizio non sta facendo il minimo sforzo per questa preparazione, eppure continua a lagnarsi che non vede il miglioramento. Anche io gli urlerei dietro se fosse un mio studente.”
“Uno di quelli, eh?” sospira, probabilmente pensando a tutti gli altri studenti come quello che abbiamo avuto nella nostra carriera e a tutti quelli che sicuramente verranno. “Hey, ti va di andare a mangiare sushi stasera, solo io e te? È una vita che non andiamo, e lo so che è perché sto passando un sacco di tempo con Nataniel, quindi…”
“Sì, mi piacerebbe molto.”

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Tuesday, September 22, 2020

Clean - Epilogo

EPILOGO


 

“Karlie, cosa stai facendo con il mio computer?
La tua ragazza trasalisce quando entri nella stanza e la becchi con il tuo portatile, facendo dio solo sa cosa. Si affretta a ridurre le pagine a icona in modo che tu non possa vedere su cosa stava lavorando, ma non è molto discreta e quindi è ovvio che fosse qualcosa di losco.
“Chi, io? Niente, assolutamente niente!” finge nonchalance.
“Kar, ti prego, dimmi che non stavi sperimentando qualche assurdo codice che mi farà esplodere il portatile solo perché non vuoi imputtanare il tuo!” sospiri drammaticamente. Non sarebbe la prima volta che usa il tuo computer per fare pratica.
“No, io…”
“Ok,” il rimorso nella sua voce ti preoccupa, quindi ora vuoi davvero sapere cosa sta succedendo. “Cosa stavi facendo?”
Sospira e clicca sulla finestra del browser per mostrartelo.
“Stavo cercando di bloccare alcuni siti in modo che tu non potessi leggere le recensioni del tuo nuovo album.”
“Oh.”

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Sunday, September 20, 2020

Tessellate - Capitolo 17

 

17.
THE END OF LOVE

 

 

Non appena entrarono in casa Elise e Dianna notarono subito la busta sul tavolino, e la brunetta sentì un brivido scenderle lungo la schiena. Aveva un bruttissimo presentimento, una sensazione che la accompagnava dalla sera prima quando Vivien era uscita a cena con Kirsten ed era tornata che loro erano già addormentate, e invece di infilarsi nel letto con loro aveva dormito in quella che una volta era la camera di Elise. Si era poi rafforzata quando, quella mattina, l’inglese aveva dichiarato di avere delle faccende da sbrigare in casa e non era andata al supermercato con loro. E ora quella busta, con i loro due nomi scritti con la grafia un po’ disordinata di Vivien. C’era definitivamente qualcosa che non andava.
Lessero la lettera stando in piedi all’ingresso, e mano a mano che le parole scorrevano Dianna sentì le lacrime iniziare a riempirle gli occhi e scenderle sulle guance. Notò che la mano di Elise, che stava reggendo il foglio, stava tremando come se fosse scossa da brividi di freddo, così le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé.
Vivien se n’era andata. Le aveva lasciate.
Dianna non riusciva a credere che stesse succedendo. La lettera di Vivien non aveva senso per lei, perché l’inglese forse sarà anche stata un po’ incasinata, ma sicuramente non era tutte quelle cose che di cui si autoaccusava. Era stata per lei una ragazza meravigliosa, e sicuramente era lo stesso per Elise, e una mamma straordinaria per Tory. Come poteva averle piantate in asso così, giustificandosi dietro a un atto di amore e altruismo, quando la realtà era che aveva distrutto quella famiglia che avevano faticato tanto per mettere insieme e per trovarvi un equilibrio, una famiglia che solo ora stavano iniziando a godersi veramente?
Si voltò verso Elise e ciò che vide la terrorizzò. La bionda era come congelata sul posto, gli occhi fissi davanti a sé che non tradivano alcuna emozione - erano semplicemente vuoti. E tremava. Tremava tantissimo.
“El?” le sussurrò, ma non ricevette risposta. “Elise?”
Le gambe di Elise sembrarono cedere improvvisamente, e la donna si accasciò a terra, stringendo la lettera tra le mani così tanto da accartocciarla, il corpo ancora scosso dai tremori.
“El, ti prego, respira,” Dianna si affrettò ad accovacciarsi sul pavimento vicino all’altra donna e ad accarezzarle la schiena, temendo di stare per assistere a un attacco di panico da parte della bionda. Il che sarebbe stato un bel casino, perché in passato era stata Elise a calmare gli attacchi di panico di Dianna, non viceversa, e la brunetta non aveva la più pallida idea di dove cominciare. Fortunatamente, però, si era sbagliata. Elise stava respirando normalmente, e il battito del suo cuore era regolare. Solo sembrava l’avessero completamente svuotata, come se quella lettera le avesse succhiato via tutta l’anima e ora fosse rimasto solo un tremolante guscio vuoto che fissava il nulla con occhi vacui.

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Saturday, September 19, 2020

So it goes - Capitolo 26

 

26.
The altar is my hips

 

 

Ci mettiamo una buona mezz’ora per scegliere che film guardare, visto che abbiamo gusti molto diversi, e poi riusciamo a malapena a finire i titoli di testa prima di iniziare a baciarci. Non dovrebbe essere una sorpresa - è quello che abbiamo fatto le ultime volte che siamo rimaste sole, e io sono una malata di sesso, dopotutto - eppure lo è. Mi ricordo quella sera a Madrid quando Rory mi ha confidato di non essere una persona molto sessuale, quindi sono effettivamente sorpresa che reagisca così bene al mio tocco, o che lo desideri. E invece è così, non ci sono dubbi. Il modo in cui si muove tra le mie braccia mentre ci baciamo mi fa capire che vuole di più, e questa volta siamo finalmente in un letto e posso prendermi il mio tempo per esplorare e godermi il suo corpo e la sensazione che quel corpo mi dà. Questa volta posso finalmente scoparla così bene che probabilmente si dimenticherà che c’è stato un tempo in cui pensava di poter vivere senza sesso.
Inizio a spogliarla lentamente, e sento che la sua reazione cambia, come se all’improvviso si sentisse molto a disagio. Mi blocco.
“Hai cambiato idea?” le chiedo guardandola negli occhi. “Possiamo fermarci, se vuoi.”
Scuote la testa e si morde il labbro inferiore come se si vergognasse di qualcosa.
“Non voglio fermarci. È solo che… questa è la prima volta che mi vedrai nuda. Che mi vedrai veramente. E io non sono…”
“Non sei cosa? Non sei pronta?”
Scuote la testa di nuovo. “Non sono magra.”
Non rispondo, mi chino per baciarla il più lentamente e sensualmente possibile, cercando di trasmetterle tutto il mio desiderio in quel bacio.

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Wednesday, September 16, 2020

So it goes - Capitolo 25

 

25.
Didin't want any promises, just my undivided honesty

 

 

- Jean è a casa oggi? -
Sto fissando il cellulare da cinque minuti, incredula e sorpresa perché l’ultima cosa che mi sarei aspettata quando il telefono è squillato era di ricevere un messaggio da Rory che mi chiede se Jean è o non è a casa oggi. Non so perché voglia saperlo, e sinceramente mi fa un po’ paura.
La notte scorsa sembra già un ricordo lontano, ora che mi sono fatta una doccia e ho lavato via il suo profumo dal mio corpo. Ho passato tutta la mattina a chiedermi se settimana scorsa è stata un sogno, e sono stata molto vicina al chiamare Rory solo per essere sicura che sia successa veramente, ma non l’ho fatto. Ha detto “prima o poi” e questa volta sono determinata a rispettare il suo bisogno di spazio.
Forse sono solo sconvolta che le ci siano volute solo meno di ventiquattro ore per far succedere quel “prima o poi”.
- È via per il weekend con il suo ragazzo. Perché? -
Picchietto con le unghie sullo schermo del telefono mentre aspetto la sua risposta. Invece suona il citofono. Quasi mi prende un colpo perché… ok, no, non può essere Rory, vero? Sarebbe assurdo.
“Sì?” chiedo prima di ricordarmi che il nostro citofono è rotto e non riesco a sentire l’altra persona. Mi chiedo quando smetterò di dimenticarmene. “Non importa, vieni su, quarto piano.”
Non dovrei essere così scioccata quando vedo il volto di Rory dallo spioncino, eppure lo sono. Apro la porta e provo a sembrare il più disinvolto possibile, anche se la mia mente è un uragano di domande e di emozioni.
“Hey,” la saluto e lei mi rivolge un sorriso timido che diventa subito smagliante quando vede qualcosa sul pavimento vicino a me. Qualcuno, Sirius nello specifico.

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Clean - Capitolo 20

20.
ALL OUR PIECES FALL RIGHT INTO PLACE


 

Sette anni fa.

 

“Taylor? Sei qui? Grant ha detto che stavi… woah!”
Emily apre la porta della tua camera d’albergo e dal suo sguardo stupito è evidente che non si sarebbe mai aspettata quello che ha trovato di fronte a sé.
La stanza è illuminata solo da decine e decine di candele, e tu sei seduta su un cuscino sul pavimento, chitarra in mano, aspettando lei.
“Stai cercando di dare fuoco all’albergo?” scherza, ma è chiaro che sia nervosa, perché tutta la situazione sembra un pezzo di una qualche commedia romantica e lei ha affermato in maniera parecchio definitiva che non potrà mai succedere nulla tra di voi. Tu speri che questo non la metta troppo a disagio, perché è l’ultima cosa che vuoi. Hai solo bisogno di questo momento per esprimere i tuoi sentimenti per lei, anche se non andranno mai da nessuna parte.
“No, non è quello. Puoi chiudere la porta e venire qui? C’è qualcosa che devo dirti… beh, più o meno… io… devo mostrarti qualcosa… circa…”
“Taylor, respira!” ride, poi chiude la porta e si siede sul cuscino che hai posizionato di fronte a te. “Che c’è?”
“Ho scritto una canzone.”
“Bene! E?”
Puoi capire da dove arrivi la sua domanda: tu scrivi canzoni in continuazione. Non ti fermi mai. È come se la tua mente non riuscisse a smettere di creare nuovi testi e nuove melodie, e hai già abbastanza materiale da poter riempire almeno sei album. Quindi sì, il fatto che tu abbia scritto una canzone non è esattamente una notizia sconvolgente, ma il tema della canzone… beh, quella è tutta un’altra storia.
“È per te.”
“Oh.”
“Già…”

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Sunday, September 13, 2020

Tessellate - Capitolo 16

 

16.
YOU COULDN'T HAVE LOVED ME BETTER

 

 

“Mie amate Dianna ed Elise,
so che questa lettera arriverà come un fulmine a ciel sereno, e mi dispiace, mi dispiace di aver ancora una volta rovinato tutto, mi dispiace di avervi ferite. Non è mai stata mia intenzione farlo, eppure sembra di non aver fatto altro per tutti questi anni. Forse questa sarà finalmente l’ultima volta.
Immagino abbiate già capito che me ne sono andata. Non è stata una decisione semplice da prendere, e vi prego di credermi quando vi dico che non l’ho fatto a cuor leggero, e che, nonostante la mia comprovata esperienza, per una volta in vita mia non sto scappando. Non esattamente.
Questi ultimi mesi con voi sono stati i più felici della mia vita. Non avrei mai creduto di potermi sentire così in pace, così completa. Avevo ragione: senza di voi ero solo una bellissima lampada da decorazione, e siete voi due - elettricità e lampadina - che mi avete fatta funzionare. Credo che ora, lontana da voi, non funzionerò mai più, ma va bene così, è il prezzo che devo pagare per la vostra felicità. Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Questi mesi con voi sono stati tutto quello che non sapevo neanche di desiderare, ma che ho sempre anelato.
Noi tre insieme siamo un capolavoro.

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Saturday, September 12, 2020

So it goes - Capitolo 24

24.
When the light hits your eyes, it's telling me I'm right

 

 

“So, what happened to Mr Donovan in the video you watched?”
Chiedo un breve riassunto del video che la studentessa ha guardato, articolando ogni singola parola - ogni singola lettera in realtà - così tanto che la mia mascella inizia a fare male, poi bevo un sorso d’acqua dalla mia bottiglia. La signora dovrebbe dirmi che il povero signor Donovan ha avuto un infarto mentre era al ristorante.
“Mr Donovan was at the restaurant.” E fin qui, tutto bene. “He had a… he had a pancake in heart.”
Per un momento mi dimentico dove sono e con chi sto parlando e sto per sputare l’acqua che ho in bocca sul computer, la scrivania, e la signora di fronte a me, e scoppiare a ridere, perché la studentessa ha appena affermato che il signor Donovan aveva un pancake nel cuore. Probabilmente stava cercando di usare una delle parole per dolore - pain o ache - e le ha mischiate tirando fuori così una delle cazzate più divertenti che io abbia mai sentito dire in una lezione. Cerco di rimanere professionale, quindi mi trattengo e mantengo un’espressione neutrale, ma dentro di me sto ridacchiando come una bambina di cinque anni.
“Excuse me? What did Mr Donovan have in his heart?”
“A pan… oh!” la studentessa si blocca, realizzando quello che ha appena detto. “Pain. He had pain in his heart.
Questa volta non sbaglia.
“Yes, he did,” sorrido, cercando di sembrare incoraggiante e non che la sto prendendo in giro. “He had a heart attack. Go on.”
La lezione continua, e peggiora invece che migliorare. La signora fa veramente fatica e quasi mi dispiace per lei, ma più che altro mi dispiace per me stessa. Mi chiedo se forse essere licenziata non sarebbe stata una manna dal cielo.


Wednesday, September 9, 2020

So it goes - Capitolo 23

 

23.
I'm not calling you a liar, just don't lie to me

 

 

Per la seconda volta in un giorno mi sento una stalker. Ho finito le mie lezioni un’ora prima che la scuola chiuda, quindi un’ora prima che Rory possa andare a casa, e per questo motivo ho deciso di aspettarla nella mia macchina, rischiando una polmonite per il freddo. Ok, non fa COSÌ TANTO freddo, ma ci sono comunque solo sei gradi mentre sono seduta in macchina, e sono pur sempre una californiana che non sopporta temperature inferiori ai ventidue gradi. Sì, avrei potuto aspettare dentro, avrei potuto inventarmi una scusa qualunque per non scappare da lì non appena le mie lezioni sono finite, ma non volevo allarmare Rory e darle motivo per scappare come ha fatto ieri.
Mi parlerà questa sera, che lo voglia o no.
Sono ancora arrabbiatissima per avermi sputtanata con la direttrice, perché sarebbe potuta finire con il mio licenziamento e quindi avrei perso il visto per rimanere qui. Tutto vale in guerra e in s esso, l’ho detto una volta e ci credo ancora, ma ci sono dei confini che non andrebbero varcati, e giocare con la vita di una persona è uno di quei confini. Rory sa a cosa ho rinunciato per essere qui, sa quanto amo questo posto, questa vita che sto costruendo, e quanto voglio stare qui, il che rende quello che ha fatto dieci volte più grave. D’altro canto riesco anche a capire il suo punto di vista, il gay panic - come lo chiamerebbe Rachel - e questo bisogno inesplicabile di punire una persona che ti fa provare qualcosa che non vorresti provare. Quindi probabilmente le darò un’attenuante, considerato anche che non sono stata licenziata, ma non mi tirerò indietro in questo confronto, non finché non ammetterà perché ha fatto quello che ha fatto.
Finalmente l’orologio sul mio cruscotto segna le nove e mezza, e vedo le mie colleghe uscire dalla scuola. Si salutano tra di loro, e rimane solo Rory, visto che sta ancora finendo di fumare. Questo è ancora meglio di quanto mi aspettavo, visto che non dovrò convincerla a rimanere finché gli altri sono andati via e possiamo parlare.
Spegne la sigaretta e si avvia verso la sua macchina, così esco dalla mia e mi avvicino.

Clean - Capitolo 19

 

19.
TRUE LOVE


 

Un anno fa.

 

Quando la tua macchina entra nel vialetto noti immediatamente una luce soffusa provenire dal tuo salotto, e ti fai prendere dal panico. Da quando hai assunto le guardie del corpo, quella che ormai sembra una vita fa, non è mai più successo che qualcuno entrasse in casa tua, neanche che ci provasse, ma non puoi mai essere certa, soprattutto visto che hai un paio di stalker là fuori che non vorrebbero altro se non sgattaiolare in casa tua e aspettare di beccarti completamente sola in modo da fare di te quello che vogliono - rapirti, ammazzarti, stuprarti, e dio solo sa che altro. Quindi ti ritrovi a urlare a Joe di mettere la retro e portarti il più lontano possibile da lì, ma la tua guardia del corpo invece di ubbidirti si gira verso di te e ti sorride.
“Non si preoccupi, signorina Swift, è solo la signorina Agron. Mi ha chiamato per farmi sapere che stava venendo qui per aspettarla.”
La tua ansia viene subito rimpiazzata da impazienza e gioia. Non sapevi che Dianna sarebbe venuta a trovarti, e ora non vedi l’ora di vederla. Oggi sarebbe dovuta essere a New York, ma a quanto pare è tornata prima per farti una sorpresa. Le cose tra voi stanno andando incredibilmente bene in questo periodo; a dirla tutta, sono meglio di quanto lo siano mai state. Certo, tu hai avuto un vero e proprio attacco di panico quando alcune voci sulla vostra relazione hanno iniziato a girare, e poi c’è stata quell’intervista in cui Dianna non ha esattamente negato quelle voci, il che ha ovviamente portato a una lite furiosa tra voi. Ma quella è stata l’ultima che avete avuto, ed era quasi tre settimane fa, il che per gli standard Swiftgron è come se fosse un intero anno di pura e ininterrotta felicità.
Ringrazi Joe e lo mandi a casa per la serata, poi vai verso la porta per entrare e andare in cerca della tua ragazza. Ma quando stai per girare la maniglia ti accorgi che c’è un post-it a forma di cuore attaccato alla porta.
“Amo la tua infinita capacità di sognare, sempre.”
Prendi il post-it tra le mani e sorridi, ignara del motivo di quella deliziosa sorpresa. Ma quando finalmente entri in casa, ti rendi conto che il messaggio sulla porta era solo l’inizio. Sul pavimento ci sono frecce rosse fatte di cartone che indicano altri post-it sparsi per tutta la casa. Su ognuno di loro c’è un motivo per cui Dianna ti ama.
“Amo il modo misterioso e meraviglioso in cui funziona il tuo cervello.”
“Amo che quando sorridi ti si illumina tutto il viso.”
“Amo il tuo talento.”
“Amo il fatto che quando si tratta del tuo sogno non riesci a vedere altro se non il successo.”
“Amo il suono che esce dalla tua bocca quando ti tocco.”
“Amo quanto sei dolce e paziente con i tuoi fan.”
Più leggi e più sorridi, e senti un calore nel cuore che non hai mai sentito prima. Non sai cos’hai fatto per meritarti una sorpresa così sincera e meravigliosa, ma ti rende così felice che senti di poter volare. Quando arrivi in camera tua trovi il letto ricoperto di gigli, il fiore che ti ha regalato la prima sera che vi siete incontrate, alla festa di Vanity Fair. Ci sono altri post-it nella stanza, e l’ultimo è sulla finestra che dà sul giardino. E poi lo vedi: c’è un sentiero delimitato da lanterne bianche sull’erba, che conduce a una tenda bianca illuminata da quelle che sembrano luci natalizie, con sotto una coperta e dei cuscini. E Dianna, seduta lì, che ti aspetta.

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Sunday, September 6, 2020

Tessellate - Capitolo 15

 

15.
YOU CALL IT MADNESS, BUT I CALL IT LOVE

 

 

Con la fine delle riprese le giornate in casa Reese-Laydon-Holt si erano fatte più tranquille. Tory continuava a frequentare il nido per mantenere la sua routine, ma spesso le tre donne la andavano a prendere all’ora di pranzo per poter trascorrere il pomeriggio insieme a fare qualcosa di divertente, anche per abituarla ancora di più a quella vita familiare di cui tutte facevano parte.
La terza settimana di maggio Vivien, Dianna ed Elise partirono per New York per gli annuali Upfronts, ma invece di festeggiare nella Grande Mela il compleanno di Dianna come era diventata consuetudine, ripartirono il giorno successivo per poter tornare a casa e celebrare l’occasione con anche Victoria. Fu una festa intima, solo loro quattro e una torta, ma per Dianna fu il compleanno migliore della sua vita, dovuto anche al fatto che Tory le aveva preparato un collage tutto per lei, e le cantò ‘Tanti auguri a te’, facendola sciogliere dalla tenerezza.
La settimana dopo gli Upfronts era il compleanno di Kyle, per cui sua figlia l’avrebbe raggiunto a Los Angeles per un weekend lungo, e come sempre quando Jade era in città, l’uomo chiese a Elise di poter portare fuori Tory con loro. Elise non aveva mai rifiutato, e quella volta non fece differenza. Una parte di sé aveva paura che questo attaccamento che Kyle e Jade avevano nei confronti di Tory potesse portare ancora più confusione nella vita della piccola, soprattutto considerata la situazione in casa sua non propriamente ordinaria, ma dall’altra parte era felice che quello che era successo tra lei e Kyle non avesse contaminato l’affetto che lui provava per Victoria, ed era determinata a far continuare quel rapporto per fare avere a sua figlia un punto di riferimento maschile in più nella sua vita. Così quella mattina Elise lasciò Tory a casa di Kyle e disse che una di loro sarebbe andata a prenderla nel tardo pomeriggio.
Elise, Vivien e Dianna ne approfittarono per concedersi una mezza giornata a una spa in un piccolo angolo di paradiso a circa un’ora da casa. Essendo un lunedì di maggio, il posto era quasi deserto, regalando così alle tre donne ore di tranquillità assoluta.
Mentre erano sdraiate sulle poltrone galleggianti di una piscina, con il sole che accarezzava le loro pelli, si misero a discutere i progetti per quell’estate. Non avevano ancora programmato nulla di preciso, ma l’idea era quella di poter trascorrere almeno una settimana alle Hawaii tutte insieme. Vivien, inoltre, sapeva di voler andare a Londra per almeno un paio di settimane per stare con sua nonna, il cui stato di salute ormai non era più propriamente roseo, nonostante non fosse davvero malata, e Dianna ne avrebbe approfittato per raggiungere la sua famiglia in Kentucky e vedere suo nipote e sua sorella che era finalmente di nuovo incinta. Elise sarebbe andata a Orange County per accontentare il desiderio dei suoi genitori di passare più tempo con la loro nipotina.
“Non vedo l’ora di essere sdraiata su una spiaggia paradisiaca alle Hawaii,” dichiarò Elise con voce sognante. “E possibilmente con un mini-club.”
“Non andremo da nessuna parte se non ci decidiamo a prenotare,” le fece notare Dianna, sempre la più pratica e coi piedi per terra delle tre. “Altro che mini-club.”
Vivien scrollò le spalle. “Male che vada, possiamo sempre andare da me in Spagna. Al massimo ci portiamo dietro Addison e le molliamo la marmocchietta, tanto quella stravede per Tory e sarebbe più che felice di fare la nonna per qualche giorno.”

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Saturday, September 5, 2020

So it goes - Capitolo 22

 

22.
Playing hide and seek

 

 

Rory deve aver mentito. Non era una ginnasta, ma una fottuta velocista, questo è sicuro.
Quando sono finite le lezioni, è scomparsa dalla scuola alla macchina e fuori dal cancello più velocemente di Usain Bolt. Ginnasta un cazzo!
Le mando un messaggio non appena arrivo a casa. Lo visualizza, ma non mi risponde. Provo a chiamarla, e rifiuta le chiamate. Mi fa incazzare da morire.
Passo la notte in uno stato di dormiveglia, sento le labbra di Rory ancora sulle mie, e mi sento divisa tra la voglia, il bisogno di sentirla ovunque e la rabbia per il modo in cui sta evitando di parlarmi.
Il mattino dopo arrivo a scuola presto, in estrema carenza di sonno ma decisa a costringere Rory a parlarmi. Mi siedo a uno dei tavolini nel cortile nonostante l’aria mattutina sia pungente, mi accendo una sigaretta e aspetto. Conosco il suo orario abbastanza bene, visto che ne abbiamo parlato giusto ieri mattina, quindi sono sicura che arriverà a breve. Sono a metà della seconda sigaretta quando il cancello si apre e la macchina di Rory entra nel parcheggio. Lei esce dalla macchina e, appena mi vede, mi saluta appena e si affretta a entrare a scuola.
“Non pensi che dovremmo parlarne?” le urlo dietro, determinata a non farla scappare.
Si ferma di colpo, ma non si volta a guardarmi.
“Parlare di cosa?”
Alzo gli occhi al cielo. Non mi piace quando le persone fanno finta di essere stupide, soprattutto quando non sono stupide per niente.
“Oh, non saprei… forse il fatto che ieri mi ha spinta in bagno tra una lezione e l’altra e mi hai infilato la lingua in bocca?”

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Wednesday, September 2, 2020

So it goes - Capitolo 21

 

21.
What doesn't kill me makes me want you more

 

 

“È un succhiotto quello?”
Non appena Giselle parla io arrossisco e impreco tra i denti. Mi sono dimenticata di coprire il segno che Leticia ha lasciato sul mio collo due sere fa. Merda!
La mia collega prende il mio silenzio come una risposta affermativa, e squittisce.
“Lo è! Qualcuno ha avuto un fine settimana interessante… raccontami tutto!”
"Sì, Sasha,” sento la voce di Rory provenire da dietro di me, mentre entra nella stanza. “Raccontaci tutto.”
Mi volto e la vedo appoggiarsi al muro, le braccia conserte contro il petto, e uno sguardo sul volto che mi dice che non vuole che le racconti del mio fine settimana interessante. Ed è esattamente per questo che decido di vuotare il sacco: è gelosa, e non ha diritto di esserlo.
“Oh, ho incontrato una ragazza al Noveccento e ci siamo piaciute, quindi siamo tornate a casa mia e… beh, lo sapete. È stato divertente.” I miei occhi incontrano quelli di Rory mentre aggiungo: “penso che la rivedrò.”
“Buon per te,” risponde con tono irritato, poi prende un libro e se ne va.
“Che problema ha?” mi chiede Giselle, confusa.
“Sai una cosa, Giselle? Non ne ho la più pallida idea,” mento. So esattamente che problema ha, solo non capisco il motivo di quel comportamento. Lo so che, a un certo punto, dovremo parlare di questa cosa - del flirtare, dello stuzzicarsi, della gelosia - ma ora non è il momento. Devo tornare al lavoro, e ho una giornata parecchio intensa davanti.

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Tuesday, September 1, 2020

Clean - Capitolo 18

 

18.
FALL APART THEN FALL BACK TOGETHER


 

Due anni e cinque mesi fa.

 

“Non riesco a credere che tu abbia letto i miei messaggi!” urla Dianna, andando avanti e indietro nel salotto, agitando le braccia come una pazza. “È una tale violazione della mia privacy, Taylor!”
Ora è il tuo turno di urlare. Non importa quanto sia brutto che tu abbia letto i suoi messaggi - il che, in tua difesa, non hai veramente fatto: il suo telefono era lì, un messaggio in arrivo ha illuminato lo schermo e tu l’hai visto. È successo, non sei andata a cercare di proposito. Il punto è che può essere o non essere stato brutto quello che hai fatto, ma quello che hai scoperto leggendo quel messaggio è molto peggio, e Dianna dovrebbe prendersi le sue responsabilità.
“Io non riesco a credere che tu mi abbia tradita!” urli di rimando. Esatto, Dianna ti ha tradito con Naya. E quel che è peggio è che l’ha fatto durante il loro viaggio a Londra solo un paio di settimane prima che ti ha portata lì per quella specie di vacanza da sogno. E ora ha il coraggio di rimproverarti per aver letto il messaggio che l’ha smascherata? Assurdo!
“Non ti ho tradita! Ci stavamo prendendo una pausa, ricordi? Tu mi hai lasciata perché hai detto che ero sparita per cinque giorni, perché sei così fottutamente appiccicosa che non puoi accettare il fatto che io non abbia voglia di parlare con te , o con chiunque altro, per qualche giorno.”
Si fa cadere in modo melodrammatico sul divano e incrocia gambe e braccia, e ti lancia uno sguardo irritato. Fa quasi ridere che si comporta così ma poi accusa te di essere una drama queen!
“Quindi fammi capire: quando sei di buon umore io sono affettuosa e premurosa, mentre divento improvvisamente bisognosa e appiccicosa quando vuoi essere lasciata sola senza neanche darmi una cazzo di spiegazione? Molto maturo, Dianna, davvero. E poi, non lo sai che prendersi una pausa non giustifica il tradimento? Voglio dire… hai mai visto Friends?”
Solitamente non sei così stronza e sarcastica… ok, sì, lo sei, ma non vuoi esserlo, non con Dianna, non con la tua ragazza, eppure finisci sempre per diventarlo quando litigate. È come se voi due riusciste sempre a tirare fuori il peggio l’una nell’altra.
“Davvero, Taylor? Accusi me di essere immatura, e poi usi una cazzo di serie tv come un effettivo ragionamento? Cresci, cazzo!”

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