Sunday, June 21, 2015

Oceans of Time - capitolo 1



1.
I WILL FIGHT THE TIME AND BRING YOU BACK


Time is blowing out
Dividing you and me
Can you see me?
Everything is wrecked and grey
I’m focusing on your image
Can you hear me in the void?
I will fight the time and bring you back


L'avevano sempre saputo, sin dall’inizio: avrebbero sempre e soltanto vissuto di tempo preso in prestito. Non sarebbe mai stato abbastanza, eppure quella consapevolezza non era mai stata sufficiente per fermarle, per tenerle lontane l’una dall’altra.
Nemmeno sapere che stavano infrangendo ogni regola della natura, ogni singola regola di spazio e tempo… nemmeno quello sembrava un motivo valido per dire basta, per tirarsi indietro. Sapevano che il loro era un amore impossibile, che era destinato a finire in tragedia, ma erano determinate a tenerselo stretto per quanto tempo fosse stato possibile.
“Lo sai che un giorno ti prenderanno, vero?” aveva detto Lila una notte, mentre giacevano sul letto coperte solo da un leggero lenzuolo bianco, la luce della luna che filtrava dal lucernario e conferiva ai loro corpi un bagliore quasi sovrannaturale, irreale. “Ti prenderanno e ti rimanderanno indietro. Distruggeranno l’orologio e io ti avrò persa per sempre.”

“Ne sarebbe comunque valsa la pena,” aveva risposto Grace, attirando Lila a sé e baciandola, e, come tutte le volte, ogni preoccupazione per il futuro, o per il passato, svaniva in quel bacio, nel groviglio dei loro corpi, nel battito dei loro cuori.
In cuor loro, però, sapevano che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Prima o poi si sarebbero dovute dire addio, per sempre.

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Tuesday, June 16, 2015

You are my Shining Star - capitolo 29



29.

HEAL THE SCARS AND CHANGE THE STARS



“Parlami di tua madre.”
Vivien sentì lo stomaco accartocciarsi a quelle parole. Era la sua seconda seduta dalla psicologa, e forse era stata ingenua a credere che quella conversazione non sarebbe avvenuta.
Durante la prima seduta, Vivien aveva sommariamente raccontato alla dottoressa Sprite i motivi che l’avevano condotta lì: qualche parola sull’abbandono di sua madre, Naomi, la sua adolescenza senza freni, il tentato suicidio, i suoi anni di completa chiusura emotiva, Dianna e la loro momentanea rottura, Elise, l’abuso di alcool e droghe e, infine, l’idea che Elise aveva ventilato che potesse essere affetta da qualche disturbo della personalità.
Quella mattina, dopo qualche convenevole, la dottoressa Sprite aveva evidentemente deciso di iniziare direttamente dall’argomento che Vivien avrebbe voluto trattare il più tardi possibile.
“Non mi piace parlare di lei. Non lo faccio mai,” rispose Vivien, e poi aggiunse: “e comunque, io non la definisco mia madre. È la donna che mi ha messo al mondo, tutto qui.”
La dottoressa Sprite annuì e annotò qualcosa sul blocco di fogli che aveva davanti. “D’accordo, non mi riferirò più a lei come tua madre. Ma Vivien, se vuoi ottenere qualcosa da queste sessioni insieme dovrai parlare di lei, prima o poi.”
Vivien sospirò. “Lo so. Speravo solo fosse poi e non prima. Non possiamo parlare d’altro e arrivare a trattare questo argomento più avanti? L’idea di aprirmi in questo modo con una persona sconosciuta, per quanto una dottoressa, è nuova per me, e non mi sento ancora abbastanza a mio agio per parlare di Linda.”
“Va bene, parlami di Dianna, allora,” disse la psicologa.

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