Thursday, July 30, 2020

So it goes - Capitolo 11


11.
I could have danced all night

 

 

“Sono troppo eccitata!” squittisco entrando in camera di Jean per farle vedere il mio look per la serata.
“Sembri una bambina di cinque anni fatta di zuccheri!”
“PERCHÉ È LA SERATA KARAOKE!!”
Amo il karaoke, ho sempre amato cantare. Non sono particolarmente brava - sono intonata, ma la mia voce è del tutto ordinaria - e questo è l’unico motivo per cui non ho mai provato ad avere una carriera nel mondo della musica, altrimenti avrei probabilmente partecipato a ogni singola audizione per tutti i talent show esistenti. C’è qualcosa che mi rende davvero felice nell’essere sul palco con un microfono in mano. Onestamente, io canto continuamente: nella doccia, in macchina, mentre cucino, pulisco… la povera Jean non si è mai lamentata, ma a volte mi dispiace che debba sopportarmi.
“Lascerai che gli studenti e le altre persone lì salgano sul palco, o hai intenzione di monopolizzare il microfono tutta la sera?”
“Non ho ancora deciso,” faccio spallucce. “In realtà spero che ci siano degli studenti a cui passare il microfono, perché se l’attività è un successo, magari la rifaremo anche l’anno prossimo.”
“Già, ho visto che non si sono iscritti in molti, ma possiamo sempre sperare che si presentino lo stesso. E pretendo un duetto con te, signorina!”
“Ci puoi giurare! Allora, che ne pensi del mio look?”
Mi guarda con attenzione mentre piroetto davanti a lei un tot di volte per farle ammirare la mia mise: calze a rete, minigonna di jeans, anfibi, maglietta dei Rolling Stones e giacca di pelle.
“Sembri una groupie!” commenta, facendomi felice. “Ma lascerei i capelli sciolti… per fare headbanging, sai.”
I miei capelli biondi solitamente lisci come spaghetti sono leggermente ondulati stasera, e li ho raccolti in una coda disordinata, ma accetto il suggerimento di Jean e li lascio scendere sulle spalle. So di stare prestando troppa attenzione al mio look, visto che stasera è solo una attività della scuola, ma mi piace liberare la rockettara che c’è in me quando canto al karaoke. E poi, stasera faranno delle foto che andranno sulla pagina Facebook della scuola, quindi voglio essere carina.
Anche Jean è molto rock’n’roll, con indosso dei jeans neri strappati, una maglia trasparente bordeaux e Dr Marten’s dello stesso colore. I suoi capelli molto corti sono sparati all’insù con il gel come al solito. Sta considerando l’idea di tingersi di blu elettrico, ma non è sicura che il nostro capo approverebbe. Io penso che starebbe da dio, soprattutto perché quel colore di capelli farebbe risaltare il blu dei suoi occhi ancora di più.
“Ma Nataniel viene stasera?”
“No, ha il turno di notte,” sospira. “È questo che succede quando si sta con un infermiere. Ok, sono pronta, andiamo.”

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Wednesday, July 29, 2020

Clean - Capitolo 13


13.
I LIVED LIKE AN ISLAND


 

Sette anni fa.

 

Sono le vacanze natalizie e tu le stai passando a Nashville con la tua famiglia. Avere un po’ di tempo libero dal tour è fantastico, perché puoi finalmente vedere i tuoi vecchi amici, soprattutto Abigail, ma ti manca Emily, che è anche lei tornata a casa per Natale. Messaggiate costantemente - grazie a dio esistono i piani tariffari con messaggi illimitati - ma non è lo stesso. E poi, il fatto che Emily sia tornata a casa vuol dire che vedrà e passerà del tempo con il suo ragazzo, il che è abbastanza per farti uscire di testa. Avete deciso insieme che per il momento sarebbe meglio continuasse a stare con lui, visto che voi due non potete certo uscire insieme pubblicamente e lui è il modo perfetto per nascondere la vostra relazione. Inoltre si vedono talmente poco che pensavi la cosa non potesse infastidirti più di tanto. Ti sbagliavi.
Quindi sei stata di cattivo umore dal momento che vi siete salutate, e stai iniziando a far saltare i nervi a tutte le persone intorno a te, ma non sai come controllarti. Non sai come fare a smettere di essere così irritata e stizzosa tutto il tempo, soprattutto quando Emily non risponde immediatamente ai tuoi messaggi. Sai che è impegnata, che si sta vedendo con i suoi amici, che sta passando del tempo con la sua famiglia; sai che non è con lui tutti i giorni tutto il giorno, eppure… l’idea che possa baciarlo, o anche peggio, fare sesso con lui è abbastanza da farti venire voglia di dare fuoco a qualcosa.
In più non riesci a smettere di pensare al tuo recente coming out con tuo fratello e a un possibile coming out con i tuoi genitori. Il fatto è che tu vuoi farlo, ma la situazione con Emily è già abbastanza complicata così, e il momento che dirai ai tuoi genitori che sei gay loro avranno sicuramente delle domande a cui non potrai rispondere, perché non vuoi mentire spudoratamente, ma non puoi neanche dire la verità. La cosa più saggia da fare sarebbe aspettare un altro anno, finché non diventerai maggiorenne, così che nessuno potrà criticare la tua relazione, e tecnicamente un altro anno di silenzio e di nasconderti non dovrebbe spaventarti così tanto, eppure lo fa. Ti senti come se avessi questo enorme peso sulle tue spalle; è la prima volta in vita tua che i tuoi genitori - soprattutto tua madre - non hanno la più pallida idea di chi tu sia e di cosa ti passi per la mente, e odi questa sensazione. Ti fa diventare matta.
L’unico modo che hai per non impazzire completamente è scrivere canzoni. È questo che fai, è questo che hai sempre fatto. Hai decine di quaderni pieni di testi e accordi che probabilmente non vedranno mai la luce del giorno, e ultimamente tutte le tue canzoni hanno un solo argomento: Emily.
Ogni tanto tua madre fa capolino in camera tua e ti chiede di ascoltare una delle tue ultime creazioni, e solitamente tu arrossisci, chiudi velocemente il quaderno, e le dici che non c’è ancora nulla di pronto. Il problema è che tutte quelle canzoni sono chiaramente per una ragazza, e non hai ancora avuto il tempo o la voglia di cambiare i pronomi e i nomi come hai fatto con quelle nel tuo album.
Stai scrivendo questa nuova canzone pensando a Emily, e non ti accorgi che tua madre è in piedi davanti alla porta che ti ascolta cantare.
“È una canzone molto bella, tesoro,” ti dice non appena metti giù la chitarra, facendoti trasalire.
“Mamma!” quasi urli, cercando di ricordarti se in qualunque parte della canzone hai menzionato una ragazza, o il nome di Emily, o dei pronomi femminili. No, dovresti essere salva. “Che ci fai qui? Non eri fuori con papà?”
“Sì, siamo appena rientrati. Stavo venendo a salutarti, ma ti ho sentita cantare e non ho voluto interromperti.”
“Beh, avresti dovuto. O non saresti dovuta rimanere ad ascoltare. È una cosa personale, mamma, e lo sai. È come se avessi letto il mio diario, o qualcosa del genere.”
Tua madre ti guarda, inarcando un sopracciglio, poi chiude la porta alle sue spalle e viene a sedersi sul tuo letto.
“Taylor, cosa c’è che non va? Ultimamente non sembri neanche tu, da quando sei tornata dal tour sei sempre di cattivo umore, irritabile, e non capisco perché. È la prima volta da quando sei nata che non capisco cosa ti stia succedendo, e mi fa male. Vuoi parlarne? È per via di un ragazzo? Non ho potuto fare a meno di notare che la canzone che stavi cantando è una canzone d’amore.”
Alzi gli occhi al cielo così tanto che probabilmente rimarranno incastrati lì.

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Sunday, July 26, 2020

So it goes - Capitolo 10



10.

I will never let you down

 

 

“Quindi fammi capire… stai dicendo che hai passato tutto il tempo libero che avevi a Madrid con Rory? Tipo, volontariamente? E che è venuta con te in un bar lesbo per tenerti compagnia mentre tu affogavi i tuoi dolori da Lilian nella birra?” Jean mi chiede con il tono di voce incredulo di qualcuno a cui è appena stato detto che gli scienziati hanno confermato che la terra è piatta, e io borbotto qualcosa in assenso. Non posso parlare ora, perché sto cercando di mettermi l’eyeliner sulla palpebra e una sola parola potrebbe farmi fare un casino. In realtà sono davvero brava a truccarmi, ma l’eyeliner è uno stronzo, e non importa quanto ci provo o quanta pratica faccio, continuo a fare fatica. Quando ero più piccola, uno dei miei soprannomi era ‘la bambina storta’, perché non riesco a fare nulla di dritto - tagliare, appendere, incollare… non riuscirei a disegnare una linea dritta neanche se la mia vita dipendesse da quello, e ovviamente l’eyeliner non fa eccezione.“E ha passato - e ti cito fedelmente - una serata parecchio piacevole. Con Rory,” continua, e forse se queste ripetizioni di ciò che ho appena detto venissero da chiunque altro mi irriterebbero da morire, ma Jean è Jean, e mi fa veramente ridere.
“Già.”
Fisso con sguardo critico le due righe appena fatte. Non sono per niente uguali. Merda!

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Thursday, July 23, 2020

So it goes - Capitolo 9


9.
You're getting me through the night


 

 La conferenza risulta essere davvero interessante. Fa sembrare il diventare un istruttore per insegnanti così divertente che io e Rory decidiamo di prendere il Diploma in Teaching English to Speakers of Other Languages - meglio conosciuto come DELTA, che è la qualificazione che serve per diventare istruttori CELTA. Non subito, ovviamente, perché è schifosamente costoso e richiede moltissimo tempo, ma un giorno lo faremo.Ceniamo vicino all’International House, e poi Rory mi spinge a scegliere dove andare a ubriacarmi, e così finiamo in un bar lesbo nel quartiere gay di Madrid. Un po’ mi dispiace per Rory, che è stata trascinata qui e probabilmente non si aspettava questo genere di bar, ma ho bisogno di stare con “la mia gente” stasera, anche se la mia collega è l’unica persona con cui sto effettivamente interagendo.
È stata davvero paziente con me, non mi ha costretta a parlare, ma mi ha effettivamente ascoltata quando ho deciso di farlo. Non riesco ancora a concepire come siamo arrivate a questo punto, come abbiamo trasformato il nostro inizio ostile in quello che si sta velocemente sviluppando in una bella amicizia, ma sono davvero felice che sia stato così.
“Lo sai, la birra non mi è mai piaciuta più di tanto,” dice a un certo punto, fissando la mia terza bottiglia di quel delizioso liquido dorato, e i miei occhi quasi balzano fuori dalle orbite.
“Che cosa???”
Scuote la testa. “Non mi piace il sapore. E poi lo sai che non sono una che beve tanto in generale. Se bevo, preferisco il vino, o qualche cocktail leggero tipo il Mojito.”
“Ewww,” faccio un’espressione disgustata. “Ok, non ti piace il gusto della birra, ma hai effettivamente provato della birra buona, o solo quella merda che vendono nei supermercati?”
“Non sono sicura cosa intendi per birra buona,” scuote le spalle. “Quindi credo di no. Lo sai,  non sono ancora sicura se quello sguardo sconvolto che hai quando ti dico di non aver provato, guardato, mangiato o bevuto qualcosa mi diverta o mi faccia sentire la più grande perdente sulla faccia della terra."“Non dovresti sentirti una perdente, non avere sperimentato qualcosa non ti rende tale. Prima di venire qui non avevo mai viaggiato al di fuori degli Stati Uniti… questo farebbe di me una perdente?”“Credo di no.”
“Bene! Ma devi comunque provare della buona birra, quindi…”

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Tuesday, July 21, 2020

Clean - Capitolo 12

12.
RUN AWAY WITH ME

 
Tre anni e mezzo fa.

Di tutte le cose che la fama ti ha portato, questa è decisamente la più spaventosa e in generale la peggiore. Hai sempre saputo che i fan possono diventare un filino pazzi di tanto in tanto - diamine, John Lennon è stato ucciso da qualcuno che era stato un grande fan - e sei sempre stata consapevole della linea sottile che divide l’idolatrare una celebrità e diventarne ossessionati, ma mai, nemmeno nei tuoi incubi peggiori, ti saresti immaginata di poter diventare il bersaglio di uno di quegli psicopatici.
Eppure eccoti qui, chiusa dentro alla tua casa di Beverly Hills come se fossi un ostaggio, con tua madre, che è appena arrivata da Nashville, che sta dando di matto come non l’avevi mai vista fare prima. Andrea Swift è il genere di persona che riesce a mantenere la calma in ogni situazione, e invece in questo momento sta camminando su e giù per il tuo salotto, agitando le mani al cielo e borbottando qualcosa come una completa fuori di testa. Tuo padre, invece, l’avete convinto a non comprare una pistola e rischiare di finire in galera per il resto della sua vita. Anche tuo fratello sembra seriamente spaventato, e ti sta guardando con una profonda paura nei suoi grandi occhi blu.
E tu… beh, tu non hai smesso di tremare dalla notte scorsa, non riesci nemmeno a tenere in mano la tazza di the che qualcuno - probabilmente Selena, che è corsa in tuo aiuto non appena l’hai chiamata nel cuore della notte - ti ha preparato così tanto tempo fa che ora non è più neanche tiepido. Ti sembra di vivere in un film dell’orrore - non ti sono neanche mai piaciuti quei genere di film. Vorresti poter dire ai tuoi genitori di calmarsi, che non è così grave come credono, ma non ci riesci, non puoi, perché sei terrorizzata anche tu, e non sei sicura che riuscirai più a mettere un piede fuori casa, cantare su un palco, o persino dormire o andare in bagno.
La notte scorsa, quando stavi tornando a casa dopo una serata tra ragazze con Selena, un uomo si è quasi lanciato di fronte alla tua macchina e ha iniziato a urlarti le parole più terribili. Ti ha pregato di dargli una possibilità di essere l’uomo di cui hai bisogno nella tua vita, giurando di amarti da morire e che non ti avrebbe mai ferito come hanno fatto i tuoi ex ragazzi. E poi, quando tu non hai reagito e sei rimasta chiusa dentro in macchina, senza neanche osare aprire il cancello d’ingresso ed entrare per paura che potesse sgattaiolare dentro, si è dato agli insulti e alle parolacce, dandoti della troia, della stuzzicatrice, e dicendo che eri destinata a bruciare all’inferno visto che sei stata mandata da Satana per tentare bravi uomini come lui e trascinarli fuori dalla retta via.
Tutta la situazione è stata terrificante. Ma non è finita lì. Dopo che sei praticamente scappata via da quell’uomo, girando intorno per tutto il quartiere per almeno un’ora prima di decidere che era abbastanza sicuro tornare nella tua proprietà, l’uomo ha cercato di entrarti in casa di notte. Ha scavalcato il cancello e l’allarme ha iniziato a suonare, avvisando automaticamente la polizia e svegliandoti. È riuscito a scappare prima che la polizia arrivasse, quindi non è stato arrestato ed è ancora lì fuori, pronto a terrorizzarti di nuovo ogni volta che gli pare.
E ciò che è peggio è che ora stai incolpando te stessa per tutta questa storia. Quell’uomo ti manda lettere da mesi, dichiarando il suo amore per te e chiedendoti di sposarlo, ma non ci hai mai prestato tanta attenzione. Non è un segreto che i fan possono essere un pochino estremi delle volte e possono pensare che sia legittimo buttare giù ogni singolo pensiero su un pezzo di carta e mandarlo al loro VIP preferito. Quindi onestamente non pensavi che quest’uomo sarebbe potuto arrivare a tanto, che potesse scoprire dove vivi e stalkerarti fuori da casa tua, cercando persino di entrare. Come hai potuto essere così stupida da non prendere quelle assurde lettere sul serio? Come hai potuto essere così ingenua?

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Sunday, July 19, 2020

So it goes - Capitolo 8

8.
I’d like to be my old self again but I’m still trying to find it
 


Non appena mi sveglio mi rendo immediatamente conto che sarà una brutta giornata, prima ancora di aprire gli occhi.
Prima di tutto, sento il rumore della pioggia che batte contro la finestra, e quello basta per mettermi di cattivo umore e farmi sentire malinconica, visto che odio quel genere di tempo. Ok, non odio la pioggia - mi piace stare a letto tutto il giorno, a guardarla scendere dal cielo - ma non sopporto stare in giro quando piove. Vengo da Los Angeles, non sono geneticamente programmata per sentirmi a mio agio sotto la pioggia!
E poi mi ricordo che giorno è, e mi chiedo come sia possibile che me ne sia quasi dimenticata, che non sono trasalita il momento che ho letto la data della conferenza nell’email di Violeta. Eppure è così, e ora sono qui, maledicendomi per non aver rifiutato l’opportunità di venire qui.
Devo combattere contro tutti i miei istinti per non coprirmi la testa con la coperta, dire a Rory che sono malata, troppo malata per andare alla conferenza, e nascondermi in questa stanza d’albergo aspettando che la giornata passi. L’unico motivo per cui non lo faccio è che passerei le ore che mi separano dalla mezzanotte soffocando nella mia autocommiserazione, e decisamente non è una cosa che voglio fare. In più so che la scuola ha speso un bel po’ di soldi per farmi andare alla conferenza, e mi sentirei malissimo a sprecarli solo perché è il tredici di ottobre.

Wednesday, July 15, 2020

So it goes - Capitolo 7

7.
Secrets spilled into the dark


Il viaggio in treno verso Madrid è lungo. Ok, in realtà non è poi così lungo, un pochino meno di tre ore, ma dopo mezza giornata di lavoro sembra un’eternità.
Rory non è una cattiva compagna di viaggio, però. Durante il tragitto chiacchieriamo di lavoro e di altri argomenti poco importanti che riguardano la nostra vita, e il tempo scorre piacevolmente, un po’ come la giornata che abbiamo passato insieme ai Jardines de Chapina.
Ancora una volta questa cosa mi stupisce, perché solitamente non sono molto a mio agio con le persone che non fanno parte della mia cerchia stretta di amici. Parlo con tutti, ma succede molto raramente che mi faccia davvero piacere spendere una giornata intera con qualcuno che non sia Jean, Rachel, o beh, Lilian, ai tempi. Ecco perché sono così piacevolmente colpita che nelle tre ore che passiamo sul treno non sento il bisogno di isolarmi dalla mia compagna di viaggio con la musica a palla direttamente nelle orecchie e un buon libro.
L’hotel che la scuola ha scelto per noi non è esattamente in centro, ma è carino e facilmente raggiungibile con la metropolitana. Le stanze sono abbastanza piccole, ma pulite, e sono sorpresa che Violeta ha avuto il tatto di prenotarci due stanze separate. Voglio dire, non mi avrebbe dato fastidio dividerla con Rory, ma è bello che non ci abbiano forzate a dormire nella stessa stanza solo perché siamo due ragazze. Mi piace avere i miei spazi, e non sono mai stata una grande fan del dividere la stanza con altre persone, anche se mi ci sono dovuta abituare, visto che ho passato la maggior parte della mia infanzia e adolescenza in affidamento.
Dopo aver portato i bagagli in camera decidiamo di fare una passeggiata e cercare un posto dove mangiare. Finiamo in un hamburgheria, dopo aver saltato a piè pari un numero di posti considerati italiani che hanno fatto provocato in Rory smorfie di disgusto. L’italiana in lei non riesce a concepire il pensiero di poter cenare lì. Avrei voluto farle notare che io avrei potuto dire lo stesso dell’hamburgheria, visto che sono americana, ma non lo faccio. Prima di tutto, fare hamburger non richiede abilità particolari, quindi dubito fortemente che le persone qui a Madrid possano preparare qualche schifezza colossale. E poi è anche la prima volta da quando conosco Rory che la vedo davvero mangiare di gusto - anzi, è probabilmente una delle pochissime volte che l’ho vista mangiare qualcosa che non sia solamente verde - e per qualche ragione questa cosa mi fa sorridere.
“Posso chiederti una cosa un pochino personale?” mi faccio scappare prima che il mio cervello possa fermarmi. Lo so che non dovrei ficcanasare, lo so che la domanda che ho in mente è davvero troppo intima per il punto a cui siamo nella nostra amicizia, e che fino ad ora ci siamo sempre limitati a conversazioni poco profonde, ma non posso farne a meno. Sono troppo curiosa, e ho bisogno di sapere.

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Tuesday, July 14, 2020

Clean - Capitolo 11

11.
TANGLED UP WITH YOU ALL NIGHT

Tre anni fa.

“Buon compleanno, Meraviglia!”
Dianna viene verso di te con in mano un enorme mazzo di orchidee rosse, il tuo fiore preferito. Vi siete incontrate al porto di Long Beach e ancora non sai perché. Joe si è presentato stamattina dicendoti di aver ricevuto istruzioni precise dalla tua ragazza, e che dovevi andare con lui senza fare domande, perché era una sorpresa. Ami le sorprese!
Quando ti da i fiori, ti dai un’occhiata veloce intorno per essere sicura che non ci sia nessuno con una macchina fotografica, e poi ti sporgi verso di lei per baciarla dolcemente.
“Grazie. Allora, che cosa ci facciamo qui?”
“È ancora una sorpresa,” ti fa l’occhiolino. “Sei pronta a festeggiare?”
Ti prende per mano e ti conduce su uno yacht, seguita da Joe. Si ferma a salutare l’equipaggio della barca, solo cinque persone in realtà, e poi ti porta sulla parte posteriore, dove c’è un divanetto e un tavolo con sopra una caraffa di mimosa.
L’equipaggio si presenta, e poi uno degli uomini prende i fiori per metterli in acqua per te, e vi lasciano sole. In pochi minuti lo yacht inizia a muoversi.
“Vuoi un po’ di mimosa?” ti chiede Dianna, prendendo in mano la caraffa.
“Dianna, sono le undici di mattina.”
Scrolla le spalle e versa il drink in due bicchieri.
“E quindi? È il tuo compleanno, ricordi? Puoi bere quando ti pare. E poi, tutti sanno che l’aperitivo inizia esattamente alle undici.”
Non ti lamenti, prendi il bicchiere e brindi con lei.
“A te, e all’anno favoloso che hai davanti.”
La bevanda è fredda e deliziosa, il sole splende ma non fa troppo caldo, e tu sei seduta sul divano a goderti la brezza marina sul volto e nei capelli. Non sai ancora cos’abbia organizzato Dianna, ma anche se questa giornata finisse in questo momento, saresti comunque felice.
La giornata, invece, è appena iniziata. Tu e Dianna vi godete il viaggio, coccolandovi e baciandovi sul divano. Quando lo yacht attracca, ti porge un cappellino, chiedendoti di indossarlo così da rendere più difficile alla gente riconoscerti.
Lanci uno sguardo verso il molo davanti a te per scoprire finalmente la vostra destinazione.
“Avalon?”
Annuisce. “Catalina Island è anche conosciuta come l’Isola del Compleanno. Ci sono un sacco di attività divertenti da fare, e ne ho scelte alcune. Pronta a scendere a riva, signorina festeggiata?”


Sunday, July 12, 2020

Can you feel this magic in the air?

CAN YOU FEEL THIS MAGIC IN THE AIR?


Si sono ignorate per la maggior parte degli scorsi cinque anni, perché ok, sono gli anni 2000 e la guerra è finita, e non ci sono più Mangiamorte che girano per i corridoi della scuola, ma questo non vuol dire che Serpeverde e Grifondoro non si odino ancora a morte.
E poi, hanno giri diversi. Karlie ha le sue amiche Grifondoro, Tassorosso e Corvonero che sembrano tutte uscite da un catalogo di Victoria’s Secret, mentre Taylor… beh, Taylor ha Dianna, e la loro relazione può essere parecchio… intensa. Non che siano una di quelle coppie che si isolano dal resto del mondo solo perché stanno insieme; Taylor passa molto tempo con la sua amica Corvonero Selena e con un prefetto Tassorosso con i capelli rossi - e la sua ragazza non smette mai di prenderla in giro per questo - tra gli altri. Dianna solitamente sta con il suo gruppetto di principessine Serpeverde, con Naya e Ashley come amiche più strette. Ma comunque, la relazione tra Taylor e Dianna è complicata, e non lascia molto spazio per altro.
Insomma, Karlie e Taylor non sono mai state amiche, a malapena notano la presenza dell’altra durante le lezioni che hanno in comune, ma si sono decisamente fatte il culo a vicenda nel campo di Quidditch più di una volta. E questo è il massimo del loro rapporto alla fine del quinto anno.
Poi, l’estate tra il quinto e il sesto anno, Taylor e Dianna si lasciano - definitivamente stavolta, o almeno così pare - e cercano di essere amiche, davvero, ma non funziona così bene, soprattutto perché Dianna si sta ovviamente consolando con un sacco di sesso con Naya e non sta facendo nulla per tenerlo nascosto, il che fa sentire Taylor cento volte peggio.
Quindi la seconda settimana del suo sesto anno Taylor è di fronte allo specchio nel bagno dei Prefetti e decide che non ce la fa più a stare male, così lancia un Obliviate al suo riflesso, pensando così di poter dimenticare Dianna e di tutti i momenti belli - e brutti, molto brutti - che hanno trascorso insieme quando erano giovani e innamorate. E come avrebbe potuto facilmente prevedere se solo ci avesse pensato su per un attimo, le si ritorce contro in modo terribile, e non solo non si dimentica di Dianna, ma lo specchio si frantuma e tutte le schegge finiscono infilate nella pelle di Taylor. È Karlie a trovarla e a portarla in infermeria.
Taylor si becca una lavata di capo dal professor Lumacorno - che incredibilmente non è ancora andato in pensione - e le vengono tolti venti punti dalla professoressa McGranitt, ma qualcosa di positivo viene fuori da tutta quella storia: Karlie continua ad andare a trovarla in infermeria, e poi inizia a passare del tempo con lei, con la scusa di accertarsi che stia bene. Ed è così che diventano amiche.
Quindi ora passano molto tempo insieme, allenandosi a quidditch, studiando e cercando di imparare gli incantesimi più difficili che hanno imparato a lezione. Tutta la scuola inizia a mormorare della Serpeverde e della Grifondoro che sono sempre insieme. Dove va una, c’è sempre anche l’altra.
Dianna a volte guarda Taylor con un misto di disappunto e occhioni da cucciolo bastonato, e Taylor sente il cuore stringersi un po’, perché la ferita non si è ancora completamente rimarginata, ma poi il sorriso di Karlie lava via tutta la tristezza, e va tutto bene di nuovo.

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Saturday, July 11, 2020

So it goes - capitolo 6

6.
This could be the start of something new


“Ma dai, non puoi dire sul serio!”
È giovedì pomeriggio e finalmente i ritmi a scuola stanno iniziando a tornare normali. Lavoro una media di quarantadue ore alla settimana - solo le lezioni, più tutta la preparazione, che è un sacco per un insegnante. Settembre è sempre un mese allucinante, e non ho intenzione di lamentarmene, perché ho ottenuto esattamente quello che volevo: zero tempo per pensare. L’unico problema è che non ho molto tempo per prendermi una pausa, quindi quando riesco finalmente a mangiare qualcosa per pranzo sto morendo di fame e sono a tanto così dall’addentare qualunque cosa commestibile in circolazione. Che, in questo caso, sono gli avanzi della pizza di ieri. Non è esattamente la scelta più sana, ma non ho mai avuto un’alimentazione sana in generale.
Rory, che è seduta affianco a me, si sta gustando un’enorme insalata con dentro non si capisce cosa, e non so se dispiacermi per lei o se invidiarla per l’aria soddisfatta che ha mangiando qualcosa di verde.
Stiamo parlando della serata karaoke che la scuola ha programmato per il mese prossimo e io le dico di voler cantare Let It Go; è qui che lei confessa di non aver mai visto Frozen. Ecco spiegata la ragione del mio stupore, perché seriamente, come diavolo è possibile?
“Certo che dico sul serio,” mi risponde.
“Ma… ma Frozen è tipo il miglior film Disney di sempre… ok, forse non di sempre, ma degli ultimi vent’anni di sicuro. Com’è possibile che tu non l’abbia mai visto?”
Scrolla le spalle. “Non lo so, ho sempre voluto farlo, ma non mi è mai capitata l’occasione. E poi parli tu, che non hai mai visto Inside Out, che è un vero e proprio capolavoro, quindi mi sa che siamo pari.”
“Sì, ma tipa, questo è Frozen, stiamo parlando di Frozen!” Alzo le mani al cielo in un gesto molto teatrale per sottolineare il mio punto di vista.
“Perché voi americani chiamate tutti tipo e tipa?” ride Rory.
“Non lo so, perché voi inglesi chiamate tutti socio e socia?”

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Thursday, July 9, 2020

Tessellate - Capitolo 12

12.
ENTWINED TOGETHER, ENTWINED FOREVER


“Sapete, se abbiamo intenzione di continuare con questa cosa, credo avremo bisogno di una cantina vini più grande,” sentenziò Vivien entrando in salotto con una bottiglia di Cabernet Sauvignon e tre bicchieri.
Ancora una volta si erano sedute attorno al tavolino della sala con il vino a parlare del loro rapporto. Vivien non aveva davvero tutti i torti a voler ampliare la loro enoteca, considerato quanto spesso si ritrovavano in quella situazione.
“Il che vuol dire che dovremo costruire una vera e propria cantina, visto che al momento tutte le nostre bottiglie sono in cucina. L’idea non mi dispiace, se devo essere sincera,” commentò Elise, che aveva sempre sognato una cantina vini nel seminterrato di casa, ma non aveva mai messo in pratica l’idea.
“Io approvo!” saltò su Dianna, battendo le mani con entusiasmo. “Quasi quasi domani mi faccio fare un preventivo per i lavori.”
Le tre donne risero, e Vivien ancora una volta si sentì il cuore gonfio di gioia per la scena davanti ai suoi occhi. Eccole lì, lei insieme alle due donne della sua vita, a proporre cambiamenti a una casa che legalmente era solo sua, ma in realtà apparteneva a tutte loro. Forse dopo quella sera in cui si sperava avrebbero finalizzato il loro rapporto una volta per tutte, sarebbe stato il caso di rendere quella casa di proprietà di tutte, e non esclusivamente sua.
Si accomodarono tutte sui divani, e si guardarono in silenzio. Come sempre, fu Vivien la prima a parlare.
“Siamo qui riunite per celebrare l’unione di queste tre donne in un’unica, meravigliosa troppia.”
Le altre due scoppiarono a ridere.
“Certo che ne dici di strozzate eh,” la prese in giro Elise.
Vivien scrollò le spalle. “Stavo solo cercando di spezzare la tensione. Vi conosco troppo bene ormai e so che questa qui,” disse indicando Dianna “ha i criceti nel cervello che vanno a mille e tu, El, stai comunque facendoti mille domande. O mi sbaglio?”
Dianna ed Elise si scambiarono uno sguardo.
“Veramente i miei criceti hanno smesso di girare,” Dianna confessò. “Mi è bastato tornare a casa l’altra sera e vedervi giocare con Tory, unirmi a voi, per farmi passare tutti i dubbi. Voglio fare questa cosa, la voglio tantissimo. Noi - noi tre e Tory - insieme abbiamo un senso.”
“È quello che ho detto io,” confermò Elise.
“Quindi non ci resta che stabilire le regole,” dichiarò la rossa.
“Regole?” Due voci parlarono simultaneamente, e due paia di sopracciglia si aggrottarono. Vivien, la cui natura era proprio quella di sfidare le regole, la donna che probabilmente incarnava il concetto di caos e anarchia, voleva stabilire delle regole a un rapporto che andava contro norma. Era paradossale, e quasi ridicolo.
L’inglese annuì. “Per come la vedo io, ci troviamo in una situazione che va al di là della logica di ciò che abbiamo sempre conosciuto. So bene che le relazioni poliamorose esistono, ma solitamente si tratta di una persona che ha più relazioni simultaneamente - il che è più o meno quello che ho fatto io negli ultimi mesi - o è una coppia che decide di fare entrare una terza persona nello scenario a due. Per quanto sia vero che io e Dianna siamo state fino ad adesso la coppia ‘ufficiale’ - passatemi il termine - è innegabile anche che il rapporto mio e di Elise è nato prima, anche se non è mai stato definito. E poi ci siete voi due, che state scoprendo di provare qualcosa l’una per l’altra. Insomma, a mio parere questa cosa rischia di diventare un gran casino se non mettiamo giù almeno un paio di linee guida. Mi seguite?”
“Non lo so, Vie, ma tu prova a dirci cosa hai in mente e vediamo se riusciamo a capirti,” suggerì Elise, alla quale stava già sbocciando un principio di mal di testa. Sentire Vivien parlare in modo così schematico andava al di là di ciò che si sarebbe mai potuta immaginare.
Dianna si trovò d’accordo, ma al contrario di Elise non era per niente confusa. Vivien in quel momento si stava comportando come si sarebbe comportata lei se avesse preso in mano le redini di quella relazione, da brava maniaca del controllo quale era, e quindi si sentiva perfettamente a suo agio con l’idea di poter avere una sorta di linee guida - come Vivien le aveva chiamate - da seguire.
“Ok, punto numero uno: sesso.”

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So it goes - capitolo 5

5.
When you feel so tired, but you can't sleep


Sono sdraiata sul letto, sveglia, che fisso il soffitto, e so che dovrei dormire - sono quasi le tre del mattino e la sveglia suona alle sette e mezza - ma non riesco. Mi sono girata e rigirata per tre ore, ed eccomi qui, ancora sveglissima.
La conversazione con Jean mi ha prosciugata e mi sento esausta, ma non ho sonno. È come quella canzone dei Coldplay, Fix You.
Afferro il mio telefono dal comodino, attacco gli auricolari e cerco quella canzone. Mi piacciono i Coldplay, ma sono sempre stati un filino troppo deprimenti per i miei gusti, il che dice tutto, visto che di solito amo la musica deprimente. Ma stanotte quella canzone sembra proprio fare al caso mio. Chissà, magari finirò per piangere finalmente.
So che non bisogna necessariamente versare delle lacrime per esprimere la tristezza, ma è sempre stato quello il mio modo di gestire le mie emozioni. Non piangere mi spaventa, è come se stessi imbottigliando tutto dentro di me, e sono convinta che non sarò in grado di superare la rottura con Lilian e tutto quello che è successo se non faccio uscire quello che sento. Ma non riesco. Ci ho provato, ho ascoltato tutte le nostre canzoni, ho riguardato i nostri video, le nostre foto, ho riletto tutti i nostri messaggi… niente. Zero. Neanche una lacrima. I miei occhi non erano neanche umidi.
Non so cosa significa, ma sono terrorizzata dall’idea di scoprirlo, e temo che, quando finalmente sarò in grado di buttare fuori i miei sentimenti sotto forma di lacrime, non sarò in grado di fermarmi. È un po’ come succede nel film Titanic, quando la pressione dell’acqua è così forte che non sono più in grado di chiudere le porte stagne. Ho paura che non sarò più in grado di chiudere le porte una volta che le aprirò.
La mia amica Rachel dice che il corpo umano non è il Titanic, ed è fisicamente impossibile che io possa piangere per sempre. Razionalmente ne sono consapevole, ma c’è una parte di me che è comunque paralizzata dalla paura che la mia mente e il mio corpo non possano sopportare così tanta tristezza e così tanto pianto.

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Tuesday, July 7, 2020

Clean - capitolo 10

10.
LEARN MY SECRETS

 
Due mesi fa.

“Taylor, dobbiamo parlare.”
Ti stai rivestendo dopo aver passato l’intero pomeriggio a sballarti e fare sesso. Sei arrivata a casa di Eve quattro ore fa, sentendoti come se le tue interiora fossero state strappate in mille pezzi dal dolore. Il motivo, come sempre negli ultimi mesi, è Dianna. Non avevi programmato di ritrovare la busta dove avevi infilato tutti suoi biglietti di auguri per i compleanni, anniversari e Natale - la ragazza è leggermente ossessionata dai biglietti di auguri - ma l’hai trovata e, essendo la masochista che sai di essere, ti sei messa a rileggerli tutti, e poi hai pianto tutte le tue lacrime seduta sul pavimento, circondata da quei ricordi. Ma ti senti bene ora. La droga e l’orgasmo che Eve ti ha dato hanno anestetizzato il dolore.
Il tono di voce di Eve sembra serio, quindi ti fai cadere sgraziatamente sul letto vicino a lei, indossando solo la biancheria intima.
“Che c’è?”
“Non posso continuare a vederti,” ti annuncia senza preamboli. “Questa è l’ultima volta.”
“Scusa, che cosa?”
Annuisce. “Senti, lo sai che non sono una da indorare la pillola, quindi andiamo al dunque: sei troppo imputtanata in questo momento, Taylor, e io non posso continuare a uscire con te. Mi dispiace, ma questa cosa non funziona più per me.”
Certo che ne ha di coraggio! È stata lei a suggerirti di iniziare a sballarti per poter sopravvivere, e ora ti sta dicendo che sei imputtanata. Come se lei non lo fosse tanto quanto te, a fare la moglie trofeo di un vecchio bavoso e prostituendosi per qualche miliardo.
“Mi chiamo solo quando vuoi farti o farti scopare. O entrambi. Dici che siamo trombamiche, ma la parte del trombare è l’unica che ti interessa sul serio. Parliamo a malapena, Taylor, e tu mi usi solo per avere droghe e orgasmi. Questo non è giusto,” continua, senza darti il tempo di rispondere.
Alzi gli occhi al cielo in risposta. Non sai da dove le è uscita questa cosa, ma la trovi estremamente ipocrita da parte sua.
“Quante stronzate,” sbotti. “Non te ne frega un emerito cazzo che ti sto solo usando, o che non siamo esattamente amiche, esattamente come non te ne fregava un cazzo ai tempi quando mi usavi solo come un giocattolino sessuale. Non ti è mai fregato nulla di essere mia amica, quindi non capisco perché è un problema ora. Che succede, Eve? Sei innamorata di me? È per questo che non vuoi che io ti usi quando voglio sballarmi o quando ho da soddisfare delle voglie?”
Scuote la testa, e ha quel suo sguardo che significa che pensa ti stia comportando da ragazzina immatura.
“No, non sono innamorata di te, ma credici o no, io ci tengo a te, Taylor. E nonostante sia stata io a insegnarti a farti per anestetizzare il dolore, non voglio essere responsabile della tua rovina. Non voglio validarla. Sei giovane, piena di talento e bellissima, ma ti stai distruggendo per una donna che non è degna di te e che non lo sarà neanche tra un milione di anni.”
“Pensi davvero che tutto questo sia per Dianna? Dio, Eve, dopo tutto questo tempo ancora non mi conosci? Sì, è vero, sono triste per come sono finite le cose con Dianna, ma dovresti sapere meglio di chiunque altro che il motivo per cui ho bisogno di spegnere il cervello per alcune ore non è una relazione fallita. Sei stata tu a dirmi che potevo fare affidamento sulle droghe per sopravvivere alla merda che è la mia vita agli occhi del pubblico!”

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Saturday, July 4, 2020

So it goes - Capitolo 4

4.
Everything was stolen and now everything is gone


Cerco di capire cosa c’è sullo schermo del mio telefono senza distogliere lo sguardo dalla strada, ma è praticamente impossibile visto che Jean non ha smesso di agitare il telefono in aria. Al primo semaforo rosso le tolgo l’oggetto dalle mani e finalmente vedo cos’è che l’ha sconvolta tanto.
- Di niente, chica. È a questo che servono le amiche, no? -
Sorrido e ridò il telefono a Jean.
“Quindi?” le chiedo, scrollando le spalle.
“Quindi ho appena letto la parola ‘amica’ arrivare dalla Stronza Tribrida sul tuo telefono. Il che è già di per sé una cosa assurda, visto che la ragazza non sa neanche il significato della parola amica. E tu hai sorriso quando hai letto. Hai SORRISO per il messaggio di Rory, Sash! Non ti ho vista sorridere da Pasqua scorsa. Cosa diavolo sta succedendo qui? Sono atterrata in una realtà alternativa invece che in Spagna?”
Faccio di nuovo spallucce. “È stata solo carina, tutto qui.”
“Sì, come se quello non fosse già abbastanza sconvolgente di per sé,” risponde lei sarcasticamente. Jean non ha decisamente una buona opinione di Rory, e non posso biasimarla, visto che fino a circa una settimana fa ero totalmente d’accordo con lei. Ok, forse fino a un paio di mesi fa. Comunque, ero d’accordo.
“Io sorrido,” mormoro cambiando discorso.
Jean alza gli occhi al cielo in maniera teatrale. “Torneremo su questo argomento più tardi. Ora dimmi di Rory.”

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Wednesday, July 1, 2020

So it goes - Capitolo 3

3.
Memories, they're following me like a shadow



La prima cosa che ho pensato quando ho incontrato Rory, circa due anni prima, è stata ‘che pezzo di figa’. Lo so che è superficiale, e che non avrei dovuto fare certi pensieri su un’altra donna quando avevo una relazione stabile e felice, ma non sono cieca. È sempre stato il mio problema: sono gay e debole, e non capisco più niente quando vedo un paio di belle gambe. Non per niente stravedo per Karlie Kloss!
Il mio secondo pensiero, invece, è stato che non la sopportavo!
Ha iniziato a lavorare a scuola solo un paio di mesi dopo di me, e a quel punto mi ero già ambientata bene, quindi il modo in cui è arrivata e si comportava come se l’intero posto le appartenesse mi ha dato davvero i nervi, così tanto che la frase ‘che è morto e ti ha fatta diventare regina?’ è stata usata più di una volta, almeno nella mia testa, seguita da un profondo senso di vergogna verso me stessa per essermi abbassata a tal punto di usare un’espressione così immatura.
Ho provato a essere civile con lei, persino gentile, ma l’irritazione è rimasta. E poi un giorno si è comportata come una grandissima stronza doppiogiochista, andando a riferire al mio capo le mie lamentele riguardo delle riunioni a mio parere inutili. Ma non solo, ha anche parlato con le mie amiche raccontando loro una versione dei fatti completamente rivisitata che mi faceva passare per una perfetta imbecille che non sa tenere la bocca chiusa quando il suo capo è nei paraggi, invece che fare uscire lei come la stronza immatura che era.
Alla fine però questa storia non ha avuto delle conseguenze su di me, visto che la direttrice della scuola mi ha solo pregata di rivolgere le mie lamentele direttamente a lei, invece che fare gossip inutile con le colleghe, ma questo evento mi ha insegnato non solo che non potevo fidarmi di Rory, ma anche che era veramente una persona orribile che bramava di avere non si sa che tipo di potere e che non si faceva problemi a fare qualunque cosa per ottenerlo. Quindi ho smesso di parlarle del tutto, chiedendomi perché per alcune persone il liceo sembra non finire mai.
È stato attorno a quel periodo che è stato coniato il suo soprannome ‘Stronza Tribrida’.