Friday, November 27, 2015

You are my Shining Star - capitolo 32


32.
IF I CRIED UNTO MY MOTHER,
NO SHE WASN'T THERE FOR ME



Vivien non riusciva a credere ai suoi occhi. Mai, in nessuna delle sue fantasie più assurde, avrebbe potuto immaginare di ritrovarsi in una situazione del genere. Era folle, non aveva assolutamente senso… non c'era un solo motivo al mondo per cui quella donna dovesse trovarsi lì, a Los Angeles, nel posto dove lei lavorava, e addirittura nella sua roulotte. Chi diavolo le aveva dato il permesso di entrare, tra l'altro? Non controllavano forse i documenti all'ingresso? La guardia non aveva protestato quando aveva letto un nome che non c'entrava assolutamente nulla con Vivien?
In realtà, a Vivien bastò uno sguardo a quella donna per capire come aveva fatto a convincere la guardia a lasciarla entrare: Linda Moore era la copia sputata di Vivien, con qualche anno in più. Chiunque, data la somiglianza, non avrebbe battuto ciglio sentendosi dire che quella donna era la madre di Vivien.
"E tu che cazzo ci fai qui?"
Linda le si avvincinò, l'espressione sul suo volto tradiva l'imbarazzo che sicuramente stava provando, ma accennava anche un sorriso. "Sono venuta perché… dio, sei così bella, ancora di più che in televisione… non riesco a crederci… comunque io sono venuta… sono venuta per parlarti," balbettò.
Vivien alzò gli occhi al cielo, scosse la testa e scoppiò in una risata che poteva essere tanto sarcastica quanto isterica.
"Scherzi, vero? No, sti cazzi, io me ne vado!" esclamò, prima di girarsi, richiudersi la porta della roulotte alle spalle e cercare di mettere la più grande distanza possibile tra lei e quella donna.
Ok, sapeva che quella non era la reazione più matura che potesse avere, e che probabilmente la dottoressa Sprite l'avrebbe sgridata per il modo in cui era scappata senza affrontare la situazione, ma in quel momento sapeva di non essere in grado di farlo. Era anche migliorata tantissimo in quei mesi di sedute con la psicologa, ma sapeva di non essere abbastanza matura per affrontare quella donna immediatamente, senza preparazione e senza supporto.
- Continua su EFP -

Sunday, November 8, 2015

You are my Shining Star - capitolo 31


31.
TRULY THE ANGELS' BEST




“Dobbiamo proprio appendere tutte queste luci?” si lamentò Vivien, osservando la sua ragazza in preda a una frenesia decorativa pre-natalizia. “Non basta un alberello e via? Tanto più che nessuno di noi passerà il Natale in questa casa.”
Vivien non era mai impazzita per il Natale. Certo, da bambina aveva ovviamente apprezzato i regali, il lauto pranzo e le decorazioni, soprattutto quando suo nonno la portava a vedere le luminarie, ma ora le sembrava solo un giorno di festa come tanti altri, una scusa per passare del tempo in famiglia, e in più le ricordava che suo nonno non c’era più. Insomma, l’idea di trasformare la sua casa nella succursale della bottega di Babbo Natale non le andava esattamente a genio.
Dianna, invece, era di tutt’altra opinione. Adorava il Natale e, secondo la sua opinione, le decorazioni non erano mai abbastanza, tanto più che dovevano andare a compensare l’atmosfera decisamente poco natalizia che c’era nel sud della California. Com’era possibile riuscire a entrare nello spirito giusto delle feste senza un po’ di neve?
“Sei veramente un Grinch!” esclamò. “Quando vivremo insieme, giuro su dio che quelle lucine te le appenderò anche sulla tavoletta del cesso!”
“Tu provaci e vedrai che non farai sesso per tutta la durata di dicembre!” la minacciò Vivien, disgustata dall’idea di avere una tavoletta del water piena di luci.
Dianna si voltò e le fece una smorfia. “Come se tu riuscissi a resistere così tanto senza saltarmi addosso!”
In quel momento Elise entrò nella stanza, reggendo un groviglio di fili non ben identificato. “Bambine, non litigate,” le rimproverò ridendo. “Dianna, ho trovato le luci a forma di stella. Mi aiuti ad appenderle attorno alla finestra della cucina?”
Vivien alzò gli occhi al cielo. Era da sola contro due belve affamate di spirito natalizio! “Dammi qua,” disse, prendendo le luci dalle mani di Elise. “Faccio io. Ci manca solo che ti metta a fare questi sforzi per due decorazioni e finisca per partorire sul bancone della mia cucina.”
“In effetti la bestiolina qui dentro è parecchio inquieta ultimamente,” ammise la bionda, massaggiandosi il pancione. “Credo sia solo perché sente il cambio di atmosfera, però. Non penso sia ancora pronta a uscire.”
Dopo il giorno del Ringraziamento, Elise non aveva più avuto finte contrazioni, e la sua ginecologa le aveva assicurato che non vedeva un motivo per cui non potesse portare quella gravidanza a fine termine. La data prevista per il parto era il dodici gennaio, ma la dottoressa le aveva detto che dall’inizio del mese ogni giorno sarebbe potuto essere buono.
“Non ti azzardare a partorire quando io sono a Londra!” la ammonì Vivien, che ci teneva a essere presente al momento del parto.
“Non è che dipenda da me, eh,” le ricordò l’amica. Fosse stato per lei, avrebbe tirato fuori la creatura in quel preciso istante, perché non ne poteva veramente più di essere incinta.
“Beh, se proprio devi, almeno tienitelo, o tienitela, dentro finché non riesco a prendere un aereo e arrivare. Non saranno certo quelle dodici ore in più a cambiarti la vita.”
“Signore e signori, avete appena assistito alle lezioni di biologia firmate Vivien Reese! Genitori, prendete esempio e fate studiare i vostri figli, almeno non diranno cazzate del genere,” la prese in giro Elise.