Monday, December 14, 2015

You are my Shining Star - capitolo 33



33.
A MIRROR OF OURSELVES SURE MAKES US WEIRD



Il giorno dell'incontro con Chelsea, Vivien avrebbe voluto dire di essere completamente rilassata e di avere tutto sotto controllo. Sfortunatamente, la realtà dei fatti era un po' diversa. La notte prima aveva dormito poco e niente, e si era svegliata con un blocco allo stomaco che le aveva impedito di mandare giù qualunque cosa che non fosse caffè. Inoltre, aveva passato almeno un'ora e mezza davanti all'armadio, buttando sul pavimento il suo intero guardaroba nel tentativo di trovare qualcosa di appropriato da indossare quel giorno.
"Non ho niente da mettermi!" piagnucolò, lasciandosi cadere teatralmente sulla poltrona.
Elise osservava la scena dalla soglia della stanza, lasciandosi sfuggire una risatina ogni tanto. "Vivien, sei piena di vestiti! Non devi sfilare sul tappeto rosso, devi solo passare la giornata con una ragazzina! Ti giuro, a volte mi sembri proprio un'adolescente."
"Ma tutto ciò che ho non è appropriato per questo incontro!" mugugnò la rossa. "Non voglio darle un'impressione di me sbagliata. Dio, perché mi vesto sempre da puttana?"
Elise scoppiò a ridere, poi decise che era arrivato il momento di intervenire. "Tesoro, tua sorella ti ha visto in televisione e su internet milioni di volte, probabilmente. Penso che sappia già come ti vesti. Senza contare che non è vero che ti vesti da puttana."
Le parole di Elise, invece di calmarla, la fecero cadere ancora di più nel panico. "Oddio, mi ha vista in televisione! Mi ha vista nuda! Mia sorella, di cui ignoravo l'esistenza fino a una settimana fa, mi ha vista nuda! Con che coraggio mi presenterò davanti a lei oggi?"
"Ok, calmati ora! Credi davvero che una ragazzina di quattordici anni abbia il permesso di guardare LaLaLand e Bloodlust? Andiamo, Vie, è impossibile!"
"Scherzi?" replicò Vivien. "Sti adolescenti vivono su internet oggigiorno, completamente senza supervisione. Li avrà guardati sicuramente, e ora penserà che sua sorella è la più grande troia che abbia mai camminato sulla Terra! Oh, e devo anche imparare a limitare il mio linguaggio! Non posso parlarle come uno scaricatore di porto, non sarebbe educativo!"
Tutto sommato, pensò Elise, Vivien in quel momento era quasi tenera nella sua preoccupazione. Si vedeva che ci teneva sul serio a fare una buona impressione su sua sorella; era la prima volta da quando la conosceva che si preoccupava di dover usare un linguaggio meno volgare del suo solito rosario di imprecazioni.
"Vi, l'hai detto tu stessa, 'sti ragazzini vivono su internet. Credi che non sappia tutte le parolacce che conosci tu, e molte altre in più? Rilassati! È stata lei a volerti conoscere, e probabilmente ti venera come se fossi una dea. Andrà bene. Ora mettiti qualcosa addosso, che se no rischi di fare tardi."
Rassegnata, Vivien seguì il consiglio dell'amica e si mise a cercare nel mucchio di vestiti sparsi per terra qualcosa che non fosse troppo indecente, troppo scollato o trasparente. Un quarto d'ora dopo, era pronta a uscire di casa con indosso un paio di leggings neri, un top grigio dalla scollatura moderata e gli stivaletti senza tacco che Dianna le aveva comprato per la loro giornata alla Huntington Library. Era abbastanza soddisfatta del risultato: avrebbe potuto passare per una ragazza normalissima; non voleva dare a Chelsea l'impressione di essere una superstar irraggiungibile.
Vivien aveva pensato a lungo a quale fosse il luogo ideale per quel primo incontro. Essendo Chelsea minorenne, un bar era fuori discussione, nonostante lei iniziasse a sentire il forte bisogno di almeno un bicchiere di vino per calmarsi. Voleva trovare un posto dove fosse possibile chiacchierare e conoscersi, ma dove ci fosse anche altro da fare per riempire i possibili momenti di silenzio che ci sarebbero stati tra quelle che, in fondo, erano due perfette estranee.

Friday, November 27, 2015

You are my Shining Star - capitolo 32


32.
IF I CRIED UNTO MY MOTHER,
NO SHE WASN'T THERE FOR ME



Vivien non riusciva a credere ai suoi occhi. Mai, in nessuna delle sue fantasie più assurde, avrebbe potuto immaginare di ritrovarsi in una situazione del genere. Era folle, non aveva assolutamente senso… non c'era un solo motivo al mondo per cui quella donna dovesse trovarsi lì, a Los Angeles, nel posto dove lei lavorava, e addirittura nella sua roulotte. Chi diavolo le aveva dato il permesso di entrare, tra l'altro? Non controllavano forse i documenti all'ingresso? La guardia non aveva protestato quando aveva letto un nome che non c'entrava assolutamente nulla con Vivien?
In realtà, a Vivien bastò uno sguardo a quella donna per capire come aveva fatto a convincere la guardia a lasciarla entrare: Linda Moore era la copia sputata di Vivien, con qualche anno in più. Chiunque, data la somiglianza, non avrebbe battuto ciglio sentendosi dire che quella donna era la madre di Vivien.
"E tu che cazzo ci fai qui?"
Linda le si avvincinò, l'espressione sul suo volto tradiva l'imbarazzo che sicuramente stava provando, ma accennava anche un sorriso. "Sono venuta perché… dio, sei così bella, ancora di più che in televisione… non riesco a crederci… comunque io sono venuta… sono venuta per parlarti," balbettò.
Vivien alzò gli occhi al cielo, scosse la testa e scoppiò in una risata che poteva essere tanto sarcastica quanto isterica.
"Scherzi, vero? No, sti cazzi, io me ne vado!" esclamò, prima di girarsi, richiudersi la porta della roulotte alle spalle e cercare di mettere la più grande distanza possibile tra lei e quella donna.
Ok, sapeva che quella non era la reazione più matura che potesse avere, e che probabilmente la dottoressa Sprite l'avrebbe sgridata per il modo in cui era scappata senza affrontare la situazione, ma in quel momento sapeva di non essere in grado di farlo. Era anche migliorata tantissimo in quei mesi di sedute con la psicologa, ma sapeva di non essere abbastanza matura per affrontare quella donna immediatamente, senza preparazione e senza supporto.
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Sunday, November 8, 2015

You are my Shining Star - capitolo 31


31.
TRULY THE ANGELS' BEST




“Dobbiamo proprio appendere tutte queste luci?” si lamentò Vivien, osservando la sua ragazza in preda a una frenesia decorativa pre-natalizia. “Non basta un alberello e via? Tanto più che nessuno di noi passerà il Natale in questa casa.”
Vivien non era mai impazzita per il Natale. Certo, da bambina aveva ovviamente apprezzato i regali, il lauto pranzo e le decorazioni, soprattutto quando suo nonno la portava a vedere le luminarie, ma ora le sembrava solo un giorno di festa come tanti altri, una scusa per passare del tempo in famiglia, e in più le ricordava che suo nonno non c’era più. Insomma, l’idea di trasformare la sua casa nella succursale della bottega di Babbo Natale non le andava esattamente a genio.
Dianna, invece, era di tutt’altra opinione. Adorava il Natale e, secondo la sua opinione, le decorazioni non erano mai abbastanza, tanto più che dovevano andare a compensare l’atmosfera decisamente poco natalizia che c’era nel sud della California. Com’era possibile riuscire a entrare nello spirito giusto delle feste senza un po’ di neve?
“Sei veramente un Grinch!” esclamò. “Quando vivremo insieme, giuro su dio che quelle lucine te le appenderò anche sulla tavoletta del cesso!”
“Tu provaci e vedrai che non farai sesso per tutta la durata di dicembre!” la minacciò Vivien, disgustata dall’idea di avere una tavoletta del water piena di luci.
Dianna si voltò e le fece una smorfia. “Come se tu riuscissi a resistere così tanto senza saltarmi addosso!”
In quel momento Elise entrò nella stanza, reggendo un groviglio di fili non ben identificato. “Bambine, non litigate,” le rimproverò ridendo. “Dianna, ho trovato le luci a forma di stella. Mi aiuti ad appenderle attorno alla finestra della cucina?”
Vivien alzò gli occhi al cielo. Era da sola contro due belve affamate di spirito natalizio! “Dammi qua,” disse, prendendo le luci dalle mani di Elise. “Faccio io. Ci manca solo che ti metta a fare questi sforzi per due decorazioni e finisca per partorire sul bancone della mia cucina.”
“In effetti la bestiolina qui dentro è parecchio inquieta ultimamente,” ammise la bionda, massaggiandosi il pancione. “Credo sia solo perché sente il cambio di atmosfera, però. Non penso sia ancora pronta a uscire.”
Dopo il giorno del Ringraziamento, Elise non aveva più avuto finte contrazioni, e la sua ginecologa le aveva assicurato che non vedeva un motivo per cui non potesse portare quella gravidanza a fine termine. La data prevista per il parto era il dodici gennaio, ma la dottoressa le aveva detto che dall’inizio del mese ogni giorno sarebbe potuto essere buono.
“Non ti azzardare a partorire quando io sono a Londra!” la ammonì Vivien, che ci teneva a essere presente al momento del parto.
“Non è che dipenda da me, eh,” le ricordò l’amica. Fosse stato per lei, avrebbe tirato fuori la creatura in quel preciso istante, perché non ne poteva veramente più di essere incinta.
“Beh, se proprio devi, almeno tienitelo, o tienitela, dentro finché non riesco a prendere un aereo e arrivare. Non saranno certo quelle dodici ore in più a cambiarti la vita.”
“Signore e signori, avete appena assistito alle lezioni di biologia firmate Vivien Reese! Genitori, prendete esempio e fate studiare i vostri figli, almeno non diranno cazzate del genere,” la prese in giro Elise.

Sunday, August 2, 2015

You are my Shining Star - capitolo 30


29.
ALL THIS DEVOTION WAS RUSHING OUT OF ME



“E taglia!” urlò il regista. “Andava benissimo, possiamo chiudere. Potrebbero esserci un paio di scene che hanno bisogno di ADR, ma sono tutte cose che controlleremo in post-produzione. Per quanto mi riguarda, qui abbiamo finito. Grazie a tutti!”
I membri del cast e della crew presenti sul set iniziarono ad applaudire, come era di rito alla fine delle riprese di una puntata.
“Perfetto gente, con questo è tutto. Vi manderò gli orari di chiamata per la prossima puntata ma, nel frattempo, godetevi la settimana di vacanza e buon Ringraziamento a tutti.”
Gli attori ringraziarono e lasciarono il set, mentre la crew iniziò a smontare l’equipaggiamento che era stato montato provvisoriamente per quella puntata. Il set principale di Treasure Hunt solitamente rimaneva invariato, e gli addetti ai lavori modificavano solamente i dettagli di volta in volta.
“Una meritata settimana di riposo!” esclamò Vivien mentre lei e Dianna si avviavano verso le loro roulotte. “In quanto inglese, il giorno del Ringraziamento non ha un significato particolare per me, ma sono veramente grata di avere un po’ di tempo libero.”
“A chi lo dici!” rispose Dianna, trovandosi d’accordo. “Ultimamente abbiamo lavorato talmente tanto, che ho accumulato una marea di cose da fare. Sarà un miracolo riuscire a sbrigare tutte quelle faccende nei prossimi tre o quattro giorni.”
“Dai, non manca molto alle vacanze di Natale. Ancora un paio di settimane dopo il Ringraziamento e poi avremo un intero mese libero. Sembra quasi un sogno,” la consolò la rossa.
In effetti, nelle ultime settimane avevano avuto pochissimo tempo da dedicare alle faccende quotidiane ed era impensabile riuscire a svolgere tutto nei pochi giorni prima del Ringraziamento.
“Dici che riusciremo ad avere almeno un paio di appuntamenti come si deve prima di tornare a casa per le vacanze?” chiese Dianna speranzosa.
Dopo la bella giornata passata alla Huntington Library avevano deciso in comune accordo di ritagliare un po’ di tempo a cadenza regolare per uscire insieme come una coppia normale, come una coppia che stava insieme da meno di un anno e ancora stava cercando di conoscersi. Il pomeriggio trascorso insieme aveva aiutato le due attrici a riequilibrare il loro rapporto, a lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo tra di loro, seppur senza dimenticarlo. Dianna era felice di essere riuscita a fare aprire Vivien nei suoi confronti, e quest’ultima era invece grata per il modo in cui Dianna l’aveva spronata a parlare di sé e del suo passato, oltre che estremamente soddisfatta di se stessa per essere riuscita a condividere con la sua ragazza momenti che, altrimenti, avrebbe tenuto celati per chissà quanto, se non per sempre. Gli appuntamenti successivi non sarebbero stati sempre una caccia al tesoro, ma Vivien era convinta di essere ormai in grado di essere onesta con Dianna, grazie anche al lavoro su se stessa che stava portando avanti con la dottoressa Sprite.

Sunday, June 21, 2015

Oceans of Time - capitolo 1



1.
I WILL FIGHT THE TIME AND BRING YOU BACK


Time is blowing out
Dividing you and me
Can you see me?
Everything is wrecked and grey
I’m focusing on your image
Can you hear me in the void?
I will fight the time and bring you back


L'avevano sempre saputo, sin dall’inizio: avrebbero sempre e soltanto vissuto di tempo preso in prestito. Non sarebbe mai stato abbastanza, eppure quella consapevolezza non era mai stata sufficiente per fermarle, per tenerle lontane l’una dall’altra.
Nemmeno sapere che stavano infrangendo ogni regola della natura, ogni singola regola di spazio e tempo… nemmeno quello sembrava un motivo valido per dire basta, per tirarsi indietro. Sapevano che il loro era un amore impossibile, che era destinato a finire in tragedia, ma erano determinate a tenerselo stretto per quanto tempo fosse stato possibile.
“Lo sai che un giorno ti prenderanno, vero?” aveva detto Lila una notte, mentre giacevano sul letto coperte solo da un leggero lenzuolo bianco, la luce della luna che filtrava dal lucernario e conferiva ai loro corpi un bagliore quasi sovrannaturale, irreale. “Ti prenderanno e ti rimanderanno indietro. Distruggeranno l’orologio e io ti avrò persa per sempre.”

“Ne sarebbe comunque valsa la pena,” aveva risposto Grace, attirando Lila a sé e baciandola, e, come tutte le volte, ogni preoccupazione per il futuro, o per il passato, svaniva in quel bacio, nel groviglio dei loro corpi, nel battito dei loro cuori.
In cuor loro, però, sapevano che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Prima o poi si sarebbero dovute dire addio, per sempre.

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Tuesday, June 16, 2015

You are my Shining Star - capitolo 29



29.

HEAL THE SCARS AND CHANGE THE STARS



“Parlami di tua madre.”
Vivien sentì lo stomaco accartocciarsi a quelle parole. Era la sua seconda seduta dalla psicologa, e forse era stata ingenua a credere che quella conversazione non sarebbe avvenuta.
Durante la prima seduta, Vivien aveva sommariamente raccontato alla dottoressa Sprite i motivi che l’avevano condotta lì: qualche parola sull’abbandono di sua madre, Naomi, la sua adolescenza senza freni, il tentato suicidio, i suoi anni di completa chiusura emotiva, Dianna e la loro momentanea rottura, Elise, l’abuso di alcool e droghe e, infine, l’idea che Elise aveva ventilato che potesse essere affetta da qualche disturbo della personalità.
Quella mattina, dopo qualche convenevole, la dottoressa Sprite aveva evidentemente deciso di iniziare direttamente dall’argomento che Vivien avrebbe voluto trattare il più tardi possibile.
“Non mi piace parlare di lei. Non lo faccio mai,” rispose Vivien, e poi aggiunse: “e comunque, io non la definisco mia madre. È la donna che mi ha messo al mondo, tutto qui.”
La dottoressa Sprite annuì e annotò qualcosa sul blocco di fogli che aveva davanti. “D’accordo, non mi riferirò più a lei come tua madre. Ma Vivien, se vuoi ottenere qualcosa da queste sessioni insieme dovrai parlare di lei, prima o poi.”
Vivien sospirò. “Lo so. Speravo solo fosse poi e non prima. Non possiamo parlare d’altro e arrivare a trattare questo argomento più avanti? L’idea di aprirmi in questo modo con una persona sconosciuta, per quanto una dottoressa, è nuova per me, e non mi sento ancora abbastanza a mio agio per parlare di Linda.”
“Va bene, parlami di Dianna, allora,” disse la psicologa.

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Sunday, January 18, 2015

You are my Shining Star - capitolo 28


28.
YOU ARE BEAUTIFUL, NO MATTER WHAT THEY SAY


A onor del vero, le cose sembrarono essere tornate a una parvenza di normalità, almeno per un certo periodo. Con la fine ufficiale dell’estate, la programmazione televisiva rientrò nel vivo e, iniziata la nuova stagione, il cast di Treasure Hunt aveva pochi momenti veramente liberi.
Vivien era tornata a casa dopo il suo fine settimana a London, ed Elise era sembrata più che felice alla notizia che la sua migliore amica aveva finalmente messo la testa a posto ed era tornata insieme a Dianna. La rossa aveva cercato di scusarsi con lei, non solo per il suo comportamento in quell’ultimo mese, ma per tutto il dolore che, seppur involontariamente, le aveva causato negli anni passati. Elise, però, non aveva voluto affrontare l’argomento.
“Non importa, davvero,” aveva detto. “Non parliamone più e dimentichiamoci che sia successo.”
Vivien non era sicura che la via migliore per affrontare la situazione fosse l’evitare di parlarne, tanto più che anche con Dianna non aveva più toccato l’argomento Elise, ma che altro poteva fare, se non assecondare i desideri delle due donne più importanti per lei? Aveva creduto che Dianna sporgesse qualche obiezione al suo voler continuare a vivere con Elise, ma anche quell’argomento non era stato toccato. A quel punto, a Vivien non rimaneva altro che prendere tempo, cercare uno psicologo fidato con cui parlare, ed eventualmente chiedere a lui come risolvere al meglio quella faccenda.
Se doveva essere del tutto sincera, l’idea di entrare in terapia la spaventava notevolmente. Un conto era ammettere, a livello teorico, di poter avere qualche problema, mentre l’altro era sentirsi dare un nome a quel problema da un esperto. E, inoltre, aveva una paura esagerata che le prescrivessero dei medicinali per l’umore o per qualunque problema potesse presentarsi. Dopo essere finita ad abusare ancora di droga, non era sicura che dei medicinali potessero farle un effetto positivo, e aveva paura di diventarne dipendente. Non che i suoi problemi di droga fossero mai arrivati fino a quel punto, ovviamente. Era sempre riuscita a fermarsi in tempo e, da quando aveva detto basta quella sera prima di finire nuovamente a letto con Elise, non aveva più toccato nulla, nemmeno una canna. Però l’idea di dover prendere dei medicinali regolarmente la spaventava, soprattutto perché si sarebbe trattato di psicofarmaci, e non di semplici pastiglie di antidolorifico senza neanche la prescrizione medica.
“Non fasciarti la testa prima di rompertela,” le continuava a ripetere Elise. “Non hai neanche trovato qualcuno da cui andare, quindi non sai se dovrai prendere dei medicinali, e tantomeno se ti daranno dipendenza. Un passo alla volta.”