Sunday, December 6, 2020

Tessellate - Capitolo 28

 

28.
YOU'RE NOT MY HOMELAND ANYMORE, SO WHAT AM I DEFENDING?

 

 

 

Vivien scese dal taxi e si rigirò la chiave di casa tra le mani, mentre cercava di tenere il suo respiro e il battito del suo cuore sotto controllo. Non sapeva cosa l’avrebbe aspettata una volta varcato quel cancello e quella porta, ma qualunque cosa fosse era nervosa. Certo, Dianna sapeva che prima o poi sarebbe tornata, ma non così presto, non solo due giorni dopo che si erano salutate all’aeroporto di Malaga, mentre Elise…  Elise era l’incognita. Dianna le aveva detto che la bionda era molto arrabbiata con lei, e Vivien la conosceva abbastanza bene da sapere che con lei la riconciliazione non sarebbe stata facile come quella con Dianna - sempre che di facile si potesse parlare. Sperava solo che la felicità per il suo ritorno potesse smorzare un po’ quella rabbia, in modo che potessero parlare e lei potesse scusarsi e cercare di farle capire i motivi dietro la sua decisione che, col senno di poi, forse era stata un po’ troppo avventata. Ma in fondo lei era quella del tutto o niente, quindi che altro ci si poteva aspettare?
Ripose la chiave in tasca e decise che no, non l’avrebbe usata. Avrebbe suonato al campanello, perché in fondo quella casa ormai era sua solo a livello giuridico, un nome su un contratto, ma non viveva più lì da mesi, e sarebbe stata una terribile invasione di privacy se fosse semplicemente entrata, senza neanche annunciarsi. In realtà, aveva paura che Dianna ed Elise non sopravvivessero allo shock di semplicemente trovarsela in salotto.
Temporeggiò accendendosi una sigaretta, e mentre la fumava si guardò intorno. Era tutto così familiare, eppure le sembrava appartenere a una vita passata. Nei sette mesi precedenti era stato come se il tempo si fosse dilatato, e quasi le erano sembrati sette anni, e ora la sua casa a Beverly Hills, che in quel momento esibiva un cartello che annunciava che la festa di Tory era lì, e quel vicinato le parevano come se facessero parte di un sogno, e non di quella che fino a pochi mesi fa era stata la sua realtà quotidiana.
Controllò l’orario sullo schermo del telefono e si accorse che le era arrivato un messaggio. Sebastian, ovviamente.
- Sii la solita schifosamente affascinante Vivien… un po’ di dahling di qua, un po’ di dahling di là, e vedrai che andrà tutto bene. Chi potrebbe resisterti, in fondo? -
Vivien scosse la testa e rise. Il suo amico era veramente un imbecille! E in quel preciso istante aveva anche torto: aveva provato a essere la solita schifosamente affascinante Vivien con Dianna, ed era finita con un crollo emotivo in piena regola. Non poteva presentarsi da Elise come se nulla fosse successo, ammiccare un po’ e sperare che la bionda si dimenticasse del dolore che aveva provato per sette lunghi mesi a causa sua e semplicemente ripartissero da dove si erano interrotte prima che lei andasse via. Era folle anche solo pensarlo, e non sarebbe stato giusto. Elise meritava la sua totale onestà, esattamente come l’aveva avuta Dianna quando erano a Nerja, non poteva semplicemente cercare di affascinarla con il suo solito comportamento come se fossero due estranee e lei stesse cercando di rimorchiarsela.
- E se fossi semplicemente Vivien? Un pochino meno irresistibile, lo so, ma sicuramente molto più vera. -
- Non cambierei quella Vivien con niente al mondo. Non avere paura, ok? Sono con te. -

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