Friday, December 9, 2016

Flung out of space - capitolo 2



II - SO CLOSE BUT STILL A WORLD AWAY



Vivien arrivò all’appuntamento in leggero ritardo, solo cinque minuti in realtà, perché aveva perso tempo a discutere con Julian i programmi di Victoria per le vacanze natalizie. Julian voleva partire quel fine settimana, mentre lei si era impuntata per avere sua figlia almeno la vigilia di Natale. Julian aveva cercato di convincerla a unirsi a loro in quel viaggio a San Francisco, ma lei non ne aveva voluto sapere. Per quanto sapeva che Victoria ne sarebbe stata felice, non sarebbe stato giusto confonderle le idee così tanto passando il Natale insieme come una famiglia, solo per poi divorziare qualche mese dopo. In più, Vivien non riusciva più a sopportare la madre di Julian e le occhiatacce che la donna le rivolgeva in qualunque momento, e già avrebbe dovuto vederla quella sera alla festa alla quale si era fatta convincere a partecipare. Natale le sembrava davvero troppo, ma era giusto che anche lei avesse la possibilità di festeggiare con la sua bambina. La discussione, comunque, era stata interrotta quando Vivien si era resa conto che avrebbe fatto tardi al suo appuntamento per pranzo e se n’era andata.
Dianna l’aspettava sul marciapiede davanti al ristorante, appoggiata contro il muro. Quando la vide, le rivolse il sorriso più luminoso che Vivien avesse mai visto.
“Mi scusi per averla fatta aspettare,” le disse, mortificata. “Entriamo?”
Il cameriere le condusse al loro tavolo e porse il menù a Dianna. Vivien, invece, non lo prese neanche e ordinò. Il cameriere quindi si voltò verso la ragazza, che aveva appena aperto il menù e non aveva letto neanche una riga, aspettando la sua ordinazione.
“Uhm… per me lo stesso, grazie,” disse la giovane donna, imbarazzata. Lei solitamente ci metteva ore per scegliere cosa mangiare al ristorante, e il fatto che la signora Irwin avesse ordinato così velocemente le aveva messo addosso pressione.
Quando il cameriere le lasciò, la donna seduta di fronte a si mise in bocca una sigaretta e gliene offrì una.
“Allora,” disse poi dopo una lunga boccata di fumo. “Siamo qui sedute a pranzo insieme, e non so neanche il suo nome.”
“Dianna,” rispose la ragazza. “Laydon.”
“Dianna Laydon,” ripeté Vivien come se volesse provare a sentire come suonava detto da lei. “Non Diane? Proprio Dianna? Adorabile!”
Dianna arrossì. “E il suo nome?” le chiese. Era da giorni che moriva dalla voglia di saperlo. Aveva provato a volte a capire che nome potesse starle bene, ma non era riuscita a giungere a una soluzione. Una donna simile doveva per forza avere un nome importante, raffinato quanto lei, affascinante.
“Vivien.”

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Monday, December 5, 2016

Flung out of space - capitolo 1



I - ANGELS COME FROM KENTUCKY


Dicembre 1954

Nonostante vivesse nella contea di Los Angeles da quasi tre anni, Dianna non era mai riuscita ad abituarsi al clima quasi estivo di quella città durante il periodo natalizio. Per lei, che era nata e cresciuta in Kentucky, dove in inverno le temperature potevano tranquillamente scendere sotto lo zero, Natale aveva sempre voluto dire freddo, neve e cioccolata calda davanti al caminetto. In California, invece, a dicembre inoltrato era ancora possibile andare in giro con vestitini leggeri a maniche corte, e magari fare un salto in spiaggia. Dianna non sarebbe mai riuscita a farsene una ragione.
Quella mattina indossò un paio di pantaloni di cotone a tre quarti e una camicetta sbracciata, e uscì di casa portando con sé un maglioncino leggero, in caso si fosse fatto più fresco la sera, quando sarebbe uscita dal lavoro.
Appoggiato contro il muretto affianco al portone, Austin la stava aspettando.
“Come fai a essere così bella di prima mattina?” gli chiese, dandole un bacio sulla guancia. “Allora, andiamo?”
Dianna era grata a Austin che l’accompagnava al lavoro in bicicletta ogni mattina, perché altrimenti avrebbe dovuto prendere l’autobus, che era sempre troppo affollato per i suoi gusti. Ciò di cui non era grata, invece, erano i continui discorsi di Austin su un fantomatico viaggio in Europa che avrebbe voluto fare con lei in primavera.
“Mi sono arrivati gli orari delle navi,” disse mentre pedalava, ansimando leggermente per la fatica. “Ci sono due navi che potremmo prendere, in aprile. Partono entrambe da New York, quindi dovremmo prendere un aereo fino a lì, o magari attraversare il paese in macchina. Dianna, mi stai ascoltando?”
“Ti sto ascoltando,” confermò Dianna. “Stai parlando di navi, aerei e macchine.”
“Cosa ne pensi, allora?”
“Penso che…” Dianna cercò di prendere tempo. Non era per niente sicura di voler andare in Europa con Austin. Stava bene con lui, ma Austin correva troppo: aveva dichiarato più volte di volerla sposare, e questo viaggio in Europa era per lui un preludio proprio verso il matrimonio, ma Dianna non credeva di essere pronta né per sposarsi, né per trascorrere mesi in giro per l’Europa con Austin. “Penso che non ho ancora bevuto il mio caffé mattutino, e quindi non riesco a pensare.”

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Tessellate - capitolo 5



5.
THREE POINTS WHERE TWO LINES MEET



La prima a rientrare a Los Angeles e a mettere piede in casa fu Dianna. Arrivò nella villa di Beverly Hills nel primo pomeriggio, mentre l’aereo di Vivien dall’Inghilterra sarebbe atterrato di lì a poche ore. Elise, che avrebbe guidato dalla casa dei suoi genitori a Orange County, aveva voluto aspettare che Tory mangiasse e fosse abbastanza stanca per un pisolino, in modo da metterla in macchina addormentata e, con un po’ di fortuna, non sentirla per tutto il viaggio. Secondo le previsione di Dianna, la bionda sarebbe quindi arrivata a breve, e la prospettiva di trovarsi faccia a faccia con lei per prima, senza Vivien presente, la terrorizzava un pochino.
“Per fortuna che c’è Tory,” pensò con sollievo. La presenza della bimba avrebbe sicuramente aiutato a sbloccare un’atmosfera che, Dianna tirò a indovinare, sarebbe probabilmente stata imbarazzante a dir poco.
Mentre era sola ne approfittò per aprire tutte le persiane e le finestre e fare entrare un po’ di luce e di aria in quella casa che era stata chiusa per più di due settimane. Mano a mano che le stanze si illuminavano, Dianna si ritrovò a osservare con attenzione ogni singolo dettaglio dell’arredamento, del modo in cui la luce colpiva le pareti e gli angoli, e si chiese se, dopo la chiacchierata che c’era in programma quella sera, si sarebbe dovuta cercare un altro posto per vivere. Nonostante vivessero tutte insieme, quella era, in fondo, casa di Vivien, e quindi sarebbe rimasta a lei in caso di rottura. Per molto tempo Dianna aveva insistito che si trovassero un’altra sistemazione, qualcosa che avrebbero potuto pagare insieme e che sarebbe diventata casa di entrambe, ma a Vivien quella villa era sempre piaciuta moltissimo, e si era sempre dichiarata non ancora pronta a lasciarla.
Dianna cercò di immaginarsi come sarebbe stata quella casa senza la presenza di Elise e di Victoria, e poi ancora una volta di immaginarsela senza di lei. Sarebbe stata molto diversa? Non riusciva più a ricordare com’era stata anni prima, quando Vivien viveva ancora da sola. Una cosa era certa: c’era solita essere molta meno confusione prima dell’arrivo di Victoria. Vivien non aveva mai particolarmente brillato per il suo essere ordinata, ma la presenza della bambina aveva portato una quantità di giochi e peluche tale in tutte le stanze che ogni tanto sembrava di trovarsi in un negozio di giocattoli e non nella residenza di tre donne adulte.

Sunday, December 4, 2016

A surprise for Christmas



Coming soon:

FLUNG OUT OF SPACE


Una piccola sorpresa per tutte le mie lettrici, soprattutto coloro che amano Vivien e Dianna. Una storia AU ambientata negli anni '50 che si rifà al libro/film Carol, con protagoniste proprio Vivien e una giovanissima Dianna.
Al momento ho scritto circa 5k, pensavo sarebbe stata una one-shot e invece, come sempre, mi sto dilungando, quindi mi toccherà dividerla in capitoli.
Conto di postare il primo a breve, giusto per attenuare un po' l'attesa per il nuovo aggiornamento di Tessellate (che, comunque, è già pronto e verrà postato sicuramente prima di Natale).
Spero che questa piccola sorpresa vi piaccia e che apprezzerete la storia.
A presto.

Saturday, November 19, 2016

Tessellate - capitolo 4


4.
A THIEF, A WHORE AND A LIAR



Elise non riusciva a dormire. Era stato così da quando era tornata a casa dei suoi genitori per le vacanze, e nonostante la stanchezza - essere la madre di una bambina di due anni sotto Natale non era esattamente rilassante - quando si metteva finalmente a letto e chiudeva gli occhi non c’era verso di prendere sonno. Passava ore a fissare il soffitto, a rigirarsi tra le coperte, prendendo in mano il telefono con l’intenzione di mandare un messaggio a Vivien, e forse uno anche a Dianna, e tormentandosi e chiedendosi se fosse davvero il caso di scrivere, e infine rinunciandoci. Per qualche motivo, non le sembrava giusto. Dianna aveva praticamente impedito a Vivien di contattarla e, sebbene non avesse esteso quel divieto di comunicazione anche a loro due, Elise non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che parlare con Vivien sarebbe stato come un ulteriore tradimento nei confronti di una donna che era già stata tradita abbastanza, e che non lo meritava.
Era paradossale, in realtà, che l’idea di scrivere a Vivien o di telefonarle la facesse sentire così tanto in colpa quando, solo pochi giorni prima, aveva fatto sesso con lei davanti alla sua fidanzata.
Le immagini di quella notte le tornavano davanti di tanto in tanto come dei flashback, ma in modo confuso, quasi come se non fosse successo veramente, quasi come se non fosse stato reale, ma si fosse trattato di un sogno, uno di quei sogni che, al risveglio, si ricordano abbastanza vividamente in linea generale, ma che, quando si cerca di mettere a fuoco i dettagli, sfuggono via e fanno venire mal di testa per lo sforzo. Più volte, in quei giorni, Elise si era ritrovata a guardarsi allo specchio e ad ammirare i segni scuri che la bocca e i denti di Vivien avevano lasciato sulla sua pelle, solo per convincersi che era accaduto veramente, che non era stato un sogno, o un’allucinazione collettiva. Quei segni, che ora stavano svanendo, erano la prova inconfutabile di quello che aveva fatto, e facevano esplodere dentro di lei un misto di emozioni non totalmente piacevoli.

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Thursday, October 20, 2016

Tessellate - capitolo 3



3.
WHAT IF I NEVER LOVE AGAIN?



“Voglio che voi due facciate sesso… davanti a me.”
L’affermazione di Dianna lasciò tutte e tre le presenti in stanza sconvolte, inclusa Dianna stessa.
“Che cosa?” esclamò Elise, che aveva cercato il più possibile di lasciare spazio a Dianna e Vivien, e che non aveva proferito verbo quando Dianna si era messa a insultare in quel modo la sua migliore amica che, nonostante tutto, non meritava tutto quel disprezzo. O forse sì, forse lo meritavano entrambe, ma questo non voleva dire che le avesse fatto piacere sentire tutte quelle parole di disgusto rivolte alla donna che amava.
“Mi hai sentita, Elise. Voglio vedervi mentre fate sesso. Non dovrebbe essere difficile per voi farlo, visto che vi amate così tanto. Ieri notte vi siete scambiate solo un bacio, e non ho problemi a crederlo - mi sembrate entrambe sincere su quello - ma non potete dirmi che non avete desiderato fare qualcosa di più.”
Le altre due donne abbassarono il capo, colpevoli. Se Tory non le avesse fermate, avrebbero sicuramente fatto sesso la notte precedente, quindi Dianna non aveva torto. Ma da lì a doverlo fare davanti a un’altra persona, davanti al terzo lato di quell’assurdo triangolo… beh, c’era una bella differenza!
“Di, non credo che tu abbia davvero idea di quello che stai chiedendo,” si intromise Vivien, anche lei completamente sconvolta dalla richiesta della sua fidanzata - sempre che potesse ancora definirla tale. “Ti farebbe solo stare peggio.”
“Dubito di potermi sentire peggio di così, Vivien,” sibilò Dianna. “So quello che vi sto chiedendo di fare e mi aspetto che esaudiate la mia richiesta senza lamentarvi. Hai detto di essere disposta a fare qualunque cosa… questo è quello che voglio. Me lo devi. Me lo dovete entrambe.”
Vivien ed Elise si scambiarono un lungo sguardo, cercando di capire quale fosse la cosa giusta da fare. Poi annuirono.
“Ok,” disse infine la rossa. “Se è questo quello che vuoi. Dove vuoi che ci mettiamo?”

A playlist for Vivien Reese


Monday, September 19, 2016

Tessellate - capitolo 2



2.
LOOK AT WHAT A MESS WE MADE



Dianna tornò a casa quella sera. Vivien aveva insistito, qualche giorno prima, per andarla a prendere all’aeroporto, ma Dianna aveva rifiutato.
“È inutile che ti metti ad attraversare la città due volte con il traffico del sabato sera in periodo natalizio,” aveva detto. “Prenderò un taxi.”
Elise si era offerta di preparare la cena per tutte perché, a detta sua, quella avrebbe potuto essere l’ultimo pasto tutte e tre insieme in quella casa e ci teneva che fosse speciale. Forse il suo era un modo per ovviare ai sensi di colpa che la stavano divorando, anche se sapeva benissimo che non sarebbe bastato un pasto fatto in casa per rimediare. Dianna non avrebbe mai saputo quello che era successo tra le due amiche, ma questo non voleva dire che loro non si sentissero tremendamente in colpa.
Elise avrebbe raggiunto Tory a casa della sua famiglia a Orange County il giorno successivo; si era presa giusto il tempo di sbrigare un paio di faccende e di informare Dianna del suo imminente trasferimento. Non sapeva ancora che scusa avrebbe usato per giustificare quella scelta così improvvisa, ma sperava che le sarebbe venuta un’illuminazione al momento di affrontare il discorso.
Lei e Vivien si erano a stento rivolte la parola dalla loro ultima conversazione, poche ore prima, e ora sedevano in cucina in silenzio, sorseggiando del vino e aspettando Dianna mentre la cena si cuoceva, fingendo di essere immerse nella lettura l’una di una rivista e l’altra di un libro. La tensione nell’aria era così spessa che avrebbero potuto tagliarla con un coltello.
“Sono a casa!”
La voce di Dianna giunse dall’ingresso principale. Vivien scattò in piedi come una molla, seguita immediatamente da Elise, che lanciò uno sguardo preoccupato all’amica prima di voltarsi verso i fornelli per girare il sugo. Vivien respirò profondamente e cercò di stamparsi il suo sorriso più verosimilmente naturale sul volto.
“Ok, sei una grande attrice,” si disse, e si sentì una persona orribile nel rendersi conto che avrebbe dovuto recitare di fronte alla sua fidanzata. “Devi solo fingere che non sia cambiato nulla da quando lei è partita. Puoi farcela!”

Sunday, August 28, 2016

Tessellate - capitolo 1



Tessellate (verbo): incastrarsi perfettamente, combaciare

***

Triangles are my favorite shape
Three points where two lines meet
Toe to toe, back to back
Let’s go my love, it’s very late
Till morning comes, let’s tessellate



1.
TWO GHOSTS IN ONE MIRROR




Avrebbe dovuto essere un matrimonio di maggio. Un po’ cliché, certamente, ma era il periodo in cui andavano in pausa dalle riprese e non avevano particolari impegni con stampa, convention e quant’ altro.
Era stato tutto organizzato nei minimi dettagli, nonostante non sarebbe stato uno di quei matrimoni che sembrano essere sotto effetto di stereoidi: avevano prenotato la cerimonia e il ricevimento nello stesso resort di Santa Barbara dove avevano festeggiato il loro primo anniversario, per potersi sposare con la vista sul mare e in un luogo che aveva un certo significato per loro; la loro lista di invitati era relativamente ridotta, solo ottanta persone, e le due spose avevano già entrambe comprato il loro abito e quello delle loro damigelle - Elise e Naomi quelle di Vivien, Savannah e Delilah quelle di Dianna. Avevano persino fatto ordinare Kyle a Ministro, così che sarebbe stato lui, amico di entrambe, a sposarle. Il cinque maggio avrebbe dovuto essere il loro giorno, quello che avrebbero ricordato per tutta la vita e che avrebbero festeggiato ogni singolo anno a venire.
A metà aprile la nonna di Vivien fu colpita da un ictus. Con la dovuta riabilitazione riuscì sarebbe riuscita a riprendersi quasi del tutto, nonostante la sua veneranda età, ma il matrimonio venne rimandato, perché Vivien non avrebbe mai accettato di sposarsi sapendo che la donna che l’aveva cresciuta e che significava così tanto per lei si trovava in una casa di cura e non lì al suo fianco.
La seconda data era stata fissata per settembre, il dodici. Il resort non era più disponibile per quel giorno, quindi decisero di celebrare il matrimonio a casa loro. Il giardino era grande e suggestivo, e la lista di invitati si era ridotta, per un impegno o per l’altro, a cinquanta persone. Essendo settembre un periodo in cui le due attrici avevano le riprese, avevano anche spostato la loro luna di miele durante le vacanze natalizie. Sarebbero andate a Bora Bora, visto che l’estate precedente non erano riuscite a partire per colpa della sparatoria.

Tuesday, August 2, 2016

You are my Shining Star - capitolo 40 (ultimo capitolo)


40.
A SPACE THAT NOW YOU HOLD




“Sei sicura che sia una buona idea?” chiese Dianna boccheggiando.
Non era certo la prima volta che andava a fare un’escursione - suo padre aveva sempre portato lei e Savannah nel bosco, e aveva scalato anche qualche montagna - ma quella gita non programmata l’aveva colta di sorpresa, e aver fumato cinque minuti prima di iniziare a camminare non aveva sicuramente aiutato.
Vivien era entrata in casa quel pomeriggio ordinandole di vestirsi con qualcosa di comodo e di seguirla, e si era rifiutata fino all’ultimo momento di dirle dove fossero dirette. Tutto era diventato più chiaro quando la rossa aveva parcheggiato la macchina in Griffith Park, e si era caricata uno zaino pieno d’acqua fresca e una torcia sulle spalle. Dianna aveva capito le intenzioni della sua ragazza - un’escursione lungo uno dei tanti sentieri della città - ma non le sue motivazioni né, tantomeno, la destinazione finale.
“Assolutamente,” confermò Vivien. “Ormai sono passati quasi cinque mesi dall’operazione, direi che nulla mi impedisce di farmi una bella scarpinata!”
“A proposito di questo: com’è possibile che tu sia più in forma di me?” si lagnò Dianna. “Non hai neanche il fiatone! Sembra che tu non abbia fatto altro che allenarti negli ultimi mesi, altro che essere in coma!”
La rossa scrollò le spalle. “Io ed Elise abbiamo ricominciato a correre,” spiegò. “Lei sta cercando di perdere gli ultimi chili dalla gravidanza, e io dovevo rimettermi in forma. Dovresti venire con noi, qualche volta. El è un’aguzzina quando si tratta di allenarsi, non mi fa prendere fiato, però il suo metodo funziona."
Dopo quella conversazione, Dianna cercò di risparmiare il fiato per la camminata. Non era una strada particolarmente ripida o difficile da percorrere, ma era estremamente lunga. Finalmente, però, era riuscita a capire la loro destinazione: stavano raggiungendo la cima della collina dove si erigeva la famosissima scritta Hollywood.
“Non possiamo arrivare esattamente sotto la scritta, però,” disse Vivien. “Purtroppo il passaggio è stato chiuso e, anche se potremmo teoricamente infrangere la legge e andarci, è estremamente pericoloso calarsi giù, ed è quasi il tramonto, quindi presto farà buio e scalare per tornare su sarebbe impossibile se con una mano dobbiamo reggere la torcia. La vista, però, è comunque spettacolare, te lo prometto.”

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Tuesday, June 21, 2016

You are my Shining Star - capitolo 39

39.
THE ONE WHO GETS YOU THROUGH THE STORM



“Pensavo mi avessi licenziata… o che ti fossi licenziata tu come mia paziente. Non mi è molto chiara la cosa,” disse la dottoressa Sprite, un sorriso sarcastico sul volto. Non era veramente arrabbiata o offesa, perché altrimenti non avrebbe nemmeno preso l’appuntamento, ma questo non voleva dire che non poteva torturare un po’ Vivien per quello che le aveva detto all’ospedale.
“Lo so, mi dispiace,” si scusò l’attrice. “Non ero in me in quel momento, e ho detto cose che non pensavo. Davvero, mi dispiace.”
La dottoressa sorrise ancora, ma questa volta era un sorriso vero. “Non ti preoccupare, lo so che non lo pensavi, e immaginavo saresti tornata. Come ti senti?”
“Sinceramente?” sospirò Vivien. “Non ne ho idea. Dopo aver passato più di un mese a vegetare sul letto, sono in piedi e sono qui, quindi credo di stare un filino meglio, ma non è così che mi sento. Semplicemente riesco a stare in piedi più a lungo, ma il mio stato mentale è rimasto pressoché invariato.”
“Sei qui da sola?”
Vivien scosse la testa. “No, mi ha accompagnata Elise. Non me la sento di guidare, anche perché ho ancora dei giramenti di testa e momenti di debolezza quando sto fuori dal letto per un tempo prolungato. Ho anche paura che, se fossi sola, finirei per ritrovarmi a passare davanti a quel negozio.”
“Perché mai dovresti? Non mi pare sia di strada per venire qui da casa tua,” chiese la dottoressa.
“Non so spiegarglielo - è probabilmente una paura irrazionale e immotivata - ma è come se quel luogo fosse una calamita. Questo è uno dei motivi per cui avevo deciso di andare a Ventura per qualche settimana: avevo paura che, uscendo e stando qui, mi sarei ritrovata lì. Ha presente la teoria della profezia che si auto-avvera? Più cerchi di evitare qualcosa, più questo qualcosa succede. Ho paura che, concentrandomi sul cercare di non passare di lì, ci capiterò sicuramente.”
“Mmm, credo che sia più un caso di target fixation.”
“Target fixation?” ripeté Vivien, senza sapere cosa significasse quel termine.
“È un termine usato soprattutto dai piloti,” spiegò la terapista. “Avviene quando una persona è così concentrata sull’ostacolo da evitare, che in qualche modo finisce a guidare il veicolo proprio contro quell’ostacolo. Se ho capito bene, è quello che hai paura succeda.”
“Esatto,” confermò l’attrice. “Quindi è meglio se, almeno per ora, evito di andare in giro da sola."
“Sei pronta a raccontarmi quello che è successo?”

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Tuesday, May 17, 2016

You are my Shining Star - capitolo 38



38.
NOT BROKEN, JUST BENT



“Credo che andrò a Londra per un po’,” annunciò Vivien un paio di giorni dopo essere stata dimessa dall’ospedale.
La situazione non era cambiata molto una volta che era tornata a casa: continuava a dormire e preferiva essere lasciata sola. Anche quando qualcuno - familiare, amico o persino Dianna - insisteva per tenerle compagnia, lei parlava poco ed era evidente che non prestava molta attenzione a quello che le altre persone avevano da dirle. Era come se fosse caduta in uno stato catatonico, era come se - e Dianna ed Elise un po’ si odiavano per aver formulato un pensiero simile - fosse ancora in coma, nonostante fosse tecnicamente vigile.
Anche lo stato psicologico di Dianna era rimasto pressoché invariato: gli attacchi di panico non sembravano voler smettere e ormai la donna tirava avanti tutta la giornata con solo un paio di ore di sonno a notte. Elise aveva trascorso a casa sua le due notti da quando la sua coinquilina era tornata, ma nemmeno la presenza della bionda non era stata sufficiente per farla sentire meglio e farle sparire quegli attacchi di ansia.
Elise aveva deciso di lasciare Vivien tranquilla insieme alla sua famiglia per qualche giorno, finché non avesse avuto l’occasione di parlarle e di chiederle se la sua presenza - e soprattutto quella di Victoria - fosse un problema per lei. Non l’avrebbe mai ammesso, forse neanche a se stessa, ma andarsene da quella casa, seppur temporaneamente, era stato estremamente doloroso per lei, soprattutto considerato lo stato di Vivien in quei giorni.
Per la prima volta dall’inizio della loro amicizia, Elise non sapeva assolutamente come fare per raggiungerle la sua migliore amica, come poter distruggere quel muro che si era creata e che solitamente era stato destinato a tenere fuori il resto del mondo, ma mai lei. Questa volta il muro che Vivien si era costruita era così solido da essere impossibile da penetrare persino per Elise. La bionda era preoccupata più di quanto non desse a vedere, e si chiedeva se quella sarebbe stata davvero la fine della loro convivenza, e se Vivien avesse davvero perso una parte così fondamentale di sé da cambiarla - distruggerla, anzi - così totalmente.
Insomma, nonostante Vivien fosse tornata a casa, le dinamiche di tutte le loro relazioni erano rimaste molto simile a quelle di quando Vivien era in ospedale. E ora, quella decisione di andare a Londra.

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Thursday, April 7, 2016

You are my Shining Star - capitolo 37


37.
THE TRICK IS TO KEEP BREATHING


Quando Vivien aprì gli occhi, in un primo momento fece fatica a capire dove si trovava.
Le immagini di quel sogno, se così si poteva definire, che aveva vissuto le continuavano a tornare in flash confusi. Vedeva Naomi e due bambini con dei riccioli castani, vedeva un appartamento a Londra, vedeva gli occhi di Dianna che la supplicavano di tornare da lei, e vedeva una sé stessa con i capelli neri e poco trucco, una sé stessa incinta di una bambina di nome Olivia.
Non ricordava molto di più, e non ricordava neanche quello che era successo prima. Non era difficile capire che si trovava in un ospedale - i rumori e l'odore erano decisamente riconoscibili - ma per il resto la sua mente sembrava un grosso buco nero.
Forse era davvero incinta, forse aveva appena partorito con un cesareo. Questo avrebbe spiegato il fastidio che sentiva all'altezza del ventre, ma non il tubo che aveva infilato in gola e che la stava aiutando a respirare.
Cercò di parlare, ma tutto ciò che riuscì a ottenere fu un suono strozzato e un colpo di tosse che sembrava quasi un conato di vomito. Quel suono attirò l'attenzione di Dianna, che saltò in piedi e corse a chiamare il personale medico.
L’ora successiva fu una processione di medici che andavano e venivano dalla stanza, per constatare lo stato in cui la paziente si trovava.
Le avevano rimosso il tubo dalla gola, ma Vivien ancora faceva fatica a parlare. A parte questo dettaglio, però, sembrava reagire bene agli stimoli, e la sua espressione facciale lasciava intendere che fosse completamente cosciente, vigile, a conoscenza di dove si trovasse e chi fosse, e che avesse riconosciuto Dianna e i suoi genitori.
La dottoressa che l’aveva operata le spiegò brevemente l’accaduto; bastarono quelle poche parole per far sì che tutto tornasse alla mente di Vivien: la partita dei Kings, il discorso che lei e Dianna avevano avuto riguardo l’avere figli, la sosta al mini-market per le birre, e poi lo sparo. Quando quella specifica scena riaffiorò nei suoi ricordi, Vivien istintivamente sobbalzò e dovette chiudere gli occhi. La pistola era stata puntata verso di lei solo per pochi millesimi di secondo, ma Vivien dubitava che quell’immagine avrebbe mai lasciato la sua mente.

Monday, February 29, 2016

You are my Shining Star - capitolo 36


36.
I REMEMBER YOU'RE THE REASON I HAVE TO STAY



Il primo rumore che Vivien sentì quando riprese conoscenza fu il bip del cardiogramma. Regolare, tranquillo. Le prime sensazioni furono un dolore alla testa, un senso di pesantezza generale, e una mano che stringeva la sua.
“Ouch!” imprecò, cercando di mettersi a sedere e guardarsi attorno, ma la testa le faceva veramente male, e persino aprire gli occhi le stava costando un’immensa fatica.
“Non provarci nemmeno a fare sforzi.”
Una voce che conosceva molto bene le arrivò alle orecchie. Non riusciva ancora a mettere a fuoco quello che la circondava, ma non aveva bisogno di quello per sapere che Naomi era lì con lei, ed era la persona che le stava stringendo la mano.
“Ti senti meglio?”
Ancora disorientata, Vivien non riuscì a fare altro se non annuire. Non poteva dire, onestamente, di sentirsi meglio, perché non sapeva come si era sentita prima. Non ricordava assolutamente nulla di ciò che era successo e del motivo per cui si trovasse in un ospedale, perché era chiaro ormai che fosse quello il posto dove si trovasse. Il rumore dei monitor, i fili collegati alla sua mano e l’abbondanza di colore bianco erano chiari segni.
Avrebbe voluto chiedere a Naomi perché era lì, ma non fece in tempo. Una furia in miniatura saltò su dalla poltrona dove stava dormicchiando e si lanciò sul letto, quasi travolgendola.
“Mamma!” esclamò la furia, che poi altro non era che un bambino che avrà avuto all’incirca quattro anni, con dei selvaggi riccioli castani e grandi occhi azzurri. “Mamma, sei sveglia!”
Naomi alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, avvicinandosi al letto e sedendosi affianco a Vivien. “Ade, la mamma deve riposare, lo sai,” disse, passando una mano tra i riccoli del bambino. “Perché non vai un po’ fuori con tuo fratello e i nonni? Dovrebbero essere qui tra un attimo. Potreste andare a fare un giro al parco, magari.”
Il bambino scosse la testa vigorosamente. “No, voglio stare con la mamma!”
C’era qualcosa che non andava. Prima di tutto, quella non era Naomi. O meglio, lo era, non c’erano dubbi a riguardo, ma aveva almeno vent’anni in più di quanti poteva avere. E poi, chi diavolo era quel bambino che l’aveva chiamata mamma? Non poteva essere suo figlio, lei aveva solo diciassette anni, e sicuramente era sempre stata molto attenta a non rimanere incinta, perché l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era diventare una adolescente con un bambino.
Cosa diavolo stava succedendo?

Thursday, January 28, 2016

You are my Shining Star - capitolo 35

35.
A SHOT IN THE DARK


Quando le riprese per quella stagione di Treasure Hunt finirono, tutti i membri del cast e della crew tirarono un grosso sospiro di sollievo. Non che non amassero tutti il loro lavoro, ma erano stati due mesi di riprese così intensi che avevano tutti bisogno di una bella e lunga vacanza.
Vivien e Dianna, per quanto avevano amato la loro vacanza in Spagna l'anno precedente, questa volta avevano deciso di optare per qualcosa di più rilassante e con meno chilometri da guidare, e avevano prenotato una settimana di puro relax a Bora Bora, in un resort che sembrava essere, e probabilmente era, lontano mille miglia da tutto il resto del mondo, e poi avevano deciso di passare una settimana a visitare New Orleans, città dalla quale entrambe erano profondamente affascinate e che nessuna delle due conosceva veramente. Vivien, ovviamente, sarebbe anche tornata un paio di settimane a Londra a trovare la sua famiglia, e Dianna avrebbe fatto lo stesso tornando in Kentucky.
Delilah e Chris, invece, avevano deciso di fare le cose in grande quell'anno, e avrebbero passato un intero mese girando per il Giappone. Era sempre stato il sogno di Delilah visitare quel paese, e finalmente quest'anno si era decisa a partire.
Elise, ovviamente, avrebbe passato più tempo possibile con la piccola Tory e con la sua famiglia in Orange County, mentre Kyle era in Canada per poter vedere sua figlia più del solito. Avevano però deciso che si sarebbero concessi una settimana insieme in Messico, affidando Victoria ai nonni per potersi godere un po' di meritato riposo. In quegli ultimi due mesi, Elise si era destreggiata tra gli oneri di una neo-mamma e le riprese di un finale di stagione dove, anche se non era una delle protagoniste della serie, compariva abbastanza da tenerla impegnata sul set parecchie ore alla settimana.
Il weekend dopo la fine delle riprese, tutto il gruppo si riunì a casa di Vivien per festeggiare la fine della stagione e augurarsi buone vacanze. Delilah e Chris sarebbero partiti solamente due giorni dopo, ed era l'ultima occasione per stare tutti insieme fino alla ripresa del lavoro.
Durante la cena, Vivien prese da parte Kyle cercando di non farsi vedere dagli altri. Aveva bisogno di parlargli perché stava organizzando per Dianna una sorpresa e voleva l'aiuto del migliore amico della sua ragazza.
"Cos'è tutta questa segretezza?" chiese Kyle, ridendo. "Hai intenzione di minacciarmi di farmi a pezzi così piccoli che nessuno li troverà mai se dovessi ferire Elise? Sinceramente, ero stupito che un discorso del genere non fosse ancora arrivato, visto che stiamo insieme da più di un mese ormai."

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Saturday, January 9, 2016

You are my Shining Star - capitolo 34


34.
I DARE YOU TO LET ME BE YOUR ONE AND ONLY



Alla fine di marzo, il cast di Treasure Hunt riuscì finalmente ad avere dagli autori delle risposte riguardo i loro progetti per il finale di stagione. Inutile dirlo, furono tutti sconvolti da quello che erano riusciti a inventarsi. Se l'anno precedente era stato un finale con i fuochi d'artificio, quest'anno assomigliava più a un bombardamento.
"Mi state prendendo per il culo?" esclamò Dianna, dopo aver ascoltato la storyline per i prossimi tre episodi. "Dopo quello che abbiamo costruito questa stagione, volete distruggere tutto così?"
"Non stiamo distruggendo nulla," spiegò il produttore esecutivo, Jason. "Stiamo creando un po' di dramma. Il dramma fa audience."
"Sì, e uccide le povere fangirl!" replicò l'attrice. "Non possiamo fare una cosa del genere a quelle poverette, daranno fuori di matto! Io darò fuori di matto, in realtà!"
"A me non dispiace," si intromise Vivien. "Sarà divertente recitare la parte della cattiva per un po'."
Dianna spalancò gli occhi piena di stupore. Vivien, sin dal primo giorno sul set, era stata la più grande sostenitrice di Kelsey e Talia - Telsey, come le chiamavano le fan - quindi com'era possibile che ora fosse favorevole a una storyline dove Talia non solo tradiva Kelsey andando a letto con un'altra persona, ma tradiva anche tutto il gruppo, quel gruppo che era diventato come una famiglia per lei, alleandosi con il nemico?
"Scherzi, vero? Come puoi approvare un simile cambiamento nel tuo personaggio?"
Vivien scrollò le spalle. "Prima di tutto, non penso sia un grosso cambiamento. Penso che Talia sia sempre stata moralmente ambigua, una donna che va dove il vento tira a suo favore; penso sia rimasta con quel gruppo perché ha capito che era la mossa più conveniente per lei, e poi ha sviluppato dei sentimenti per Kelsey, per cui ha deciso di rendere permanente la sua presenza col gruppo. Se ora ha deciso di cambiare fazione, sicuramente c'è qualcosa dietro."
"Dici che è tutto un complotto, o che ha un piano? Dici che c'è un motivo per cui ha deciso di allearsi con i nemici?"
"Dico solamente che Talia non è mai stata un personaggio lineare, e che sicuramente ha molti segreti che né i personaggi né il pubblico conoscono. E dico anche che Treasure Hunt ha sempre cercato di dare agli spettatori qualcosa di sorprendente e inaspettato, quindi non mi stupirei se questo non fosse che l'inizio di qualcosa di molto molto più grande, e non si limitasse solo al tradimento di Talia."
Gli autori, su quello, decisero di non esprimersi durante quella riunione. Quello che avevano in mente sarebbe stato molto più convincente se nemmeno gli attori avessero saputo tutta la verità. Le uniche a cui erano state date delle informazioni in più erano Vivien e Jennifer perché, nella loro visione, Talia era stata mandata dai nemici come una sorta di doppio agente proprio dal capo della loro squadra, Sybille. Gli altri attori avrebbero scoperto la verità solo molto più avanti, e ancora più lontana era la rivelazione per gli altri membri della squadra nel telefilm.
"Non capisco perché la cosa ti crei dei problemi, sinceramente," disse Vivien, aprendo la porta di casa e lanciando la borsa sul tavolino dell'ingresso. "A me sembra un'ottima storyline. Perché ti dà così tanto fastidio che Talia abbia tradito il gruppo, o che l'abbia apparentemente tradito?"
"Lo sai che non vedo di buon occhio i tradimenti," brontolò Dianna. Non era forse ovvio il motivo per cui questa cosa le stesse così tanto a cuore e questa nuova direzione che i personaggi avevano preso la disturbasse così tanto? Come poteva Vivien non vedere che Kelsey e Talia erano, in qualche modo, loro due, e che dopo tutto quello che era successo il fatto che Talia tradisse Kelsey era come una pugnalata al cuore per lei? Tanto più che il tradimento non sessuale e sentimentale, ma inteso come cambiamento di fazione, avrebbe portato Talia a schierarsi con il personaggio interpretato da Elise.
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