Sunday, November 22, 2020

Tessellate - Capitolo 26

 

26.
TAKE YOU AWAY FROM THAT EMPTY APARTMENT YOU STAY

 

 

 

“Dianna?”
Erano sette mesi che non la vedeva, sette mesi in cui l’aveva sognata, l’aveva maledetta, l’aveva immaginata, l’aveva compianta, e ora che finalmente ce l’aveva davanti, Dianna rimase ferma immobile, come paralizzata, senza sapere cosa fare.
Vivien Reese era e sarebbe stata sempre la donna più bella e affascinante del mondo, e rivederla dopo quel lungo distacco non aveva fatto altro che renderla ancora più splendida ai suoi occhi. C’era qualcosa di molto diverso in lei, però, qualcosa che la faceva sembrare molto più simile a un’estranea, o alla persona che era entrata negli uffici di Treasure Hunt per la lettura del copione anni prima, e non la donna che lei amava così disperatamente da aver attraversato l’oceano di nascosto alla sua compagna solo per poterla riportare a casa. Dianna non sapeva se era lo sguardo negli occhi di Vivien - al momento impanicato, più un qualcosa che non era in grado di decifrare - o il fatto di averla trovata con un uomo a lei sconosciuto che si comportava come se fosse di casa a villa Reese, ma c’era decisamente qualcosa di strano. Poi se ne accorse.
“Tu… i tuoi capelli…” balbettò, sentendosi una stupida per quella particolare scelta di parole come primo scambio in sette lunghissimi mesi. “Sei mora.”
Vivien fece oscillare la coda alta e le regalò un timido sorriso. “Già.”
Rimasero in silenzio a fissarsi, nessuna delle due riusciva a trovare qualcosa da dire, o a fare la prima mossa verso l’altra. Dianna, in realtà, non era sicura di cosa sarebbe successo se si fosse mossa, se sarebbe volata nelle braccia dell’inglese che le erano mancate così tanto, o se l’avrebbe schiaffeggiata per tutto quello che aveva dovuto passare a causa sua, tutto quello che la sua famiglia aveva dovuto passare solo perché lei si era fatta venire delle crisi di autostima. Ok, in realtà Dianna capiva cosa avesse spinto Vivien a prendere quella decisione, ma questo non voleva dire che lei, Elise, e Tory non avessero sofferto per via di essa. E sicuramente non voleva dire che lei non avrebbe lottato con le unghie e con i denti per convincere Vivien a ripensarci, a tornare da loro.
Il silenzio fu rotto dall’uomo che le aveva aperto la porta, che Vivien aveva chiamato Bas.
“Bene, è meglio che io vada a casa,” annunciò, prendendo i suoi averi dal tavolino e facendo tirare a Dianna un sospiro di sollievo perché voleva dire che non abitava lì con Vivien. “Viv, mi accompagni alla porta?”
Come un automa Vivien annuì e si alzò, seguendo l’uomo verso l’ingresso. Dianna non riuscì a resistere e si mosse anche lei per sbirciare i saluti tra la sua ex e quello sconosciuto che, chiaramente, per Vivien non era per niente uno sconosciuto. Da dove si trovava non riusciva a sentire quello che si stavano dicendo, ma vide molto bene l’abbraccio in cui questo Bas avvolse l’inglese, quasi sollevandola da terra per prenderla tra le sue braccia. E poi… Dianna strabuzzò gli occhi. Stavano baciandosi? Era molto difficile da dire da quell’angolatura, avrebbe tranquillamente potuto essere un bacio sulla guancia un po’ troppo prolungato o una vera e propria slinguazzata, ma chi poteva dirlo da quella distanza? Solo il pensiero che Vivien forse stesse baciando quell’uomo le fece venire il voltastomaco, e si chiese se forse non aveva commesso un terribile errore a presentarsi lì in quel modo, senza avvisare, senza dare a Vivien il tempo di raccontarle come aveva vissuto quegli ultimi sette mesi. Magari si era ricostruita una vita, magari era andata avanti senza di loro, con quel Bas. Sembravano veramente intimi, e Vivien l’aveva chiamato darling. Il che, ragionò Dianna, non significava nulla, perché l’inglese aveva la tendenza di chiamare darling praticamente qualunque persona con cui avesse scambiato più di due parole, o forse neanche quelle.

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