Sunday, August 30, 2020

Tessellate - Capitolo 14

14.
A BRAND NEW WAY OF SEEING

 

 

Non appena misero piede sulla sabbia, Victoria si divincolò dalla presa della mano di Vivien e iniziò a correre verso l’acqua.
“Tory, non puoi entrare in mare da sola e senza braccioli,” le ricordò sua mamma, mentre appoggiava a terra la borsa frigo che stava portando. “Aspetta che piantiamo l’ombrellone, e poi veniamo con te.”
“Ma maaaamma…” si lamentò la piccola con il fare teatrale che la contraddistingueva e che sia Elise che Dianna attribuivano all’influenza di Vivien. Dopo più di un’ora di macchina per raggiungere la spiaggia, la bambina non vedeva l’ora di buttarsi in acqua, e anche attendere i pochi minuti che servivano a sua mamma e le sue zie per sistemare asciugamani e ombrellone sembrava richiederle un sacrificio enorme.
Vivien acciuffò la bimba mentre girava intorno alle tre donne con fare impaziente. “Vieni qui, marmocchietta, che intanto ci svestiamo e mettiamo i braccioli.”
Era una domenica di metà aprile, e per assecondare il desiderio di Tory di andare al mare, le tre donne avevano deciso di trascorrere quella giornata a Nicholas Canyon Beach, una spiaggia non troppo affollata a nord di Malibù. Era una giornata calda e lievemente ventilata, l’ideale per la spiaggia. Victoria aveva passato tutta la mattina a saltellare per l’eccitazione, perché non vedeva l’ora di fare il bagno in mare. Adorava l’acqua, ogni volta che le era permesso di entrare nella piscina di casa poi era una lotta tirarla fuori, e l’idea del mare l’affascinava tantissimo ora che, a due anni e quattro mesi passati, era in grado di capire cosa fosse.
“Andiamoandiamoandiamoandiamo?” Tory non la smetteva più di pregare, ed Elise alzò gli occhi al cielo.
“Vie, inizi a portarla tu mentre noi sistemiamo? Se no questa chi la tiene più.”
“Mi sa che questa bambina è un po’ troppo viziata: gliele diamo tutte vinte,” commentò la rossa con affetto nella voce, sapendo di essere la prima colpevole di quell’atteggiamento, poi si girò verso Tory. “Andiamo, marmocchietta, l’acqua ci aspetta.”
“Auaaaaaa!” strillò la piccola, e seguì la zia in mare, lasciando Dianna ed Elise sole.
Invece di seguire Vivien e Victoria, non appena il loro piccolo angolo di spiaggia fu pronto le due donne si sdraiarono sugli asciugamani a guardare cosa stavano combinando quelle due pazze in mare: Vivien si stava lasciando inseguire e spruzzare da Tory, e la bambina squittiva di gioia ogni volta che un’onda arrivava e la prendeva in pieno. Erano l’immagine della tenerezza.
“A primo impatto non le daresti due lire, ma Vivien è davvero una madre meravigliosa,” commentò Elise, facendo ridacchiare Dianna per quella prima parte di frase. Non poteva non trovarsi d’accordo con lei, però: forse era istinto naturale, o forse era perché, inconsciamente o meno, aveva passato tutta la vita a sognare una mamma che non aveva mai avuto, ma l’inglese aveva un modo di fare con Tory che faceva sciogliere il cuore.

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So it goes - Capitolo 20

 

20.
When I'm with her I am thinking of you

 

 

Nelle due settimane successive la fine delle vacanze natalizie, a volte mi sembra di essere stata trasportata in una commedia erotica alla Cinquanta Sfumature di Grigio, ma senza il figlio di puttana abusivo e la verginella smarrita. Quello che invece c’è è un sacco di provocazioni e di stuzzicarsi, che è qualcosa che non avrei mai creduto di vivere, per lo meno non a questo livello.
Io e Rory ci stiamo facendo impazzire. È come se fosse un gioco di potere tra di noi, dove ognuna cerca di spingere l’altra al limite senza essere quella che effettivamente lo supera. In poche parole: è un gran casino, e io passo metà della mia vita sentendomi sessualmente frustrata e l’altra metà a cercare di fare qualcosa per sfogare quella frustrazione.
Sono abbastanza sicura che l’unico modo che ho per uscire da questa situazione senza impazzire del tutto o fare qualcosa di cui mi potrei pentire - che sarebbe saltare addosso a Rory in mezzo alla scuola - sia trovare un’altra ragazza con cui sfogare la mia frustrazione, possibilmente qualcuno con cui non lavoro e che non si identifichi come eterosessuale.
E questo è il motivo per cui ho deciso di passare il mio sabato sera al Noveccento, un bar nel quartiere gay di Siviglia. Non ci vado spesso, probabilmente perché non ho molti amici gay in Spagna, ma è un locale carino e i frequentatori sembrano interessanti. Forse riuscirò a trovare una ragazza che mi farà dimenticare della mia problematica attrazione verso Rory. Beh, non sarebbe problematica di per sé - non sono certo la prima donna gay a essere attratta da una etero, e non sarò di certo l’ultima - ma il problema è che non riesco a concentrarmi sul lavoro per colpa sua. Passo la maggior parte del mio tempo a scuola a lanciarle sguardi e a immaginarmi tutti gli scenari in cui potremmo finire a letto insieme. Sono una professionista, e non mi piace questo comportamento, quindi deve finire. Devo farmela uscire dal sistema, e gli unici due modi per farlo sarebbero scoparmela o scoparmi qualcun’altra. Ho scelto la seconda opzione, che è la più sicura.

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Wednesday, August 26, 2020

So it goes - Capitolo 19

 

19.
Baby let the games begin

 

 

Tornare al lavoro dopo le vacanze è sempre strano, soprattutto perché ho appena passato due settimane circondata da persone che parlano solo correttamente, e ora devo tornare dai miei studenti che parlano l’inglese più sbagliato del mondo. Ma sono contenta di essere tornata, soprattutto perché Sirius mi mancava da morire. Il mio piccolino ha passato ogni momento da quando siamo tornati a casa a farmi da ombra, e sono sicura che non è esattamente felice del fatto che devo andare a lavorare e lasciarlo solo di nuovo per qualche ora solo due giorni dopo essere tornata.
Il primo giorno arriva a scuola in tarda mattinata, un paio d’ore prima che inizi la prima lezione, così da poter organizzarmi il resto della settimana. La scuola è silenziosa, come se le persone avessero bisogno di qualche giorno in più dopo le vacanze per tornare a concentrarsi sull’inglese. Quando parcheggio vedo che c’è solo la macchina della ragazza in reception, il che vuol dire che sono la prima insegnate a essere arrivata. Mi chiedo chi altro ci sarà oggi. Jean ha ripreso le sue lezioni nelle aziende, e sarà a scuola solo mercoledì. Quando ho iniziato a lavorare lì, lei passava molto più tempo a scuola, ma poi Violeta l’ha scelta come insegnante per le aziende, e ora lavoriamo nello stesso edificio solo un paio di sere a settimana.
Sto dando un’occhiata al materiale per la lezione di gruppo di quella sera quando Rory arriva e mi sventola una sigaretta davanti alla faccia per chiedermi di unirmi a lei in cortile. Afferro la mia giacca e la seguo fuori. Non la vedo solo da due giorni, eppure ha qualcosa di diverso, qualcosa che non perde tempo a mostrarmi.

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Tuesday, August 25, 2020

Clean - Capitolo 17

 

17.
YOUR STRING OF LIGHTS IS STILL BRIGHT TO ME


 

Tre anni e tre mesi fa.

 

“Taylor, mi dispiace molto, ma devo fare una telefonata di lavoro importante. Ti dispiace startene un po’ qui da sola mentre io mi occupo di questa cosa? Poi possiamo ordinare qualcosa per cena.”
“Nessun problema,” rispondi, prendendo posto sul divano in pelle bianca nel salotto di Eve. Suo marito è via per lavoro, come sempre, e tu hai deciso di prendere un aereo per Atlanta per passare un po’ di tempo con lei. Joe ti ha accompagnata. Essere scortata ovunque tu vada è ancora veramente strano, ma dopo quello spavento che ti sei presa non vuoi più correre rischi, per cui anche se sei certa di essere al sicuro a casa di Eve, Joe rimarrà nei paraggi, pronto a venire a prenderti se ne avessi bisogno.
“Ah, c’è della Coca Light frigo,” Eve ti urla da sopra alle scale, e tu sorridi perché si comporta sempre in modo freddo e distante, ma riempie la sua cucina della tua bevanda preferita e ordina sempre il tuo cibo preferito, mostrandoti che, in qualche suo modo un po’ contorto, ci tiene a te.
Quindi prendi una Coca Light e torni sul divano, pentendoti di non esserti portata dietro un libro per passare il tempo. Sul tavolino di fronte al divano ci sono dei giornali di moda, ne prendi uno e inizi a sfogliarlo distrattamente, fermandoti di tanto in tanto a guardare qualche vestito che ti piace particolarmente.
Le fotografie della sfilata di Dior alla Settimana della Moda di Parigi ti piacciono particolarmente e ti stai prendendo il tuo tempo per ammirarle. Dior ti piace molto, e ti sei sempre chiesta se diventerai mai quel genere di donna sofisticata che può permettersi di indossare un Dior. Ne dubiti, onestamente. La gente ti vede come elegante e di classe, ma la realtà è che dentro di te ti senti ancora come la ragazzina a cui piace indossare stivali da cowboy e vestiti di paillettes. Non importa quanto la tua immagine possa cambiare nel corso degli anni - quante volte tu la fai cambiare - hai paura che rimarrai sempre un pochino burina dentro di te.
Insomma, stai ammirando quei bellissimi vestiti e cerchi di immaginarteli addosso, quando una foto in particolare cattura la tua attenzione. Il vestito non è particolarmente da urlo - la parte superiore è di pizzo nero e la gonna è bianca trasparente che scende fino a terra - ma è la ragazza che lo indossa che ti colpisce. Anche in foto è evidente che è molto alta, persino per gli standard delle modelle, ha i capelli castani tirati indietro in uno chignon basso, e il rossetto rosso. I suoi occhi… beh, i suoi occhi sono probabilmente la cosa più bella che tu abbia mai visto in vita tua, sono il tipo di occhi che potrebbero farti scrivere almeno cinque album: sono un colore indefinito che potrebbe essere tranquillamente verde acqua, o azzurro, o addirittura grigi, e guardano dritto davanti a lei come se stessero scrutando nelle profondità dell’anima di qualcuno. La tua anima, nello specifico.

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Sunday, August 23, 2020

So it goes - Capitolo 18

 

18.
All I want for Christmas is you

 

 

Non ho raccontato a nessuno quello che è successo con Rory alla Cena con Delitto. Stavo per, mentre ero in Skype con Rachel, ma qualcosa nel mio cervello mi ha bloccata. Non so se è perché dirlo a qualcuno lo renderebbe reale, e non sono sicura di poter affrontare questa cosa ora, o perché non voglio sentirmi dare dell’illusa, visto che non esiste proprio che una cosa del genere sia successa realmente. Nel mio subconscio in realtà so che il vero motivo è un altro: quando mi piace qualcuno - quando mi piace veramente qualcuno - preferisco tenermi la cosa per me almeno per un po’, come se fosse un segreto del quale solo io sono a conoscenza. Quando ho iniziato a uscire con Lilian l’ho detto a Rachel solo quando mi sono trasferita, perché un cambio di indirizzo era decisamente qualcosa da condividere con la mia migliore amica.
Nemmeno io e Rory ne abbiamo parlato. Quando è venuta a prendere Sirius il mattino dopo la cena, è stato come se non fosse successo nulla, il che ha rinforzato la mia teoria che mi sono immaginata tutto. Ci siamo anche sentite su Skype un paio di volte da quando sono arrivata in Virginia, perché avevo bisogno di vedere il mio gatto, e le nostre conversazioni sono andate come al solito, solo chiacchiere tra amiche, niente di più. Da qui la mia recente decisione di smettere di pensare a quella notte, che è stata probabilmente il risultato di una pesante astinenza da sesso e una profonda scollatura, e di continuare a coltivare la mia amicizia con Rory, a prescindere da quanto io possa essere stupidamente attratta da lei.
È il giorno di Natale, abbiamo appena aperto i regali e a breve inizieremo a cucinare per il cenone, per cui mi prendo un po’ di tempo per me, per accedere a Skype e chiamare Rory così da poter augurare a Sirius buon Natale. Mi sento un po’ in colpa per averlo lasciato da solo poco dopo averlo preso, ma avevo già prenotato il mio volo e non mi sarei mai potuta permettere di perdere quei soldi. Grazie a dio Rory si è offerta di badare a lui.
La prima cosa che vedo non appena si accende la telecamera sono gli occhioni azzurri di Sirius che fissano lo schermo confusi, e sento la risata di Rory in sottofondo. Anche lei probabilmente vede l’espressione disorientata del povero gatto.
“Ciao, amore mio,” dico amorevolmente alla palla di pelo dall’altra parte dello schermo. “Ciao piccolino, alla mamma manchi tanto!”

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Wednesday, August 19, 2020

So it goes - Capitolo 17

 

17.
Sweeter than heaven and hotter than hell

 

 

Dicembre arriva in un batter d’occhio. Le decorazioni natalizie iniziano ad apparire ovunque in città, e la scuola non fa eccezione.
Il Natale mi ha sempre dato sentimenti contrastanti: visto che sono cresciuta senza una vera e propria famiglia, per me era un ennesimo modo per ricordarmi di tutto ciò che non avevo e che avevo sempre voluto. Certo, ci sono stati alcuni anni in cui ero in affido da delle belle famiglie e mi sono goduta i festeggiamenti, ma non è mai stato il momento più felice dell’anno per me.
Poi è arrivata Lilian ed è cambiato tutto. Con lei ho iniziato finalmente a capire cosa voleva dire passare le feste con qualcuno che mi amava, e il Natale ha iniziato a piacermi, ho iniziato a sentirmi eccitata per le decorazioni, comprare i regali, mettere insieme il menu per la cena di famiglia. Un vero Natale con una vera famiglia, tutto ciò che avevo sempre voluto ma non avevo mai avuto.
E ora sono tornata al punto di partenza: abbandonata, sola, e sto per passare il Natale con una famiglia - quella di Jean nello specifico - a cui non appartengo, che mi ha accolta solo perché sono l’equivalente umano di un gatto randagio sotto la pioggia. Jean mi sgrida quando mi sente parlare così, giurando che la sua famiglia è davvero felice di avermi con loro per Natale, che non è solo pietà, ma non cambia il fatto che, per la prima volta in otto anni, non sarò circondata dall’amore della mia famiglia, quella che avevo scelto per me stessa; per la prima volta in otto anni sarò di nuovo ospite a casa di qualcun altro, ai festeggiamenti di qualcun altro.
Per questo motivo sono un po’ riluttante all’idea di decorare l’appartamento, ma tecnicamente è casa di Jean, quindi si fa quello che dice lei, e lei ha spirito festivo in abbondanza, quindi metto da parte il mio umore tetro e da rovina-feste e l’aiuto a fare l’albero, iniziando a fare scommesse su quanto ci metterà il gatto a distruggerlo.
Little Buddha è finalmente venuto a vivere con me, anche se il suo nuovo nome è Sirius. Mi ci è voluto così tanto a trovargli un nome che mi ero quasi rassegnata a chiamarlo solo “Gatto”, come quello di “Colazione da Tiffany”. Poi un giorno stavo riguardando “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” con Jean e quando Harry ha chiamato il nome di Sirius, il gatto ha fatto il miao più tenue che io abbia mai sentito in vita mia - l’unico che ho sentito uscire dalla sua bocca, come se stesse rispondendo a una chiamata, così ho deciso che quello sarebbe stato il suo nome.

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Clean - Capitolo 16

16.
GONE WAS ANY TRACE OF YOU


 

Due anni e mezzo fa.

 

Anche se non è la tua prima volta a Londra, è decisamente la prima volta che apprezzi questa città veramente, nel modo in cui dovrebbe venire apprezzata. Dianna ti ha convinta a unirti a lei per un weekend lungo nella capitale britannica, e ora sei felice di aver accettato.
Questi due giorni sono stati i più felici in tantissimo tempo, e ci sono stati dei momenti in cui sei stata quasi in grado di dimenticarti chi sei e cosa rappresenti. Per quei magici istanti hai potuto fingere di essere una ragazza normale che si sta godendo una normale gita romantica con la sua normale ragazza. Con i capelli raccolti sotto un cappello, enormi occhiali da sole e niente rossetto rosso, sembri esattamente come tutte le altre ragazza che camminano per le strade di Londra, quindi nessuno ti ha dato fastidio o persino riconosciuta da quando hai messo piede in suolo britannico.
Hai visitato luoghi che non sono esattamente turistici, ed è stata un’esperienza davvero interessante, soprattutto perché Dianna ha mostrato di avere una vasta conoscenza della città e dei suoi segreti, ed è stata la guida più perfetta che tu avresti potuto desiderare. Sabato sera siete anche andate a ballare al Raffles, che è il club più esclusivo di Londra, e non sei sicura come Dianna sia riuscita a farvi entrare, visto che è solo per i membri - si narra che persino la Regina in persona abbia passato del tempo lì - ed è estremamente selettivo, ma sei davvero felice che l’abbia fatto. A quanto pare è uno dei tanti talenti della tua stupenda ragazza: riesce a entrare ovunque, con o senza invito, e senza dare mazzette. Onestamente non sei poi così tanto sorpresa che sia in grado di piegare le persone alla sua volontà: ha lo stesso identico potere su di te. Uno sguardo in quegli occhi nocciola e sei disposta a fare qualunque cosa ti chieda senza fare domande. Ecco perché non riesci a stare lontana da lei e continui a tornare. La vostra relazione negli scorsi mesi è parsa come le più contorte delle montagne russe, e non è quello che avresti voluto per voi due, o quello che stavi cercando, ma l’hai accettato comunque, perché l’idea di chiuderla per sempre è del tutto inimmaginabile per te. Se qualcuno cercasse sul dizionario la definizione di relazione tormentata, troverebbe una foto di voi due.
Per l’ultimo giorno Dianna ha tenuto il vostro itinerario segreto, perché dice che vuole sia una sorpresa per te. Ti ricordi molto bene quello che ha organizzato per il tuo compleanno qualche mese fa, quindi dire che sei estremamente eccitata di scoprire cosa si è inventata questa volta è un pallido eufemismo.
In macchina, mentre siete di strada verso chissà dove, tira fuori un foulard dalla borsa e lo usa per bendarti.

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Monday, August 17, 2020

Tessellate - Capitolo 13

 

13.
THIS FIRE THAT MAKES US YEARN

 

 

Un temporale così non si vedeva da anni. Era iniziato verso le sette di quel sabato sera, quando Elise aveva appena messo in tavola la cena, con un vento fortissimo, grosse gocce di pioggia che battevano incessantemente sui vetri della casa, e lampi che illuminavano le stanze a giorno.
Le tre donne di casa Raydolt ringraziarono che la piccola Tory stava passando il fine settimana con i nonni in Orange County, perché la bambina aveva una tremenda paura dei temporali, come molti duenni. Sarebbe stato impossibile per loro passare una serata tranquilla con una bimba terrorizzata in casa, e ancora di più sarebbe stato riuscire a riposare, cosa di cui avevano tutte bisogno dopo la settimana intensa che avevano avuto sul set e quella successiva che le aspettava.
In tutta onestà, erano anche felici di potersi godere un fine settimana, il primo da quando la loro relazione era diventata ufficiale, solo loro tre, senza doversi preoccupare che Tory potesse vederle fare qualcosa che avrebbe portato alle domande alle quali non erano ancora pronte a rispondere. E senza dover abbassare la voce quando facevano sesso, il che era successo altre due volte da quella prima volta la settimana prima. Tutte le altre sere si erano addormentate nell’enorme letto di Vivien - il loro letto ormai - troppo esauste dal lavoro per poter anche solo pensare di iniziare qualcosa di fisico. Se Tory aveva notato questa nuova sistemazione notturna non ne aveva fatto parola.
Tornando al temporale, le tre donne erano riuscite a finire la loro cena e a caricare la lavastoviglie quando un fulmine particolarmente intenso fece saltare la corrente in tutto il quartiere, o almeno così sembrava da dov’erano. Potevano sentire in lontananza gli allarmi impazzire, e guardando fuori dalla finestra era buio pesto.
“Menomale che a Vivien piacciono le candele,” commentò Dianna accendendo l’ennesimo cero che faceva sembrare il loro salotto una chiesa, su richiesta della rossa che aveva una leggera ossessione per le candele.
Elise si guardò intorno e ridacchiò. “Questa stanza sta diventando un filino melodrammatica… proprio come Vivien. A mio parere sarebbero bastati due o tre lumi, ma miss drama queen deve sempre esagerare.”
“Non sarebbe lei se non lo facesse,” concordò Dianna, divertita. A lei non dispiaceva l’atmosfera che si era creata. Era intima, quasi romantica. Era tentata di accedere il fuoco nel camino - che non avevano mai usato viste le elevate temperature di Los Angeles in pressoché ogni periodo dell’anno, e che anche quella sera avrebbe trasformato il soggiorno in un forno - e magari fare l’amore con le sue donne sul pavimento lì davanti.
Vivien, invece, era di tutt’altro avviso. Tornò in salotto dopo essere stata in camera sua, tenendo una scatolina di latta tra le mani e sventolandola di fronte alle altre due donne.
“Abbiamo una quantità assurda di gelato in freezer che verrà irrimediabilmente sprecato se non ritorna presto la corrente, per cui direi che è il caso di farci venire un po’ di fame e finirlo tutto. Possiamo sempre andare a correre domani mattina per smaltirlo.”
Le altre due conoscevano bene quella scatola: non era qualcosa che erano solite fare, soprattutto Dianna, ma non era certo la prima volta che approfittavano del fatto che i nonni di Tory desiderassero trascorrere con la bimba almeno un weekend al mese per concedersi quel piccolo vizio. Elise, soprattutto, aveva beneficiato del contenuto della scatolina magica di Vivien per rilassarsi quando si sentiva sopraffare dal lavoro e dalla maternità.
“Vuoi farti una canna per andare in fame chimica e finire tutto il gelato che abbiamo in casa?” la brunetta chiese conferma.
“Perché no?” Vivien scrollò le spalle. “È un modo come un altro per passare la serata.”
“Non ha tutti i torti,” disse Elise rivolgendosi a Dianna. “E sprecare tutto quel gelato è un vero peccato.”

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Saturday, August 15, 2020

So it goes - Capitolo 16

 

16.
You're gonna be the one that saves me

 

 

“Sei sicura che non vuoi venire qui a fare Natale da me?”
Il giorno effettivo del mio compleanno la mia amica Rachel mi ha chiamato su Skype, come da tradizione. Ci conosciamo da quando eravamo piccole, e anche se non viviamo più nella stessa città, o addirittura nello stesso continente, cerchiamo sempre di trovare del tempo l’una per l’altra, soprattutto in occasioni speciali. Si è persino svegliata un’ora prima di quando avrebbe dovuto solo per assicurarsi di potermi parlare un po’ prima di andare al lavoro. La conversazione si è poi posata sulle vacanze di Natale, le prime che non passerò con Lilian, ma anche le prime da quando Rachel ha iniziato a convivere con la sua ragazza.
“Rach, è il primo Natale che vivi con Quinn; dubito che sarebbe felice di avere la tua amica d’infanzia intorno. Sono abbastanza sicura che ucciderebbe tutto il favoloso sesso che sta programmando di fare durante le feste. Ti ho già portata via da lei per tutto il mese di agosto, non posso imporle la mia presenza anche a Natale.”
Il viso di Rachel diventa di un rosso acceso. È la cosa più adorabile del mondo, arrossisce per tutto, soprattutto quando si parla di sesso. A volte mi è difficile credere che abbia trentatré anni.
“Bee!” stride, usando il soprannome che abbiamo coniato l’una per l’altra quando eravamo piccole usando l’iniziale dei nostri cognomi - Brennan e Bale. “Non dire queste cose ad alta voce! E poi, Quinn capirebbe, lo sa quanto ti voglio bene e che stai attraversando un momento difficile.”
“Bee, va tutto bene,” le dico mentre butto fuori il fumo che ho appena inalato dalla mia sigaretta, guadagnandomi un’occhiataccia dalla mia vecchia amica che odia le sigarette più di ogni altra cosa al mondo. “Jean mi ha invitata in Virginia da lei, così non sarò sola. Tu goditi il Natale con la tua ragazza, ok?”
“Ok, ma sicuramente verrò a trovarti in Spagna in primavera. E la prossima estate sei ancora tutta mia, d’accordo?”
“Va bene, va bene,” alzo le mani in segno di resa. “Senti, Bee, non è che non voglio passare il Natale con te, e so che Quinn capirebbe, è solo che…”
“Non sei ancora pronta a tornare a Los Angeles,” Rachel finisce la frase per me. Ci conosciamo meglio di chiunque altro al mondo, e non è strano finire l’una le frasi dell’altra.
“Esatto,” sospiro. “Non ancora. Non durante le feste.”
Fortunatamente Rachel è veloce a cambiare argomento prima che mi intristisca di nuovo. Continuiamo a chiacchierare per un po’, finché non sento il citofono suonare.
“Bee, c’è qualcuno alla porta, quindi devo andare. Ci sentiamo presto, ok?”
“Certamente. Ti voglio bene, Bee.”
“Ti voglio bene anche io.” Agito la mano per salutarla e clicco sul bottone rosso per terminare la videochiamata. Poi vado all’ingresso per far entrare chiunque sta aspettando di sotto.

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Wednesday, August 12, 2020

So it goes - capitolo 15

 

15.
Like every inch of me is bruised

 

 

Due anni fa Jean mi chiese di descriverle come sarebbe stato il mio compleanno ideale. Le dissi che sarebbe stato con qualcuno che amavo - nello specifico, ai tempi, Lilian - a visitare qualche posto meraviglioso nel mondo. Ci sarebbe stata una cheesecake al triplo cioccolato, una discreta quantità di birra acida proveniente dal Belgio, e un sacco di buona musica.
Non pensavo ci avrebbe mai prestato più di tanta attenzione e che se lo fosse dimenticata, ma ora che finalmente ferma la macchina in cui siamo state per le scorse due ore e mezza e vedo l’Alhambra di Granada, che per quanto mi riguarda è uno dei posti più belli e magici del mondo, di fronte a me, mi rendo conto che è da chissà quanto che sta organizzando questa giornata per rendere il mio primo compleanno senza la persona che amo il migliore possibile viste le circostanze.
È sabato, il giorno prima del mio trentatreesimo compleanno, e stiamo per iniziare la visita serale al Generalife, qualcosa che sono mesi che dico di voler fare.
“Oh mio dio!” boccheggio, troppo stupita per dire altro.
“Felice?” mi chiede Jean, e io le butto le braccia al collo per abbracciarla forte.
“Grazie,” mormoro con la voce rotta dall’emozione. “Sei la migliore!”
Ci fanno entrare alle otto in punto, e io sono così eccitata di essere lì che quasi mi trasformo in una bambina di cinque anni, saltellando sul posto durante l’attesa. Ci sono già stata due volte, la prima con Jean un paio di mesi dopo essermi trasferita in Spagna, e la seconda con Lilian, ma mai di sera, e vedere i giardini e il palazzo in stile arabo con questa luce è un’esperienza completamente diversa che mi lascia senza fiato.

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Tuesday, August 11, 2020

Clean - Capitolo 15

 

15.
WINDOWS BOARDED UP AFTER THE STORM


 

Cinque anni fa.

 

“Per caso qualcuno ti ha investito il cane o qualcosa del genere?”
Quando alzi lo sguardo ti trovi il viso di Eve a due centimetri dal tuo che ti guarda con aria interrogativa, ma come sempre divertita.
“Scusami?”
Si sposta e sospira. “Che c’è che non va oggi? È da quando sono arrivata che sei di cattivo umore, e a dirla tutta non so neanche perché sono venuta fin qui a sto punto. Mi sto annoiando.”
“Beh, mi dispiace che il mio cattivo umore ti stia rovinando la giornata,” scatti, pensando a quanto scortesi siano state le sue parole, ma poi ti rendi conto che Eve è fatta così, che non sta cercando di essere cattiva nei tuoi confronti o di ferirti. Al contrario, questo è forse il suo modo di cercare di farti stare meglio. E poi ha ragione, non sei stata esattamente di compagnia da quando è arrivata, ed è venuta da Atlanta solo per vedere te.
“Vuoi condividere il motivo dei tuoi dispiaceri? O posso sempre andarmene… non è che farei fatica a trovare qualcun altro che scalda il mio letto.”
“No, no, per favore, rimani,” quasi la supplichi. Lo sai che non siete una coppia, ma l’idea di lei che fa sesso con qualcun altro ti fa diventare matta. “La mia pubblicitaria pensa che io abbia bisogno di un ragazzo.”
“Tu? Un ragazzo?” scoppia a ridere. “Tesoro, tu hai bisogno di un ragazzo tanto quanto io ho bisogno di un esame alla prostata. Che cosa faresti con un ragazzo, gli vomiteresti addosso non appena tira fuori il cazzo dai pantaloni?”
“Intendo un ragazzo finto,” alzi gli occhi al cielo, ma non puoi fare a meno di ridacchiare per quanto il suo commento sia stato accurato. “Sai, tipo di copertura… un beard?”
“Sono abbastanza sicura che il termine beard si riferisce alle donne che stanno con un uomo gay per essere la loro copertura. L’opposto credo sia merkin.”
“Puoi almeno provare a concentrarti sul problema? le chiedi, esasperata. “Tutti pensano che sia la cosa migliore, ma non voglio. L’ho fatto con Taylor, ma eravamo amici. Questa volta sarebbe un perfetto sconosciuto che stipula un contratto con me per far finta che stiamo insieme. Non sono sicura di essere a mio agio con una cosa del genere.”
“Beh, io non ero a mio agio a sposarmi un vecchio, ma dobbiamo fare quello che è necessario, no?”
“Penso di sì,” sospiri. “Come fai a… voglio dire, quando lui… hai mai… tipo, hai… uhm…”
“Taylor? Respira!” ride. “Sì, facciamo sesso a volte. Sono sua moglie, e sono abbastanza sicura lui creda che io baci la terra su cui cammina. Razza di coglione egocentrico!”
“Come fai a sopportarlo? Io facevo fatica a baciare Taylor, e ripeto, eravamo amici ed erano tutti baci a stampo.”
“Oooh, la piccola Taylor vuole sapere il mio segreto… interessante!” ghigna. “Ok, te lo farò vedere ,ma devi promettermi di tenere la mentalità aperta.”

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Sunday, August 9, 2020

So it goes - Capitolo 14

 

14.
Drowning slow cause I crave disaster

 

 

“Il sushi è la migliore invenzione culinaria dopo la pizza!” affermo, prendendo con le bacchette l’ennesimo nigiri di salmone e affogandolo nella salsa di soia.
Rory ride. “Dovresti trasferirti in Italia, allora.”
“Italia?” il mio sopracciglio si inarca. “Non dovrei trasferirmi in Giappone, visto che amo così tanto il sushi?”
“Nah,” scuote la testa. “L’Italia ha una grandissima cultura sushi all-you-can-eat, e se ti trasferissi lì avresti anche la migliore pizza del mondo. E poi, fai già abbastanza fatica con lo spagnolo, come faresti a imparare il giapponese? Almeno l’italiano è abbastanza simile allo spagnolo.”
“Hey!” protesto. “Io non faccio fatica con lo spagnolo! Vengo dal sud della California, questa lingua è parte della nostra cultura quasi quanto l’inglese. È solo che quello che impariamo noi è diverso dallo spagnolo che si parla qui!”
Evito di dirle che una delle mie tante madri affidatarie era Latina e che lei e suo marito parlavano tra loro in spagnolo quando non volevano che io capissi cosa si dicevano, perché il mio spagnolo, in effetti, non è sto granché.
“Ti manca? La California, intendo.”
“A volte,” scuoto le spalle. A questo punto mi è difficile dire se mi manca la mia città natale, la vita che mi sono lasciata alle spalle, o semplicemente Lilian. Anche se, probabilmente, è un misto di tutti questi fattori. “Mi manca molto l’oceano.”
“Ci vivevi vicino?”
“Abbastanza. Mi sono spostata molto, ma il mio ultimo appartamento era a Culver City, che non è lontano da Venice o Marina del Rey. Ma ho sempre passato molto tempo vicino al mare, e mi manca ora. E tu? Ti manca Cambridge?”
Il padre di Rory è professore all’università di Cambridge, lui e la sua famiglia si sono trasferiti lì dall’Italia quando Rory aveva dieci anni. Ha vissuto lì fino a circa cinque anni fa, quando ha deciso di insegnare inglese in Spagna, paese natale di suo padre.
“Non esattamente. Ovviamente mi manca la mia vita lì, e la mia famiglia, ma non il posto, no. Sono sempre stata una persona abbastanza mediterranea, quindi il clima inglese non fa per me. Sai quanto mi piaccia prendere il sole.”

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Wednesday, August 5, 2020

So it goes - Capitolo 13


13.
You come on just like Special K

 

 

“Ok, ripetilo ancora una volta.”
“My name is Matías, I come from Spain. I am Spanish. I have forty-five years old.”
Il mio primo istinto è di sbattere la testa contro la scrivania così violentemente da lasciare sulla superficie un solco a forma di Sasha. È almeno la ventesima volta che correggo sto tizio, e ancora non riesce a dire qualcosa di semplice come “I am forty-five years old”. E quel che è peggio è che sa di aver fatto un errore, perché mi sta fissando, aspettando che io dica qualcosa. Gli regalo il mio sguardo più assassino, e finalmente lui borbotta la forma corretta e va avanti con la frase.
Mi lascio scappare un sospiro sommesso, pregando che la lezione finisca presto, altrimenti potrei arrivare a uccidere il povero studente. Di solito sono un’insegnante molto paziente, ma ci sono persone che mi mettono a dura prova, e questo Matías è uno di loro. Quando ho lezione con gente come lui, devo ripetermi nella mia testa che amo il mio lavoro come se fosse un mantra motivazionale.
Gli faccio fare un esercizio scritto in modo da permettere alle mie orecchie di fare una pausa da una terribile grammatica e un accento ancora peggiore, e alzo lo sguardo verso la classe di fronte alla mia, i miei occhi trovano immediatamente quelli di Rory, che sembra disperata tanto quanto me. Alza gli occhi al cielo e scuote leggermente la testa, e io annuisco per comunicarle che condivido il suo dolore.
Sono passate quasi due settimane dalla serata karaoke, e la mia attrazione nei suoi confronti non è scomparsa. Non ne ho parlato con nessuno, forse perché non voglio renderla reale esprimendo quei pensieri ad alta voce, quindi è tutto solo nella mia testa per ora, ed è lì che intendo tenerla. E sì, forse non è facile non sbavare su qualcuno che vedi cinque giorni alla settimana, dieci ore al giorno, che viene al lavoro mostrando una scollatura molto accattivante, ma mi conosco, so che potrei facilmente mettere fine a questi pensieri se volessi.
Il fatto è che non sono sicura di volerlo.

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Tuesday, August 4, 2020

Clean - Capitolo 14


14.
YOU DROVE US OFF THE ROAD


 

Sei mesi fa.

 

Il citofono suona che hai appena finito di vestirti dopo la doccia. Non stai aspettando nessuno, quindi sei sorpresa che Brandon, la guardia del corpo di turno, ti sta chiamando.
“Signorina Swift? C’è qualcuno qui che vuole vederla,” dice quando rispondi. “È la signorina Agron. Posso farla entrare?”
Ti ci vogliono almeno trenta secondi prima di acconsentire. Sei sconvolta: che cosa diavolo ci fa Dianna qui? Non la vedi da più di due mesi, è la prima volta da quando vi conoscete che non vi vedete per così tanto tempo. Ha chiuso con te perché non hai accettato la sua proposta e non poteva continuare a vederti sapendo che non volevi veramente stare con lei. Il che, in realtà, è una marea di stronzate, perché tu volevi davvero stare con lei, lo vuoi ancora, solo non puoi sposarla. Ma capisci anche il suo punto di vista: neanche tu riusciresti a stare ancora con te, se fossi in lei.
Ecco perché non capisci il suo presentarsi a casa tua ora. La sorpresa e la curiosità presto si trasformano in rabbia: quando se n’è andata l’ultima volta ti ha davvero spezzato il cuore, e ora è tornata senza neanche un messaggio o una telefonata per avvisarti. Che cosa vuole da te? Non ha più persone nuove da scopare e quindi si è ridotta a riciclare del vecchio materiale?
Per cui ti lanci fuori da casa per andarle incontro, determinata a urlarle contro e mandarla via, ma quando esce dalla macchina e vedi l’espressione sul suo volto, ti blocchi di colpo. Sembra devastata, come non l’hai mai vista prima. È pallida come un fantasma, ma i suoi occhi sono rossi e gonfi, il mascara sbavato che forma degli aloni sulla sua pelle.
“Dianna?”
Si lancia nelle tue braccia con così tanto impeto che devi ricorrere a tutta la tua forza e tutto il tuo equilibrio per non cadere all’indietro, e quando il suo corpo tocca il tuo smetti letteralmente di respirare, e non sei sicura se sia per via dell’impatto o perché sono mesi che non la stringi a te e ti è mancato quel contatto come ti mancherebbe un arto se te lo tagliassero.
È veramente difficile distinguere le sue parole tra i singhiozzi violenti che la stanno scuotendo, ma sei quasi sicura al cento percento che stia parlando di qualcuno che è appena morto.
“Chi è, Dianna? Chi è morto?” chiedi, preoccupata. La tua mente subito vola a suo fratello minore, o a un membro della sua famiglia, o… Lea. Sei perfettamente cosciente del fatto che Dianna non ha mai dimenticato del tutto la sua ex ragazza e primo amore, e la morte di Lea la distruggerebbe. Preghi qualunque divinità ci sia lì in alto che non sia Lea quella che è morta. Dianna non potrebbe mai riprendersi da una cosa del genere.

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Saturday, August 1, 2020

So it goes - Capitolo 12


12.
My hands are shaking from holding back from you

 

 

Ho preso il conto di quanto tempo sono stata contro il muro del karaoke bar, fumando una sigaretta dietro l’altra e cercando di calmarmi. So che tutti si staranno chiedendo che fine ho fatto, e penseranno che c’è qualcosa che non va, ma non riesco a decidermi a rientrare. E poi, forse hanno ragione a pensare che ci sia qualcosa che non va. In che altro modo potrei spiegare quello che sto provando? Devo aver perso la testa, perché non esiste che io possa essere attratta dalla mia collega recentemente diventata amica etero. Non esiste proprio!
La porta del bar si apre e Rory mi raggiunge in strada, accendendosi anche lei una sigaretta. La mia solita fortuna!
“Va tutto bene?” mi chiede, e la sua voce sembra preoccupata.
Annuisco. “Sì, avevo solo bisogno di un po’ d’aria fresca… non sono abituata a quel genere di ballo, e ho la capacità polmonare di un criceto,” mento spudoratamente, sperando di essere risultata convincente anche se ho una sigaretta in bocca, la terza da quando sono uscita, aggiungerei.
“Beh, sei stata abbastanza brava. Sei riuscita a starmi dietro, il che non è facile per niente.”
Le sorrido, grata del complimento, e poi mi perdo completamente nei miei pensieri, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, dalle sue labbra, dal suo seno… cazzo, ma cosa mi sta succedendo? Non mi sentivo così eccitata da una vita. E ok, sì, amo le donne. Amo veramente tanto le donne, e non manco mai a notare e apprezzare la loro bellezza, ma di solito ho più autocontrollo di così. Dovrei essere in grado di non impazzire completamente e di trasformarmi in questo casino solo perché una bella ragazza si è strusciata contro di me per la durata di una canzone. Dovrei essere migliore di così. E lo sono, di solito lo sono; ho passato tutta la vita circondata da donne, alcune di loro anche molto belle, dividevo lo spogliatoio con le mie compagne di scuola, vivevo in una città in cui passiamo praticamente tutto il nostro tempo libero in costume da bagno in spiaggia. Per la miseria, vivo con Jean e giriamo per casa nude per tutto il tempo, e Jean è decisamente un piacere da guardare, ma non mi sono mai sentita, neanche una volta, come se non fossi in grado di controllare i miei ormoni. Eppure eccomi qui, divisa tra il desiderio, la brama quasi, di sbattere Rory contro il muro e ficcarle la lingua in bocca, e la speranza, il bisogno che lei rientri e mi lasci sola.

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