Tre anni fa
Questo non è assolutamente il modo in cui avrei pensato di trascorrere la mia ultima notte a Los Angeles, a una lavanderia automatica aperta ventiquattro ore. Quando mi sono resa conto di non avere abbastanza biancheria intima pulita da sopravvivere i primi giorni in Spagna, mi sono presa a schiaffi mentalmente.
“Com’è possibile che non ti sei accorta che la maggior parte della tua biancheria era sporca?” Lilian ripete per almeno la decima volta mentre carica la lavatrice.
“Hey, non è colpa mia se c’era un lenzuolo sul cesto della biancheria. E poi, siamo sempre state negligenti con il bucato, quindi non dovrebbe essere sta gran sorpresa,” cerco di difendermi. A dir la verità, mi sto quasi divertendo qui stanotte. So che se fossimo rimaste a casa come avevamo programmato, saremmo finite a deprimerci per la mia imminente partenza, mentre qui posso fare finta che sia solo una sera come tante, e che dobbiamo fare il bucato perché non abbiamo niente di pulito per domani. In quasi sei anni di relazione, è successo più volte di quante ci faccia piacere ammettere.
“Quindi, che cosa facciamo mentre aspettiamo? Vuoi prendere qualcosa da mangiare alla IHOP in fondo alla strada?” chiede Lilian, spingendo in dentro la fessura delle monete per far partire la lavatrice.
“Dopo, quando il bucato è nell’asciugatrice. Aspettiamo qui che la lavatrice finisca.”
“Facendo cosa?”
Faccio attenzione alla canzone che sta passando alla radio, che sta riempiendo tutto il locale di musica. Non è esattamente quello che ascolto di solito, ma non mi importa molto al momento.
“Balla con me!”
