Wednesday, October 7, 2020

So it goes - Capitolo 31

 

31.
Leaving like a father, running like water

 

 

Io e Jean non ci parliamo da due settimane. Il giorno dopo la nostra litigata sono tornata a casa la sera tardi e mi sono chiusa in camera mia, così che lei non potesse provare a parlarmi, e ho ignorato ogni suo tentativo di confrontarmi. Non è facile tagliare fuori completamente la persona con cui condivido l’appartamento, e essere così disconnessa dalla mia migliore amica fa male, ma quello che è successo quella notte mi ha fatta arrabbiare così tanto che penso avrò bisogno di un bel po’ di tempo per sbollire. Il mio umore, però, non è stato esattamente dei migliori, e a peggiorare le cose, devo anche gestire il fatto che è la Festa del Papà.
Odio questo genere di feste, perché sono un promemoria di quello che ho perso e di quello che non ho mai avuto, e vedere i post sui social media dei miei amici per i loro papà mi rende ancora più triste. A scuola abbiamo avuto un evento dedicato alla festa oggi, con tutti gli studenti maschi che hanno portato i loro figli per una lezione speciale. Ho provato a non farmi turbare da questa cosa, ma sono crollata quando ho visto un uomo con sua figlia di tre anni, una carinissima bambina bionda con i codini che mi ricordava tanto me a quell’età. Lui è stato così dolce con sua figlia, guardandola con gli occhi a cuoricino, e la bambina lo guardava nello stesso modo, mi hanno fatto stringere il cuore. Non sono stata in grado di smettere di pensarci. Mi chiedo se mio padre - se fosse stato parte della mia vita - mi avrebbe guardata nello stesso modo, se io sarei stata la principessina di papà.
Tutti questi pensieri non sono usciti dal nulla. Li ho avuti per tutta la vita, ed è per questo che so qualche piccola informazione sull’uomo responsabile per il mio concepimento: sin da quando ero piccola ero solita chiedere di lui a mia mamma. E nonostante io non ricordi tantissime cose dei miei primi anni di vita, tutti quei dettagli sono molto vividi nella mia mente. Ultimamente, però, è quasi un pensiero fisso, qualcosa che non riesco a lasciare perdere.
Per questo motivo c’è solo una persona con cui voglio parlare oggi, anche se ora lei sa cosa vuol dire avere un padre amorevole: Rachel. La mia più vecchia amica è l’unica che può capire come mi sento oggi, perché era quella con cui trascorrevo questa giornata quando eravamo bambine, inventandoci storie sui padri che non avevamo mai conosciuto. Rachel è anche l’unica che può aiutarmi a rispondere alla domanda che mi sta girando in testa da quando sono stata a casa della famiglia di Jean a Natale.

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