Sunday, September 27, 2020

Tessellate - Capitolo 18

 

18.
WHAT ONCE WAS OURS IS NO ONE'S NOW

 

 

La vita andò avanti. I primi giorni furono i più difficili della vita non solo di Dianna ed Elise, ma anche di Tory; poi, piano piano, trovarono un nuovo ritmo e una nuova routine, e la situazione iniziò a migliorare leggermente.
Tory non piangeva più tutte le sere prima di andare a letto perché le mancavano le storie di zia Vi, e nel giro di un mesetto succedeva ormai solo un paio di volte a settimana. Ogni volta che la bambina menzionava Vivien, il volto di Elise si irrigidiva, e spesso lasciava la stanza senza proferire parola. Dianna, d’altro canto, sentiva il cuore spezzarsi sempre di più e cercava di cambiare argomento senza ferire troppo la piccola. Aveva fatto collezione di lavoretti che Tory aveva svolto all’asilo e aveva portato a casa, dichiarando di volerli spedire a zia Vi. La donna non sapeva come dirle che non aveva la più pallida idea di dove Vivien fosse, così li aveva semplicemente raccolti in una scatola, lasciando Tory intendere che erano stati recapitati alla destinataria.
Dianna viveva la sua vita con un costante dolore al petto, ma almeno non sentiva più il bisogno costante di urlare. Elise si era leggermente ripresa, nonostante assomigliasse ancora più a un automa che a una persona e sembrava aver perso tutta la sua gioia di vivere, o persino la voglia.
Alcuni giorni erano più duri degli altri. C’erano mattine in cui Elise faticava anche solo a trascinarsi fuori dal letto e funzionare come un normale essere umano, e in quei giorni Dianna doveva trovare una spiegazione da dare a Tory del perché la sua mamma non volesse giocare con lei, o non potesse prepararle la colazione, o non parlasse. Allo stesso tempo, c’erano giorni in cui era Dianna a crollare, a piangere seduta sul pavimento del bagno o in cucina, e quando Tory la trovava correva da Elise, e Elise doveva inventarsi qualche scusa plausibile. Se solo Tory fosse stata un pochino più grande e quindi avesse potuto capire, o più piccola così da non accorgersi che la sua famiglia era un gran casino, che erano tutti a pezzi, sarebbe stato più facile. Ma Tory aveva due anni e mezzo, e non si potevano fare grossi discorsi con lei, e al tempo stesso era abbastanza sveglia da accorgersi delle piccole cose. Rendeva tutto molto più difficile.
Dianna ed Elise si erano trasferite nella vecchia camera da letto di quest’ultima. La stanza padronale era rimasta chiusa dal giorno in cui Vivien se n’era andata, e i vestiti che la rossa aveva lasciato erano rimasti nel guardaroba, in un armadio che non veniva mai aperto. L’unica cosa appartenente all’inglese che una di loro osava toccare era l’Aston Martin, che Dianna saltuariamente accendeva e faceva rombare il motore nel vialetto giusto per non rischiare che la batteria si scaricasse. Era una macchina meravigliosa, ed era un peccato che non venisse usata, ma né lei né Elise aveva trovato il coraggio di portarla in giro. Era ancora troppo presto.
Era come vivere in un limbo, entrambe ancora troppo sconvolte per andare avanti nella loro vita senza Vivien, ma non così ingenue da credere che la rossa sarebbe tornata e che la loro vita sarebbe ripresa da dove l’avevano lasciata. Forse erano in attesa di un cambiamento che non sarebbe mai arrivato, o forse dovevano ancora aggiustarsi a quella nuova realtà, ma nessuna delle due sapeva esattamente come fare o persino da dove iniziare. Non avevano neanche mai definito quale fosse la loro relazione ora che erano in due e non in tre. Continuavano a vivere insieme, a dormire nello stesso letto, a crescere Tory insieme, ma erano settimane che non condividevano momenti di intimità, neanche un bacio, il che le faceva somigliare molto più a due coinquiline che a una coppia vera e propria. E poi, erano davvero in grado di essere una coppia, o senza Vivien, senza il collante che le aveva unite, erano solo destinate a sfaldarsi? Ogni tanto Dianna si poneva queste domande, e un paio di volte aveva anche preso in considerazione l’idea di parlarne con Elise, ma ci aveva rinunciato quando si era resa conto che la bionda in quel momento non era sicuramente in grado di portare avanti nemmeno una conversazione su quale fosse il loro stato, figurarsi una vera e propria relazione.

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