Wednesday, October 28, 2020

So it goes - Capitolo 37

 

37.
How strange that I don't know you at all

 

 

Fisso il paesaggio fuori dal finestrino mentre canticchio la canzone dei Queen che sta uscendo dalla radio. Questa è la seconda volta in meno di un anno che Rory mi carica in macchina e mi porta da qualche parte a sorpresa, ma almeno stavolta non sono bendata e posso godermi il paesaggio.
Ieri sera Rory ha annunciato che sarebbe venuta a prendermi alle sette spaccate del mattino il giorno dopo, e io sono quasi svenuta. Di sabato amo dormire almeno fino a mezzogiorno, soprattutto dopo settimane piene come quella che ho avuto, ma Rory non ha voluto sentire ragioni, quindi mi sono svegliata all’alba, sono salita in macchina, e ho lasciato che mi portasse via verso qualche destinazione sconosciuta.
“Sto per avere un altro gatto?” chiedo, sapendo bene che non si sbottonerà.
“Forse per il tuo prossimo compleanno. Questo non è un regalo, è una gita in giornata,” mi risponde senza togliere gli occhi dalla strada, o almeno credo visto che indossa occhiali da sole scuri. “Lo sai cosa sono le gite in giornata, vero?”
“Sì, ma solitamente sono a conoscenza della destinazione, e le mie gite in giornata non iniziano mai prima che il sole sia sorto,” ribatto, ma sotto sotto, sotto uno strato di irritazione per questa sveglia così presto, sono eccitata che voglia farmi una sorpresa. Onestamente non mi interessa neanche quale sia la nostra destinazione, fintanto che possiamo passare la giornata insieme.
A volte mi chiedo quando ho iniziato a pensare a Rory come qualcosa di più di una trombamica e una collega, quando ho iniziato a voler passare più tempo con lei, come una vera coppia. Non è stato solo il concerto di Sydney Grant, e non è stato solo quando l’ho presentata alla persona che considero mia sorella - l’unica persona, aggiungerei, a sapere di questa specie di relazione, e Rory ne è consapevole. Non posso determinare il momento esatto, ma da qualche parte tra il nostro primo bacio nel bagno della scuola e ora, ho smesso di pensare a Rory solo come qualcuno con cui sfogare i miei bisogni sessuali. A un certo punto è diventata qualcuno con cui voglio davvero stare. Solo non so se lei si sente nello stesso modo; e se così fosse, non so se ne parleremo mai.
“Posso sentirti pensare,” dice. Questa è una cosa che non smetterà mai di sorprendermi: è sempre in grado di capire quando sono persa nei miei pensieri, quando sto rimuginando. È come se fosse in grado di leggermi la mente.

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Monday, October 26, 2020

Reese Girls - Capitolo 4

 

4.
IL GENE DELLA TROIAGGINE HA SALTATO UNA GENERAZIONE

 


 

Quando vide sua figlia apparire dalle porte scorrevoli, Vivien dovette fare dei respiri profondi per trattenersi dal strangolarla. Era arrabbiata, e le ore passate non l’avevano fatta calmare. Ma non aveva intenzione di fare una scenata in mezzo a LAX, quindi si riprese e si stampò in faccia il suo sorriso più falso da offrire agli accompagnatori, ringraziandoli per quello che avevano fatto e scusandosi ancora una volta per il problema che Virginia aveva causato.
“Hey mà,” Gin la salutò incerta, non sapendo cosa aspettarsi da sua madre.
“Muoviti,” fu tutto ciò che disse Vivien, iniziando a incamminarsi verso il parcheggio.
“Senti, lo so che sei arrabbiata, ma devi capire…” l’adolescente provò a spiegare, ma Vivien non la lasciò fare.
“Non qui,” ringhiò la rossa, e fu l’ultima cosa che disse per i quaranta minuti di viaggio.
In macchina la musica alta che proveniva dalla radio era un chiaro segnale che Vivien non fosse disposta a iniziare alcun tipo di conversazione. La donna stringeva il volante il più saldamente possibile, la mascella serrata e gli occhi fissi sulla strada, mentre lo sguardo di Virginia vagava all’esterno, cercando di distrarsi dalla paura del confronto che sapeva l’avrebbe aspettata il momento che avrebbero messo piede in casa, ma allo stesso tempo sperando che sua madre le avrebbe dato il tempo di spiegarsi. Vivien si era sempre fidata di lei e le aveva sempre creduto a prescindere dall’argomento, quindi non c’era ragione di pensare che quella volta sarebbe stato diverso.
Quando Vivien parcheggiò, uscì dalla macchina ed entrò in casa senza neanche voltarsi, dando a Virginia la sensazione che questa volta sua madre non sarebbe stata così comprensiva come lo era stata in passato.
Le urla iniziarono il momento che si chiusero alle spalle la porta di casa.

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Sunday, October 25, 2020

Tessellate - Capitolo 22

 

22.
YOU HIDE AWAY TO THE OTHER SIDE OF THE UNIVERSE

 

 

Nerja, Spagna.

Maggio.

 

Vivien aprì la porta della sua villa in Andalusia e, senza neanche preoccuparsi di accendere la luce, lasciò cadere i bagagli all’ingresso e si trascinò al piano inferiore, nella sua stanza, dove si lasciò cadere sul letto, completamente esausta. Nonostante avesse dormito per tutto il volo da Los Angeles a Madrid, e aver sonnecchiato durante quello dalla capitale spagnola a Malaga, era ancora stanca. I cinquanta minuti di viaggio in macchina dall’aeroporto a Nerja erano stati estremamente difficili, e Vivien aveva dovuto sparare musica metal a palla per non cadere addormentata, e aveva comunque fatto molta fatica a tenere gli occhi aperti.
Non sapeva perché era così stanca, visto che, in fondo, non aveva fatto altro se non dormire e viaggiare, ma forse la sua era una stanchezza emotiva, forse il dormire l’aiutava a non vivere in quella nuova realtà in cui si era volontariamente lasciata alle spalle tutto ciò che l’aveva mai resa felice e tutto ciò che avrebbe potuto mai renderla felice. Fortunatamente il suo subconscio sembrava remare con lei e non contro di lei, e non aveva avuto sogni indesiderati, che le potevano ricordare anche da non cosciente, quello che era successo, quello che aveva perso, e quello che l’aspettava. Forse era per quel motivo che continuava a dormire - era come un luogo sicuro dove potersi proteggere.
La prima settimana nella sua villa di Nerja passò così, alternando al sonno profondo brevi momenti di veglia in cui si cibava - una volta al giorno - del poco cibo in scatola che i suoi genitori avevano lasciato nella dispensa quando erano stati in vacanza a Pasqua. Si alzava dal letto solo per andare in bagno e mangiare, e per sette giorni consecutivi non vide la luce del sole, se non quei flebilissimi raggi che filtravano dalle persiane chiuse.
In quei brevi momenti in cui era sveglia veniva assalita da una tristezza infinita, e tutto ciò che riusciva a fare era piangere - proprio lei, che si era sempre vantata di versare raramente delle lacrime. Si sentiva completamente prosciugata, e non solo per la quantità di liquidi che avevano lasciato il suo corpo uscendo dai suoi occhi. Sembrava che ogni stimolo vitale l’avesse abbandonata il momento che si era chiusa alle spalle la porta della sua casa a Los Angeles - no, pensò, non doveva considerarla casa sua, perché non lo era più. Era casa di Dianna, di Elise, di Tory, ma non sua. Non vi avrebbe mai più fatto ritorno, per cui era inutile dare all’abitazione quell’appellativo, fosse anche solo nei suoi pensieri.
Ci furono dei momenti in cui fu sul punto di chiamare un ambulanza, perché il dolore che provava al petto era così intenso da farle credere di stare avendo un infarto. Ogni tanto si chiedeva se, forse, non sarebbe in realtà stata una consolazione: addormentarsi e non risvegliarsi, non dover vivere con le conseguenze della sua decisione, semplicemente cessare di esistere. Si ricordò quel passaggio de La signora Dalloway che amava tanto e che parlava proprio di quello: “ma che importava allora, ella si domandava procedendo verso Bond Street, che importava che ella dovesse, ineluttabilmente e completamente, cessare di vivere? Tanto fervore di vita sarebbe continuato senza di lei; se ne risentiva forse? O non era piuttosto consolante la certezza che la morte poneva fine a tutto”. Era esattamente così che si sentiva. Che importava?

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Saturday, October 24, 2020

So it goes - Capitolo 36

 

36.
In the middle of the night, in my dreams, you should see the things we do

 

 

“E poi Bee ha alzato lo sguardo dallo schermo, la sua faccia era così rossa che sembrava un semaforo, e non ha neanche fatto in tempo di rendersi conto che stava andando a sbattere dritta contro un palo della luce! Non si è fatta male, eh, ma dio se è stata la scena più divertente del mondo! E tutto perché la sua ragazza da tre anni le ha mandato una foto in biancheria intima!”
La risata di Rory esce dalle casse del mio computer e riempie tutta la mia camera da letto, e lei mi manca ancora di più di quanto mi mancasse cinque secondi fa.
“Oddio, ma per davvero?” ridacchia. “Sembra davvero adorabile.”
“Lo è, è la persona più adorabile del mondo.” Faccio una pausa e un respiro profondo, poi le pongo la domanda che voglio chiederle da giorni. “Ti andrebbe di conoscerla quando torni dall’Italia?”
Non sembra chissà che, ma Rachel è l’unica famiglia che ho,  e presentarla a Rory - la persona con cui faccio sesso da tre mesi e con la quale potrei  o non potrei star sviluppando una specie di relazione, sebbene non detta - è in realtà un grossissimo passo avanti. Non è come incontrare i genitori, ovviamente, ma ci va vicino, e visto che io non ho dei genitori - per lo meno non dei genitori con cui ho un rapporto - questa è la cosa che ci si avvicina di più.
Rory ha evidentemente capito le implicazioni della mia richiesta, perché i suoi occhi si spalancano per un secondo, ma poi immediatamente si ricompone, probabilmente perché non vuole alimentare la cosa.
“Io… davvero? Voglio dire…” si schiarisce la gola. “Vuoi dividere con me il poco tempo che hai con lei?”
Ridacchio, poi sospiro. “Rory, siamo oneste… pensi davvero che non ci vedremo il momento che il tuo aereo atterrerà a Siviglia? Non siamo state più di due giorni senza vederci da gennaio, e non so te, ma io ho decisamente accusato il colpo della separazione. Io… ah… io ho fatto un sogno l’altra notte… su di te…”
“Davvero?” sembra sorpresa all’inizio, e le ci vogliono alcuni istanti per capire che cosa intendevo davvero con quelle parole. “Oh, wow…”
“Già…” mi mordicchio il labbro inferiore, chiedendomi se forse ho detto troppo. Una cosa è fare sesso con lei, un’altra è confessarle che ho fatto un sogno erotico su di lei che mi ha lasciata arrapata per tutta la mattina.

Wednesday, October 21, 2020

So it goes - Capitolo 35

 

35.
It's not time to make a change

 

 

Controllo il monitor degli arrivi e trovo il volo Iberia proveniente da Madrid su cui è la mia amica Rachel. Dovrebbe essere in orario, il che vuol dire che atterrerà tra circa cinque minuti. Con la coda dell’occhio, lancio uno sguardo al banco check-in dove Rory sta posando un’enorme valigia sul nastro trasportatore. Sta andando in Italia a trovare la sua famiglia per Pasqua, e per qualche assurdo motivo, si sta portando dietro quella che credo sia una valigia di 23 chili.
Il tempismo non avrebbe potuto essere più perfetto: Rory doveva essere in aeroporto poco prima dell’atterraggio del volo di Rachel, quindi ho preso due piccioni con una fava e ho dato un passaggio alla mia trombamica, il che ci ha dato anche l’opportunità di passare un po’ più di tempo insieme prima che lei parta per una settimana. Non siamo mai state lontane così tanto da quando questa cosa tra noi è iniziata, non siamo mai state così tanto a lungo senza fare sesso. Sarà un incubo!
D’altro canto, non vedo l’ora che Rachel arrivi: non ci vediamo da agosto e, nonostante parliamo regolarmente su Skype e messaggiamo praticamente tutto il giorno tutti i giorni, mi è mancata tantissimo. Se tutto va bene, sarò in grado di abbracciare quel corpo molto basso in meno di un’ora.
Rory ha finito il check in, ma ha ancora un po’ tempo prima di dover passare i controlli di sicurezza e andare al gate, così usciamo per un’ultima sigaretta.
“Allora, cosa c’era in quell’enorme valigia?” le chiedo giusto per fare conversazione. La realtà è che sono triste che stia partendo, anche se è solo per una settimana, e non voglio che se ne accorga, perché sembra davvero eccitata per il suo viaggio.
“Non molto, sinceramente. L’ho portata con me solo per poterla riempire di cibo e vino dall’Italia. Ti ho promesso di portarti un sacco di cose deliziose, no?”
I miei occhi si illuminano a sentire nominare cibo e vino italiani. “Davvero? È davvero per me? Sei un angelo, Rory Davila!”
“Questa è una cosa che nessuno mi ha mai detto prima,” ridacchia, poi controlla l’orario sullo schermo del suo telefono. “Ok, è meglio che vada.”

Monday, October 19, 2020

Reese Girls - Capitolo 3

 

3.
DA SUPERMAMMA A CAGNA

 


 

Vivien aprì la porta di casa sua e si appoggiò allo stipite in una mossa molto melodrammatica.
“Finalmente!” esclamò. “Sto morendo di fame! Dove sei andata a prendere la cena, in Italia?”
Elise, una minuta donna bionda con in mano due enormi sacchetti di cibo italiano, alzò gli occhi al cielo alla vista della sua migliore amica che si stava atteggiando come se lei fosse stata in ritardo di cinque ore e non di quindici minuti.
“Oh, mi dispiace che è venerdì sera e c’è un sacco di traffico da queste parti, mia cara Regina d’Inghilterra! La prossima volta chiederò al consolato britannico di chiudere l’intero quartiere per farti avere la cena più velocemente.”
Vivien si buttò una lunga ciocca di capelli rossi dietro la schiena e scrollò le spalle. “A nessuno piacciono le stronzette sarcastiche, Elise. Dai, andiamo a mangiare in giardino.”
Si spostarono nel patio dove Vivien aveva già apparecchiato la tavola - il che nella sua testa voleva dire due bicchieri da vino, una bottiglia di Valpolicella, e un paio di tovaglioli di carta. Si sedettero e l’inglese praticamente assaltò il suo cibo.
“Se non sapessi quanto esercizio fai per mantenere quel tuo corpo perfetto nonostante tutta la merda che mangi, sarei gelosa marcia di te,” commentò Elise. La sua amica mangiava come un ragazzino adolescente e una donna incinta allo stesso tempo, eppure il suo culo era il più sodo che Elise avesse visto in vita sua.
“Esercizio e buoni geni, credo. Guarda Gin, mangia più di me e l’unica attività fisica che fa è il portarsi in giro libri in borsa.”
“Fortunatissima stronzetta adolescente!” ridacchiò Elise. “A proposito… l’hai sentita? Come sta andando la gita?”
“Si sta divertendo un sacco. Ha visitato Alcatraz oggi e ne è rimasta completamente affascinata. Non è esattamente felice di tornare a casa domani. Penso che le sue parole esatte quando le ho detto che non vedevo l’ora di vederla domani sono state ‘oh sì… anche io… certo… uhm… sì’. Che giovane donna eloquente… non mi fa per niente pentire della quantità oscena di soldi che sto spendendo per la sua istruzione!” Vivien osservò pungentemente, il che fece scoppiare a ridere Elise.

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Sunday, October 18, 2020

Tessellate - Capitolo 21

 

21.
TIME IS TAKING ITS SWEET TIME ERASING YOU

 

 

L’autunno passò velocemente tra alti e bassi, e presto iniziò dicembre e il periodo delle feste natalizie. Nonostante quello fosse il loro primo Natale come coppia, Dianna ed Elise decisero che l’avrebbero passato separate, ognuna nella sua città natale e con la propria famiglia. Avrebbero voluto rimanere insieme, ma che considerato quello che era successo quell’estate aveva fatto sì che non tornassero dalle loro famiglie a giugno, era inevitabile. Si sarebbero ritrovate di nuovo a Los Angeles il primo di gennaio, per festeggiare il compleanno di Tory, come l’anno precedente.
A volte Dianna si fermava a pensare che solamente un anno prima lei e Vivien erano fidanzate e stavano per sposarsi, ed Elise era solamente la migliore amica di Vivien che viveva con loro, e quasi le girava la testa. Erano cambiate così tante cose in quei mesi, e Dianna ogni tanto quando si guardava allo specchio stentava a ritrovare la stessa persona che era partita per New York per uno spettacolo teatrale ai primi di dicembre dell’anno prima. Ai tempi aveva creduto che lei e Vivien sarebbero state insieme per sempre, che si sarebbero sposate e avrebbero costruito una famiglia insieme, mentre ora l’inglese era chissà dove, e aveva fatto perdere qualunque traccia di sé, mentre lei stava con Elise, e Tory la chiamava mamy. Senza contare che lei e Kyle non si erano più rivolti la parola da luglio, a meno che non fosse una battuta prevista dal copione.
L’atmosfera sul set era pesante, se n’erano accorti tutti, dai produttori agli addetti ai lavori, ma nessuno aveva commentato, forse perché ritenevano di non essere all’asilo e quindi di non dover mettere becco tra gli screzi dei membri del cast. Senza contare che la maggior parte di loro lavorava nell’industria cinematografica da anni e quindi erano tutti abituati alle stranezze e ai capricci degli attori.
Il primo di dicembre, mentre Tory si godeva la sua ora di televisione giornaliera, Dianna ed Elise stavano preparando la cena e discutendo di regali di Natale, quando Elise posò il coltello con cui stava tagliando le verdure e si voltò verso Dianna, guardandola negli occhi con fare serio.
“Sai cosa vorrei per questo Natale?”
“Cosa?” chiese Dianna, quasi aspettandosi un qualcosa di impossibile, tipo tornare indietro nel tempo a maggio e strozzare Kyle prima che possa aprire bocca o simili. E invece le parole che uscirono dalla bocca della bionda le fecero dimenticare come si respirava per qualche secondo.
“Vorrei che tu adottassi Tory, che diventassi legalmente sua mamma.”
A Dianna cadde di mano il cucchiaio di legno, e fissò Elise come se fosse un pesce, con occhi e bocca spalancati, quasi boccheggiando.

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Saturday, October 17, 2020

So it goes - Capitolo 34

 

34.
Till we ain't strangers anymore

 

 

“Non pensi che questa cosa sia andata avanti abbastanza?”
È una domenica pomeriggio di inizio aprile, ed è passato un mese da quando io e Jean abbiamo smesso di parlarci. Il mio orgoglio e la sua testardaggine - in fondo io sono uno Scorpione e lei un Toro - hanno impedito a entrambe di scusarsi per prima e di parlare della nostra lite, quindi sono passate settimane senza aver fatto un passo l’una verso l’altra. Fino ad ora, quando sono sul mio letto che leggo, e Jean entra in camera mia senza neanche bussare.
“Che cosa?” fingo di non capire, alzando solo leggermente lo sguardo dalle pagine di fronte a me.
“Non far finta di nulla, Sash! Questo! Noi! La nostra stupida litigata. È andata avanti fin troppo, non credi?”
Sospiro e annuisco, chiudendo il libro e facendole segno di sedersi accanto a me. Mi manca Jean, mi manca così tanto che sono stata sul punto di andarle a parlare almeno venti volte nel mese passato, ma ho paura che discutere la nostra lite non farebbe altro che far tornare a galla il motivo per cui abbiamo litigato, e in quel caso non so cosa potrei dire. Probabilmente mi chiederà perché ho dato di matto in quel modo, e non posso spiegarle le mie motivazioni senza menzionare il fatto che sto frequentando Rory e che potrei - solo potrei, probabilmente neanche quello - provare qualcosa per lei, Ecco perché ho evitato Jean, anche se odio il fatto che non ci stiamo parlando.
“Ascolta,” inizia. “So di aver detto qualcosa che ti ha fatto incazzare quella sera, ma al momento non riesco neanche a ricordare il motivo per cui abbiamo litigato. È passato troppo tempo, e tutto ciò di cui mi importa ora è di sistemare le cose con te, quindi puoi semplicemente accettare le mie scuse per averti fatta incazzare anche se non mi ricordo effettivamente per cosa mi sto scusando?”
Rimango sconvolta per un momento, spalanco gli occhi quando sento le parole di Jean, poi mi sento travolgere da un’ondata di sollievo e inizio a ridere incontrollatamente. La mia migliore amica sembra un pochino confusa, ma poi si unisce a me e ben presto stiamo quasi rotolando sul letto, ridacchiando come due adolescenti.

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Wednesday, October 14, 2020

So it goes - Capitolo 33

33.
I know that it's delicate

 

 

Il  WiZink Center di Madrid è gremito. Il concerto è tutto esaurito da mesi, il che non mi stupisce considerato che Sydney Grant è una superstar internazionale che viene raramente in Europa. Quello che invece mi sorprende è che abbia ancora un seguito così grande dopo aver fatto coming out l’anno scorso. Ovviamente ne sono felice, ma non mi aspettavo davvero che i fans le mostrassero ancora così tanto affetto dopo aver dichiarato pubblicamente di essere gay e di aver mentito a tutti sulla sua sessualità per anni.
I posti che io e Jean abbiamo comprato mesi fa sono davvero fantastici, sono solo a sette file dal palco. Quando li troviamo, Rory si guarda intorno e scoppia a ridere.
“Cosa?”
“Ti prego, dimmi che hai notato che siamo circondate da poppanti. Le persona più vecchia qui, se non contiamo i genitori, è adolescente. Beh, e noi, ovviamente.”
Alzo le spalle. “Non farti ingannare dalle apparenze, molti degli adulti qui dentro sono davvero fan di Sydney.”
“Vedi, questo è quello che non capisco: tu solitamente ascolti hard rock e metal, cosa diavolo ci fai ad ascoltare una popstar?”
“Se avessi saputo che mi avresti presa in giro per tutto il tempo, non ti avrei chiesto di venire con me,” metto il broncio.
“Non ti sto prendendo in giro, sono solo curiosa. Devi ammettere che avere i Pink Floyd come band preferita e Sydney Grant come cantante preferita è una strana combinazione. Voglio solo capire.”
“Per imparare a conoscermi?” la stuzzico. È un gioco pericoloso, sono abbastanza sicura che lei non faccia vedere a nessuno quel suo lato più dolce che ha mostrato a me quando eravamo in treno, e probabilmente stuzzicarla su questa cosa non è l’idea più intelligente che abbia mai avuto, ma non posso farne a meno. Sono fatta così, ho un senso dell’umorismo molto particolare e non so mai quando devo tacere.
Grazie a dio Rory sembra essere di buon umore oggi, quindi si limita ad alzare gli occhi al cielo in modo scherzoso e a darmi una leggera pacca sul braccio.

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Monday, October 12, 2020

Reese Girls - Capitolo 2

 


2.
IL PASSEROTTO HA LASCIATO IL NIDO

 


 

“Hai messo in valigia il caricabatterie del telefono? La batteria esterna? La tua carta d’identità? La tessera dell’assicurazione sanitaria? La carta di credito - solo per le emergenze, sia chiaro? Un maglione? San Francisco è più fredda di Los Angeles, e non voglio che tu congeli o ti ammali.”
Virginia rise per la preoccupazione di sua madre. Era la prima volta che andava via per più di un giorno senza un membro della famiglia e Vivien, che solitamente rimaneva calma in qualunque situazione, stava dando un pochino fuori di matto. Era adorabile.
“Sì, mamma, ho tutto. Abbiamo controllato ieri sera, ricordi? È tutto in valigia, ho soldi, caricabatterie, vestiti, biancheria intima… e sto andando a San Francisco, non in mezzo al deserto del Sahara… se ho bisogno di qualcosa lo compro. Ora, possiamo andare? Non voglio perdere l’aereo perché mia madre è sempre in ritardo qualunque cosa faccia.”
Vivien lanciò un’occhiataccia a sua figlia e salì in macchina. “Sei una saputella, Virginia Reese; mi chiedo da chi tu abbia preso.”
Sua figlia non aveva tutti i torti, però: Vivien era davvero sempre in ritardo, qualunque cosa dovesse fare. Non poteva farci nulla, c’era qualcosa nel suo cervello che le impediva di arrivare in orario, non importava quanto ci provasse. Fortunatamente, per qualche strana ragione che le era ancora oscura, aveva partorito un essere umano responsabile con migliori capacità organizzative di quante lei avrebbe mai potuto avere
“Allora,” iniziò quando spense il motore nel parcheggio dell’aeroporto. “Scrivimi sia quando atterri sia quando arrivi in hotel. Sarò sul set fino a tardi stanotte, ma dovrei avere una pausa verso le dieci, quindi ti potrò chiamare prima che tu vada a letto. Stai attenta, ok? E Gin, non ti perdere!”
“Io non…” l’adolescente provò a protestare, ma sua madre fu più svelta
“Sì invece. Quando sei in un museo ti dimentichi del resto del mondo. Non sarebbe la prima volta che vieni lasciata indietro perché sei rimasta a fissare un quadro, quindi ti prego, cerca di stare al passo col resto del gruppo, d’accordo?”

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Heartlines on Amazon


 


Heartlines is finally on Amazon!


The ebook version is already available worldwide, the paperback will be released in a few days.





Synopsis:

Dianna Laydon is an actress starring in one of TV’s top series, Treasure Hunt, but she has never gotten used to fame. In her heart, she’s still the simple Southern girl who had moved to Los Angeles years ago to make her dream come true. She’s also a control freak, a play-by-the-book kind of girl, and a totally rational person.
Her life, though, is turned upside down when a new actress is cast as a recurring character in Treasure Hunt.
Vivien Reese has spent her whole life under the spotlights, being the wild daughter of a renowned British director, and a famous actress herself since she was just eighteen years old. With her party girl reputation and her go-with-the-flow attitude, she seems Dianna’s polar opposite, so when the two girls meet sparks start flying, and not necessarily in a good way.
But as they work together and they get to know each other, they discover that they might be more similar than they had initially thought, and more importantly, they’re terribly drawn to each other.

Sunday, October 11, 2020

Tessellate - Capitolo 20

 

20.
IT FEELS SO WARM WHEN YOU ARE NEAR

 

 

Quando misero piede al parco e Dianna vide tutti quei genitori e bambini, si bloccò e tirò Elise per il braccio per farla fermare.
“Sei davvero sicura che vada bene se ci sono anche io?”
Elise alzò gli occhi al cielo. “Per la millesima volta, sì. Non si chiama forse Family Day? E tu sei parte della famiglia di Tory tanto quanto me, quindi…”
Dianna si lasciò sfuggire un sospiro nervoso. Era la prima volta che lei ed Elise si presentavano insieme a un evento, e non un evento pubblico con fotografi e giornalisti, ma qualcosa di ancora più spaventoso: era il Family Day del nido di Tory, in cui le maestre avevano invitato i genitori e i bambini a trascorrere insieme la giornata al parco a giocare e fare lavoretti per dare un’idea alle famiglie di quello che i loro figli facevano in classe.
Quando Elise aveva ricevuto l’invito, aveva immediatamente risposto confermando la presenza di due genitori, e Dianna per poco non era svenuta. In quei mesi passati, soprattutto da quando Vivien se n’era andata, si era calata perfettamente nel suo ruolo di secondo genitore di Tory, e quindi il fatto che Elise l’avesse inclusa in quella giornata la rendeva piena di gioia, ma anche di ansia, perché loro due erano, in fondo, dei personaggi pubblici, e per quanto ne sapesse il pubblico Dianna stava ancora con Vivien, ed Elise era solo una buona amica.
A essere sincera, erano iniziate a girare delle voci di una possibile rottura, dovute al fatto che nessuno aveva visto Vivien per mesi, né fisicamente né virtualmente. La rossa sembrava completamente sparita dalla faccia della terra, aveva persino sospeso i suoi account Twitter e Instagram, e la cosa stava iniziando a notarsi, per cui la gente aveva iniziato a mormorare di una brutta rottura con Dianna. A dirla tutta, qualcuno aveva anche azzardato l’ipotesi che fosse morta, e Dianna aveva rabbrividito quando aveva letto certe speculazioni. Ovviamente sapeva che Vivien non era veramente morta - rottura o meno, era praticamente certa che Addison l’avrebbe avvisata in caso fosse successo qualcosa di simile - ma comunque, anche il solo leggerla l’aveva fatta stare male, soprattutto perché era già passata attraverso la paura di perdere Vivien in quel modo, e non era un’esperienza che ci teneva a ripetere, non importava che l’inglese l’avesse lasciata.
Insomma, la situazione non era certo ideale, ma Elise sembrava tenerci davvero tanto ad averla al suo fianco, e anche Tory si era dimostrata entusiasta, e Dianna non poteva fare finta di non essere felice di poter partecipare a quell’evento con la sua famiglia. Se fosse rimasta a casa sola, sicuramente si sarebbe incupita, quindi era contenta di essere stata inclusa. Se solo fosse riuscita a rilassarsi un pochino…

Saturday, October 10, 2020

So it goes - Capitolo 32

 

32.
Escape this town for a little while

 

 

“Sei paurosamente silenziosa oggi.”
Io e Rory siamo sul treno verso Madrid, dirette al concerto di Sydney Grant. Alla fine lei si è offerta di venire con me, non appena ha saputo che Jean aveva rinunciato al suo biglietto. Non so se lo sta facendo per me, perché si ricorda da qualche conversazione di un milione di anni fa che la musica di Sydney è strettamente legata a Lilian nella mia mente, o perché ha iniziato ad apprezzarla come cantante in questi mesi che ci siamo frequentate, ma sono felice che si sia offerta.
Abbiamo preso il treno in mattinata così da avere il tempo di arrivare a Madrid, fare un salto in albergo per lasciare giù i nostri bagagli, e andare al concerto. Nonostante io sia molto eccitata all’idea di rivedere Sydney - soprattutto perché mi sono persa il suo ultimo tour nel quale non è venuta in Spagna - ho passato la prima ora del viaggio in assoluto silenzio, guardando fuori dal finestrino. Non riesco a smettere di pensare alla conversazione che ho avuto con Rachel che ha dato inizio alla ricerca di mio padre. Non c’è molto che possa fare ora, devo aspettare ben un mese finché Rachel non verrà a trovarmi, ma questo non mi impedisce di continuare a rimuginarci sopra.
Quando sento la voce di Rory, finalmente il mio sguardo lascia il paesaggio fuori dal finestrino e si volta su di lei.
“Lo so,” sospiro.  “Mi dispiace, devo essere la compagnia peggiore del mondo. Tu ti sei offerta di accompagnarmi al concerto, e io ti ripago con il mutismo.”
“Va tutto bene, non mi dispiace avere tempo per me stessa, per leggere, visto che raramente ho il tempo di farlo. Volevo solo assicurarmi che stessi bene."
Sorrido. Mi piace questo lato premuroso di Rory, un lato che non mostra molto spesso e non molte persone hanno avuto la fortuna di vederlo.
“Sto bene. Solo… ho fatto una cosa ieri, qualcosa che potrebbe cambiarmi la vita.”

Wednesday, October 7, 2020

So it goes - Capitolo 31

 

31.
Leaving like a father, running like water

 

 

Io e Jean non ci parliamo da due settimane. Il giorno dopo la nostra litigata sono tornata a casa la sera tardi e mi sono chiusa in camera mia, così che lei non potesse provare a parlarmi, e ho ignorato ogni suo tentativo di confrontarmi. Non è facile tagliare fuori completamente la persona con cui condivido l’appartamento, e essere così disconnessa dalla mia migliore amica fa male, ma quello che è successo quella notte mi ha fatta arrabbiare così tanto che penso avrò bisogno di un bel po’ di tempo per sbollire. Il mio umore, però, non è stato esattamente dei migliori, e a peggiorare le cose, devo anche gestire il fatto che è la Festa del Papà.
Odio questo genere di feste, perché sono un promemoria di quello che ho perso e di quello che non ho mai avuto, e vedere i post sui social media dei miei amici per i loro papà mi rende ancora più triste. A scuola abbiamo avuto un evento dedicato alla festa oggi, con tutti gli studenti maschi che hanno portato i loro figli per una lezione speciale. Ho provato a non farmi turbare da questa cosa, ma sono crollata quando ho visto un uomo con sua figlia di tre anni, una carinissima bambina bionda con i codini che mi ricordava tanto me a quell’età. Lui è stato così dolce con sua figlia, guardandola con gli occhi a cuoricino, e la bambina lo guardava nello stesso modo, mi hanno fatto stringere il cuore. Non sono stata in grado di smettere di pensarci. Mi chiedo se mio padre - se fosse stato parte della mia vita - mi avrebbe guardata nello stesso modo, se io sarei stata la principessina di papà.
Tutti questi pensieri non sono usciti dal nulla. Li ho avuti per tutta la vita, ed è per questo che so qualche piccola informazione sull’uomo responsabile per il mio concepimento: sin da quando ero piccola ero solita chiedere di lui a mia mamma. E nonostante io non ricordi tantissime cose dei miei primi anni di vita, tutti quei dettagli sono molto vividi nella mia mente. Ultimamente, però, è quasi un pensiero fisso, qualcosa che non riesco a lasciare perdere.
Per questo motivo c’è solo una persona con cui voglio parlare oggi, anche se ora lei sa cosa vuol dire avere un padre amorevole: Rachel. La mia più vecchia amica è l’unica che può capire come mi sento oggi, perché era quella con cui trascorrevo questa giornata quando eravamo bambine, inventandoci storie sui padri che non avevamo mai conosciuto. Rachel è anche l’unica che può aiutarmi a rispondere alla domanda che mi sta girando in testa da quando sono stata a casa della famiglia di Jean a Natale.

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Monday, October 5, 2020

Reese Girls - Capitolo 1

 

1.
SPORCO SEGRETUCCIO

 

 

Los Angeles, USA. - Luglio 2012

 

Vivien chiuse la porta dietro di sé e calciò via le scarpe col tacco che indossava, sospirando di sollievo. Promemoria per se stessa: mai indossare tacchi a spillo nuovi quando faceva così caldo fuori.
“Non indosserei mai più tacchi, allora,” pensò, visto che faceva sempre troppo caldo per i suoi gusti a Los Angeles. Essendo cresciuta a Londra, si era abituata a temperature un filino differenti, e il clima della California a volte la faceva sentire come se fosse finita direttamente nel nono girone dell’inferno. Inoltre, amava i tacchi alti così tanto che non le importava le facessero male.
Salì le scale diretta verso la sua camera da letto per cambiarsi e mettersi in costume da bagno, così si sarebbe potuta rilassare a bordo della piscina mentre studiava il copione per il lunedì successivo. Aveva una memoria abbastanza buona quando si trattava di studiare le battute, ma aveva qualcosa di speciale in programma per quel weekend e non voleva passare un solo minuto di esso lavorando, il che voleva dire che doveva iniziare a imparare le battute direttamente quel pomeriggio.
Una volta in costume prese una bottiglia d’acqua dal frigo e uscì in giardino. Amava quella casa, era stato l’acquisto migliore della sua vita, senza il minimo dubbio. A volte le mancava il suo attico a Londra, ma la piscina e il bellissimo giardino gliela facevano passare alla svelta.
Si accomodò sulla sdraio, occhiali da sole che le coprivano gli occhi e musica a palla dagli auricolari, e iniziò a lavorare sul copione. Nella prima scena non aveva battute, doveva solo stare in piedi davanti a un dipinto e “farci l’amore con gli occhi”, come l’aveva messa giù il regista. Ridacchiò. Aveva letto da qualche parte su internet un commento di una fan che aveva dichiarato che lei avrebbe potuto avere chimica con chiunque e con qualunque cosa, persino un muro di mattoni. Si chiese cosa avrebbe pensato quella persona a vederla scoparsi un dipinto con gli occhi. Il suo lavoro era decisamente il migliore del mondo!
Passò il tempo e Vivien si perse nel suo ruolo. La musica nelle sue orecchie era così alta da non sentire nulla, quindi non notò il rumore del pulmino della scuola estiva che si fermava davanti a casa sua, quello del cancello che si apriva e chiudeva, e quello di qualcuno che apriva la porta di casa e si univa a lei a bordo della piscina.
Quando gli auricolari le vennero improvvisamente strappati dalle orecchie, saltò sulla sdraio, spaventata.
“La casa sta andando a fuoco, è scoppiata una bomba, e io sono stata rapita da una gang di alieni arrapati,” qualcuno disse in tono decisamente troppo melodrammatico.

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Sunday, October 4, 2020

Tessellate - Capitolo 19

19.
IN A CITY WITHOUT SEASONS, IT KEEPS RAINING IN LA

 

 

Il giorno della prima lettura del copione Dianna dovette farsi violenza per trascinarsi giù dal letto e prepararsi a uscire di casa. Era la prima volta da quando aveva iniziato a lavorare a Treasure Hunt sei anni prima - la prima volta nella sua carriera, in realtà - che non solo non era eccitata all’idea di tornare sul set dopo la pausa estiva, ma che avrebbe preferito buttarsi il lenzuolo sulla testa e nascondersi a letto per tutto il giorno.
Un paio di giorni prima i copioni suo e di Elise erano arrivati nella posta e, come si poteva facilmente prevedere, il personaggio di Vivien non appariva. Non solo, era stata data a Talia una storyline - quella di un rapimento - che permetteva di lasciarla fuori dal cast indefinitamente, con la possibilità di eliminarla del tutto facendola morire lontano dalle telecamere in caso di bisogno.
Dianna ed Elise avevano letto il copione insieme, tenendosi per mano, e quando erano arrivate alla fine e si erano rese conto che Vivien se n’era davvero andata, che non sarebbe più tornata neanche per il lavoro, erano entrambe scoppiate in lacrime. Dianna si chiese se avrebbe mai smesso di piangere per quella donna.
Insomma, per quanto fosse stata una possibilità molto remota, Dianna aveva continuato a sperare fino all’ultimo che Vivien si sarebbe presentata alla lettura del copione, e così forse avrebbero potuto parlare di quello che era accaduto, magari trovare una soluzione che non fosse così estrema. E invece no. C’era da aspettarselo, perché Vivien altro non era se non un’estremista in tutto quello che faceva, ma questo non voleva dire che non facesse male, che la perdita di quell’ultimo filo di speranza a cui era rimasta attaccata per più di un mese non la devastasse.
Quella mattina Elise e Dianna decisero di andare agli studi con due macchine separate, perché quest’ultima sperava di potersi fermare più a lungo e parlare con Kyle. Non si sentiva con il suo amico da più di un mese - a dirla tutta, non aveva tenuto i contatti con nessuno da quando Vivien se n’era andata - e se ne vergognava tantissimo. Sperava che, spiegando l’accaduto, i suoi amici l’avrebbero capita e perdonata. Certo, non avrebbe potuto spiegare proprio tutto tutto, perché nessuno sapeva della loro relazione poliamorosa, ma poteva semplicemente annunciare che lei e Vivien non stavano più insieme. In fondo, i suoi colleghi probabilmente erano già arrivati alla conclusione che era successo qualcosa, vista la mancanza improvvisa di Vivien nel cast.
Quello di cui non era per niente sicura era di come avrebbe spiegato ai suoi amici la rottura, quale motivazione si sarebbe potuta inventare. Si scervellò per tutto il tragitto in macchina, e quando parcheggiò al suo solito posto non era ancora riuscita a raggiungere una conclusione. Sperava che i suoi colleghi avrebbero accettato un semplice ‘ci siamo lasciate’ e avrebbero rispettato la sua richiesta di non fare domande, perché non si sentiva ancora di parlarne. Per questo motivo, per la prima volta in tutta la sua carriera non si presentò negli uffici con largo anticipo come era solita fare, ma arrivò all’ultimo momento, per evitare di doverci parlare prima che iniziasse la lettura. Non credeva di poter rimanere professionale e leggere un copione che già l’aveva devastata dopo aver dovuto parlare della fine della sua relazione. Avrebbe avuto tempo di farlo dopo, e poi tornare a casa e crollare in pace tra le braccia di Elise.
Elise la preoccupava. Dopo la loro chiacchierata qualche sera prima le cose erano migliorate, ma non sapeva come la bionda avrebbe affrontato quel ritorno al lavoro, e soprattutto come avrebbe gestito il dover nascondere il suo dolore per la partenza di Vivien. Certo, loro due erano sempre state molto amiche, ed era naturale che la bionda soffrisse per questa perdita, ma probabilmente i loro colleghi avrebbero pensato che Vivien era rimasta comunque in contatto con la sua migliore amica, perché non aveva niente a che fare con la rottura con Dianna. Già, ma come avrebbero potuto giustificare che Dianna era rimasta a vivere con Elise? La situazione era davvero troppo complicata da poter essere spiegata sommariamente senza rivelare il loro segreto, e il vero motivo per cui Vivien se n’era andata. Ancora una volta la brunetta pregò che i suoi amici la lasciassero stare nel suo dolore e non le facessero troppe domande a cui non poteva - o meglio, non voleva dare una risposta.

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Saturday, October 3, 2020

So it goes - Capitolo 30

 

30.
I don't wanna keep secrets just to keep you

 

 

Rifletto sulla mia conversazione con Rory per tutto il tragitto verso casa. Sono felice che siamo sulla stessa lunghezza d’onda, e capisco la reticenza nell’attaccarsi addosso un’etichetta . Dopotutto, perché dovrebbe importare se è gay, bisessuale, o semplicemente attratta da una donna nello specifico? A questa donna nello specifico non importa. So che probabilmente un giorno troverà un uomo che le piacerà o per il quale proverà qualcosa e questa trombamicizia finirà, esattamente come potrebbe succedere che io trovi una donna che mi faccia innamorare di lei e con cui vorrò costruire qualcosa di stabile, e questa cosa con Rory sarà solo una parentesi nella mia vita. Mi piace, questo è certo, ma non vedo quello che stiamo facendo come qualcosa di permanente, o anche solo duraturo. Quindi non sento il bisogno di etichettarlo, o di etichettare Rory.
Mi chiedo anche, ancora una volta, cosa dirò a Jean. Devo inventarmi una scusa che non sia una bugia troppo lampante, perché la mia migliore amica merita meglio di così. Mi sento già come se l’avessi trattata di merda, quindi aggiungere una bugia colossale alla lista non mi sembra una buona idea. Per come la vedo io, ho due possibilità, che mi permettono di avvicinarmi alla verità senza rivelarla del tutto: posso dirle che sto vedendo qualcuno, o che ero da Rory per qualunque motivo che non fosse il sesso. Visto che ho già accantonato la prima idea, perché so che Jean vorrebbe i dettagli, la mia unica opzione è di usare la seconda e sperare vada tutto bene.
Quando arrivo a casa sono sorpresa di constatare che Jean non è arrabbiata con me come credevo fosse. Si è solo preoccupata quando si è resa conto che non ero a casa e che non avevo chiaramente passato la notte nel mio letto.
Mi scuso ancora una volta, sperando segretamente che non mi chieda spiegazioni, e sentendomi in colpa per questo. Ma Jean è Jean, non lascia perdere.
“Allora, dove cazzo sei stata? Eri con una ragazza? Ti stavi rotolando tra le lenzuola con una figa e io non ne so nulla? Come osi? Sputa il rospo, chi è?”
Come mi aspettavo, vuole sapere tutto, il che mi fa ringraziare il cielo di essere riuscita a inventarmi un’altra scusa.
“Non mi stavo rotolando tra le lenzuola con nessuna.” Prima bugia. “Ero da Rory.” Prima verità. “Stiamo lavorando alle attività per la festa di St. Patrick e siamo terribilmente indietro, quindi abbiamo deciso di incontrarci dopo la chiusura della scuola e darci da fare.” Un’altra bugia. La festa di St. Patrick è organizzata da giorni ormai, grazie alla nostra nuova regola del ’niente sesso a scuola’. “Era così tardi quando abbiamo finito che mi ha offerto un posto sul suo divano, e mi sono dimenticata di scriverti che non tornavo.” Ok, questa è solo in parte una bugia. Era in effetti tardi quando abbiamo finito di fare del sesso da urlo e mi sono dimenticata di scrivere a Jean, ma ovviamente non ho dormito sul divano. Tutto sommato, facendo i calcoli, me la sono cavata con due bugie e mezzo e una verità e mezzo. Non è poi così male.

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