Sunday, December 13, 2020

Tessellate - Capitolo 29

 

29.
LOSING FAITH MAKES A CRIME

 

 

 

Quando Dianna si svegliò quella mattina faticò a ricordare dove si trovasse. Aveva dormito per due anni in quel letto, eppure ora le sembrava così estraneo, come quando viaggiava e passava una notte in albergo, e quando apriva gli occhi si trovava spaesata in un ambiente non familiare, quasi asettico. Ecco, quella camera da letto non era decisamente asettica, anzi… racchiudeva una quantità di ricordi e di sentimenti che, se Dianna si fosse fermata e li avesse ascoltati, sicuramente ne sarebbe rimasta schiacciata. La notte prima Elise si era chiusa a chiave in camera loro, e Dianna aveva deciso di riprendere possesso della sua vecchia camera da letto - della LORO camera da letto, quella di tutte e tre, e che per tutti quei mesi lei ed Elise avevano evitato. Ora che Vivien era di nuovo lì, anche se non in quella casa perché Elise non l’aveva voluta, Dianna finalmente era riuscita a sentirsi a suo agio in quello spazio, nonostante l’inquietudine che provava dal giorno precedente. Era preoccupata, molto preoccupata, per il futuro della sua famiglia. Non si sarebbe mai aspettata una reazione come quella che Elise aveva avuto per il ritorno di Vivien; sì, sapeva che la bionda era arrabbiata, ma sapeva anche che tutta quella rabbia in realtà altro non era che una corazza dietro la quale si nascondeva il dolore immenso che Elise aveva provato quando Vivien se n’era andata. E anche adesso si stava proteggendo, rifiutandosi di perdonare Vivien e raccoglierla nella loro famiglia, ed era comprensibile. Solo Dianna era rimasta sconvolta dalla violenza delle parole di Elise, prima usando il disturbo mentale di Vivien contro di lei per ferirla, e poi quelle accuse che le aveva rivolto… a Dianna si era spezzato il cuore per conto di Vivien.
Eppure l’inglese, quando avevano parlato dopo che Elise si era ritirata in camera da letto, era sembrata molto più tranquilla di quanto Dianna si sarebbe aspettata dopo aver ricevuto un colpo simile. Non era felice, ovviamente, ma si era dimostrata alquanto ottimista per il futuro.
“Non mi arrendo,” aveva detto. “Sono consapevole del male che ho fatto a Elise, non solo quando me ne sono andata a maggio, ma per tutti questi dieci anni. Ha ragione a non volermi più, nemmeno io mi vorrei dopo quello che le ho fatto passare. Ma questi mesi di isolamento mi sono serviti per ragionare sui miei errori, farmi un esame di coscienza, se vogliamo chiamarlo così. Ho commesso un sacco di sbagli con tantissime persone, ma soprattutto con Elise, e se ora si è stufata di perdonarmi, non posso darle torto. Quello che non sa è che io non sono la stessa persona che se n’è andata lasciandovi solo una lettera… questo esilio volontario mi ha cambiata profondamente, e ora so cosa devo fare. Devo dimostrare a Elise che non ho più intenzione di andarmene, che sono tornata e che ci rimarrò. Lei si aspetta di vedermi cedere, perché purtroppo lo ammetto, è sempre stato così con lei. Quando ci siamo conosciute, avevo paura di aprirmi all’amore, e quindi ho preso la via più facile, infilandomi nel suo letto ogni volta che ne avevamo voglia, ma mettendo sempre bene in chiaro che si trattava di un qualcosa di temporaneo, di indefinito, senza legami… e al tempo stesso, però, ho coltivato la nostra amicizia, perché non volevo e non potevo stare lontana da lei. Per dieci anni ho fatto quello che mi sembrava più facile, senza tenere conto di quanto la stavo ferendo. Ma ora basta. Sarebbe più facile scappare ancora, rinunciare, perché così non sarei ferita dal suo rifiuto, e invece stavolta rimarrò, prenderò tutte le cattiverie che vorrà lanciarmi addosso, perché è suo diritto farlo. Ha il diritto di ferirmi come io ho ferito lei. Ma alla fine, si renderà conto anche lei che non c’è altra possibilità per noi - per tutte noi - se non stare insieme. Alla fine si ricorderà che io e lei siamo anime gemelle, e che le difficoltà potranno tenerci lontane momentaneamente, ma non per sempre. Lotterò per lei, Di. Ma ho bisogno del tuo aiuto.”

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